venerdì 24 maggio 2013

Marco Maresca - Comunque


Località Ponte Ticino. Durante il periodo estivo tanta gente va lì a prendere il sole e ad immergere i piedi nelle acque del fiume. In alcuni orari della giornata anche il treno delle Nord effettua una fermata lì. In un giovedì pomeriggio di inizio febbraio la logica vuole che la spiaggetta sia deserta. Ma né Moreno né Alfred hanno mai seguito un percorso logico.
In piedi sui sassi del bagnasciuga, l'uno di fronte all'altro. Una trentina d'anni, il primo. Sguardo basso e mani nelle tasche del pesante bomber invernale. Una quindicina d'anni in più per il secondo. Un'autunnale giacca di pelle, non abbottonata, e sotto di essa in bella vista una maglietta nera con un aforisma di Jim Morrison ed il suo faccione stampati sopra. Come se facesse caldo.
"Certo che voi novaresi avete proprio dei bei panorami. Chissà quanta gente viene qui, d'estate".
Alfred pensa per davvero che quella spiaggetta sul Ticino sia un bel posto. A Moreno sembra incredibile. Tutti si sono sempre divertiti a denigrare il posto in cui è cresciuto.
"Non ci vediamo da sei o sette anni ma vedo che te la cavi sempre alla grande, eh? Eri uno sbarbatello contrario al sistema, ora sarai diventato come minimo un manager", esclama Alfred, con quella sua immancabile risata fragorosa, come se ogni istante della sua vita fosse un'estasi. Riesce addirittura a strappare un sorriso al suo disilluso amico.
"Frena. Non è che vada tutto a meraviglia", risponde Moreno, rabbuiandosi subito.
"Cioè, siamo qui per parlare di figa? Dimmelo subito, che prendo provvedimenti".
"Non proprio di figa. Il contesto è un po' più ampio. Diciamo: relazioni".
"Caro mio, parliamoci chiaro. Io avevo una moglie e un figlio. Ora non so se tecnicamente ce li ho ancora. Ho deciso per mia volontà di andare a vivere fuori dalla cosiddetta società civile, e ti assicuro che sto bene così. Non credo di essere la persona più adatta per parlare di relazioni".
Eppure, secondo i canoni di Moreno, Alfred è il ritratto dell'uomo realizzato. E ad Alfred dell'ambito relazionale non frega un cazzo. Moreno, invece, si sta fustigando interiormente per la sua scelta di considerare le relazioni come un aspetto fondamentale per la felicità.
"Sediamoci", intima Moreno, dopo aver tirato un respiro profondo. Non si accorge che il bagnasciuga in questo periodo dell'anno è piuttosto umido e fangoso. O non gliene frega.
"Non sono mai stato molto bravo nelle faccende sentimentali. Poi ho trovato Elena, e ormai il rapporto sta andando avanti da un po' di tempo. Un bel po' di tempo, per i miei standard. Ma ora non so più come proseguire, nemmeno con lei. Non vedo un'evoluzione, non vedo una realizzazione dei miei progetti di vita con lei".
Silenzio. Un silenzio che Alfred rispetta. E' un discorso tosto, e in questi casi Moreno trova molto difficile concentrarsi. Inizia a guardarsi intorno. Fissa il ponte, sul quale transitano macchine e camion. Dai due lati partono delle stradine, lungo le quali si sviluppa la vita sociale della zona. Una birreria in cui Moreno va spesso, ed una specie di discopub in cui è divertente far casino almeno una volta all'anno. Quel ristorante in cui si è ripromesso di non mangiare mai più, dopo aver rischiato un'intossicazione. Più in fondo, il laghetto dove andava a pescare con suo zio quand'era piccolo. Ed infine la piscina del campeggio, alla quale in estate si può accedere per poco prezzo. Non lo sa quasi nessuno. Era stato lì un paio d'anni prima, con Serena, una ragazza per la quale all'epoca aveva perso la testa inutilmente. Proprio di fianco al ponte, sulla destra, c'è anche un bar. Ma quello non è interessante, forse ci si fermano solo i camionisti per la colazione. Ammesso che un camionista possa trovare parcheggio in prossimità di un ponte sul Ticino.
Eppure Moreno in quel bar c'era già stato. Quindici anni prima. Con suo padre, una delle prime volte che l'aveva rivisto, cinque anni dopo la separazione. All'epoca, Moreno era un quindicenne un po' atipico. Non faceva parte né della compagnia che passava i pomeriggi ad elaborare motorini, né della cricca che andava nei boschi a fare la guerra con le pistole ad aria compressa. Dopo la scuola, si rintronava davanti al computer giocando a Doom II e nel frattempo si creava un bagaglio musicale fatto di classici del rock. Non usciva di casa quasi mai, ed infatti quel giorno era molto emozionato.
C'era un juke-box nel locale. "Vai a mettere un po' di musica", gli aveva detto il padre, tirando fuori dal portafogli una moneta da cinquecento lire. Il ragazzo aveva scelto Hey Joe, di Jimi Hendrix. La testa di Moreno si perdeva in sogni di chitarre ed amplificatori. Lui e suo padre erano rimasti lì, seduti l'uno di fronte all'altro, senza parlare. Il ragazzino era felice di aver ritrovato il suo papà e di stare seduto a quel tavolo proprio con lui e con quella musica. Alla fine della canzone, però, il locale rischiava di ripiombare nel silenzio. Per fortuna un tizio coi capelli lunghi si era avvicinato al juke-box e aveva premuto il tasto di Knockin' on heaven's door dei Guns n' roses. Che bello sarebbe stato avere un centinaio di monetine a disposizione e far suonare il juke-box per tutta la sera. Presagiva già che, crescendo, non avrebbe più saputo emozionarsi così tanto, semplicemente ascoltando canzoni con suo padre. All'uscita dal bar aveva deciso quindi di dimenticarsi per sempre di quella giornata. Gli era risultato particolarmente semplice, anche perché in pochi anni il mondo intero si era dimenticato dei juke-box.
La versione trentenne di Moreno, infatti, non serba il minimo ricordo di quell'evento di quindici anni prima. Per fortuna, però, si sta finalmente accorgendo della fanghiglia del Ticino che comincia ad entrargli nelle mutande. Il resto del discorso lo fa stando in piedi.
"Hai presente quella sensazione? Quando senti che sei completo, che non ti manca niente? Con Elena la provavo. La provo ancora! Però non riesco a far passare tre giorni di fila senza che mi faccia incazzare".
"Ti devo ricordare che stai parlando di questo argomento con uno che non ha esitato a sfanculare moglie, figlio, lavoro, società civile e tutto il resto?".
"Di Elena amo molte cose, ma a volte mi spaventa il suo modo di ragionare".
"E' una donna. Questo dice tutto. Ti piace come ragionano gli uomini? Forse dovresti provare con un uomo".
"Credi che non ci abbia pensato? Quando le cose vanno male per così tante volte di fila, si inizia a pensare che forse questa storia dei rapporti uomo - donna sia qualcosa che la società ci ha imposto soltanto a fini procreativi".
"Ti piace esplorare le tiepide cavità femminili?".
"Ho avuto dubbi anche su quello, ma con Elena ho capito che mi piace, sì. Mi piace più di qualsiasi altra cosa".
"Allora con tutta probabilità sei eterosessuale e devi solo imparare a viverti i rapporti senza tante menate mentali".
Moreno alza lo sguardo al cielo. Sopra di lui c'è un cavo dell'alta tensione. In trent'anni non ci aveva mai fatto caso, prima di quel giorno. A guardar bene, ci sono anche dei tralicci che sostengono quei cavi, proprio in mezzo al parco del Ticino.
"Ma cazzo. Con tutto lo spazio che c'è nella pianura padana, era proprio il caso di rovinare uno dei pochi posti dov'era rimasta un po' di natura?". Moreno è incazzato. Non glien'è mai fregato niente del parco del Ticino, ora invece vuole tutelarlo. Teme che quella spiaggetta divenga presto simile a quella di San Martino, dove c'è la raffineria. Al parco del Ticino di San Martino ci andava ogni weekend coi suoi genitori, quand'era piccolo. Bei tempi. Erano una famiglia abbastanza unita, almeno nei weekend. Il degrado ecologico e familiare non aveva ancora raggiunto il suo apice. Si fermavano in un bar che odorava di legno e lui per pranzo voleva sempre un panino col salame. Poi giocava a lanciare i sassi nel fiume. Ora quel bar è chiuso da circa vent'anni e in quel parco non ci va più nessuno o quasi. Puzza da far schifo, quel posto. Di notte ci vanno gli scambisti e si dice che ci sia un roulotte sulla quale ci girano i film porno. Di giorno ci vanno i negri che non hanno un cazzo da fare.
"I negri che non hanno un cazzo da fare?!? Come può essere uscito dalla mia testa un pensiero del genere?", si domanda Moreno. Proprio lui, che pensava di essere immune da qualsiasi tipo di xenofobia, si scopre razzista per la prima volta nella sua vita. Per fortuna non l'ha detto a voce alta. Meglio mantenere occupata la bocca parlando di relazioni sentimentali.
"Sai, Elena ha questa tendenza a volersela cavare egregiamente, a voler sempre fare bella figura, senza sporcarsi le mani. E' abituata così. Tanto c'è sempre qualcun altro che si sporca le mani al posto suo. Io ho passato trent'anni a immergere le mani nella merda, per tentare di risolvere i problemi di chiunque. Non ho mai avuto paura di andare in pezzi perché sapevo che i pezzi li avrei ricomposti cinque minuti dopo. Era ovvio che io e lei, così complementari, ci mettessimo insieme. Ma è una relazione difficile. Lei ne esce sempre pulita, e io raccolgo i pezzi. E' frustrante".
"Hai presente il fuoristrada che ho comprato usato, con duecentomila chilometri alle spalle, per andare su e giù dalla montagna? Quando si è rotta la vecchia autoradio, che avrà avuto venticinque anni, al suo posto ho messo un lettore MP3. Mentre venivo da te, stavo ascoltando una canzone dei Cani, che si intitola Le coppie. Dice: "Ma non si lasciano quasi mai, non arrivano al punto di rottura quasi mai".
Moreno è esperto di musica, oltre che di punti di rottura. E sa che la canzone dice anche altro. Però vuole credere alle parole del suo amico Alfred. Dopotutto Alfred vive da solo su una montagna. Non ha interesse a sponsorizzare i rapporti di coppia. Per quale motivo dovrebbe mentirgli?
Ancora pochi mesi ed arriverà luglio. Porterà Elena sul bagnasciuga sotto al ponte del Ticino. Lei si toglierà i vestiti e rimarrà in costume. E' bellissima in costume. Immergeranno i piedi nell'acqua e lui non dirà una parola in merito al cavo dell'alta tensione che incombe sulle loro teste.
Forse sarà difficile far finta di niente: quel cavo emana un ronzio inquietante. Ma per fortuna a luglio quel posto sarà pieno di sudamericani chiassosi con decine di figli urlanti e vari cibi di tutti gli odori. E combriccole di gente dell'est con l'usanza di offrire carne grigliata e vino a chiunque passi di lì. E poi i nuovi arrivati: i cinesi. E gli immancabili africani con i loro braccialetti, elefantini, catenine, orologi falsi. L'improvvisato razzismo di Moreno è già svanito, così come la rabbia nei confronti di Elena. Rimane una sorta di immotivata allegria, al pensiero che tante genti diverse si troveranno lì, a condividere la loro condizione umana davanti a quel fiume che è sì inquinato, ma meno di una volta. Anche perché quasi tutte le fabbriche che scaricavano nel Ticino sono ormai chiuse.
"Là in fondo c'è una birreria. Penso sia aperta solo di sera, ma magari siamo fortunati, anche se sono soltanto le cinque del pomeriggio". Continua a non ricordarsi del bar di fianco. Eppure erano proprio le cinque del pomeriggio quando ci era andato con suo padre, tanti anni prima.
"Ottima idea, ho proprio voglia di una birra, e poi quel posto mi dà l'idea di esser frequentato da gnocca in stile anni '80, come piace a me. Sai, scendo dalla montagna un paio di volte all'anno. Mi fa piacere vedere un po' di gnocca novarese".
"Gnocca novarese? E chi glielo spiega ad Alfred che è scientificamente impossibile tentare un approccio con una gnocca novarese?", riflette Moreno, tra sé e sé. A parte qualche brevissima avventura, Moreno non è mai stato con una novarese. La sua sofferta completezza la sta trovando con Elena, che non è novarese e col Ticino non vorrebbe avere niente a che fare.
Improvvisamente si sente grato, nonostante tutto. In quel preciso istante, anche a lui viene in mente una canzone. L'aveva ascoltata qualche giorno prima. Era l'ultimo singolo dei Ministri. Sul finale diceva: "Tanto vale provarci comunque".

1 commento:

  1. Per fortuna sono una gnocca trecatese! A parte gli scherzi, stile essenziale, pulito senza arzigogoli. Alcuni direbbero molto maschile.

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