giovedì 30 maggio 2013

Pietro Rava - Radici

Tutti i vegetali, come è noto,  hanno solide radici ed è piuttosto difficile e rischioso rimuoverli per portali altrove specialmente se sono già molto cresciuti.
Gli esseri umani non hanno radici così inamovibili ma in molti casi sono anch’essi radicati in un territorio soltanto ragioni molto serie li convincono a trasferirsi lontano.
Meglio se avviene da giovani, da adulti la nostalgia gioca un ruolo determinante.
Molti nostri emigranti hanno voluto concludere la propria vita nei camposanti dei luoghi nativi.
Anche le inflessioni dialettali delle proprie città di nascita fanno parte delle nostre radici e quindi del nostro bagaglio culturale.
Chi non riconoscerebbe all’estero un italiano proveniente da Genova, Napoli, Palermo, Pisa dopo poche parole?
Un toscano rivolto al vostro figlioletto certo gli direbbe:”Ovvia, che tu grande che tu sei!”
Il termine radice è anche usato in altri contesti.
Così la dolorosa estrazione di una radice di un dente malato fa la gioia dell’odontotecnico che potrà costruirne un altro costoso assai.
Se poi la radice è clavata  ad essere soddisfatto è anche il dentista: intervento più lungo e più complesso, parcella in proporzione.
Il contadino e l’ortolano invece temono per il marciume radicale, nulla a che vedere con il noto partito politico che si è sempre battuto, con alterne fortune, contro il malaffare ed i ladri di verità.
Concludendo, cari lettori, conservate con cura le vostre radici alle quali dedico questa breve poesia in metrica TANKA:

Solida quercia
ombra ossigenata
sosta gradita
con profonde radici

resisti centenaria

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