Esco di casa che sono quasi le nove ed ancora chiaro. Mi è sempre piaciuta 1’ estate con il clima caldo, le giornate lunghe e la voglia di fare festa tutti i giorni; sarà per questo motivo che è una vita che sto nella Pro Loco e ci starò ancora per tanti anni. Stasera farò valere le mie ragioni perché non ho fatto niente di sbagliato; tanto lo so che è solo perché Mario e i suoi amici vogliono prendere il mio posto e per farlo passano le giornate a inventarsi i motivi più stupidi. Ho deciso di non prendere la macchina e di andare a piedi; così ho il tempo di raccogliere le idee e ripetermi ancora una volta le parole che ho intenzione di dire. Davanti alla bacheca dei manifesti funebri mi fermo come ogni volta che ci passo davanti, ma stavolta quello che leggo mi coglie impreparato: “Professoressa Anna Conforti di anni 86”. In un momento la bobina dei ricordi si svolge veloce all’indietro e mi ritrovo di nuovo nell’aula del Liceo Scientifico Ugo Foscolo, IV B.
La professoressa Anna Conforti era famosa in tutta la scuola per il modo piuttosto “creativo” di tenere le sue lezioni. Sul latino per carità non le si poteva dire niente; ricordava senza mai un errore le declinazioni, la consecutio temporum, i verbi irregolari e aveva una sensibilità spiccata nelle traduzioni anche più complicate. Dove invece dava il meglio della sua inventiva era nella letteratura italiana. Raccontava i Promessi Sposi come se si trovasse sotto al casco dalla parrucchiera e le storie dei vari Renzo, Lucia e Don Rodrigo diventavano vive e divertenti come i più gustosi pettegolezzi paesani. Spiegava le poesie di Leopardi come se il grande poeta fosse il figlio timido di un suo vicino di casa che le raccontava personalmente le difficolta quotidiane che il ragazzo incontrava nelle relazioni interpersonali con i suoi coetanei.
Per non parlare dei nomi dei vari poeti e scrittori; non ne imbroccava uno che ti faceva venire il dubbio se lo facesse apposta o se fosse proprio un suo limite cerebrale; Manzoni lo chiamava Carlo, Leopardi prendeva il nome di Franco, Carducci era Michele e persino il sommo Dante diventava Enrico Alighieri. Una volta eravamo tutti riuniti per l’inaugurazione della nuova palestra con presente il Provveditore in persona e la professoressa Conforti aveva fatto il discorso a nome di tutti i professori: “Sono orgogliosa di parlare in rappresentanza di tutto il corpo docente del nostro amato Liceo Scientifico Ezio Foscolo..”. A parte quelli del primo anno che forse dovevano ancora ambientarsi, tutti gli studenti più grandi erano scoppiati a ridere con la nostra preside che era diventata più bianca delle pareti dei nuovi spogliatoi e le autorità che pensavano quanto erano stati ignoranti fino ad allora nella convinzione che Foscolo si chiamasse Ugo invece di Ezio. “Secondo me la professoressa Conforti la laurea l’ha comprata” diceva ogni tanto qualcuno dopo averne sentita una delle sue, ma io lo sapevo che non era vero. I nonni della professoressa erano originari del mio paesino e i miei genitori mi raccontavano che da ragazza passava sovente l’estate lì; già allora era considerata un tipo stravagante, magari anche un po’ svampitella, ma comunque tutti dicevano che era una studiosa e una testa fine e aveva anche fatto una bella festa per celebrare la sua laurea con 110 e lode.
Però quella mattina 1’ aveva davvero sparata grossa. Stava spiegando che il sommo poeta Enrico (?) Alighieri era andato in esilio perché un suo nemico gli aveva fatto fare un regalo di valore da parte di un persona conosciuta da tutti come disonesta e delinquente; poi aveva dato la notizia a tutta la città e il povero Enrico (?) anche se incolpevole aveva preferito l’esilio piuttosto che doversi discolpare da un’accusa infamante. Dall’ultimo banco Giovanni, noto per essere uno degli allievi più disattenti della classe, si era svegliato dal torpore che lo prendeva sempre quando spiegava la professoressa Conforti e si era messo a parlottare ridacchiando con i vicini di banco.
-Ma è successo alla Piovra! E’ capitato la stessa cosa proprio nella puntata della Piovra di ieri sera!-
La notizia che la professoressa Conforti per spiegare l’esilio Dante aveva inventato una storia presa dalla serie televisiva più famosa del momento era arrivata fino ai banchi delle prime file; il chiacchiericcio e le risate avevano superato abbondantemente il livello di guardia e anche la professoressa si era accorta di quanto stava capitando.
-Non siamo mica al mercato! Giovanni, cosa racconti di interessante da far divertire così tanto i tuoi compagni?-
-Niente professoressa, ma è davvero strano che a Dante sia capitato proprio quello che è successo ieri nella puntata della Piovra; un mafioso ha fatto un grosso versamento sul conto di un magistrato e poi l’ha fatto scoprire dai giornali per screditarlo.-
La professoressa Conforti era diventata tutta rossa e credo fosse la prima volta in carriera che qualcuno le faceva notare così apertamente le sue stravaganze didattiche; poi aveva bevuto un bel sorso dalla bottiglietta che teneva sulla scrivania, si era riassettata i capelli con le mani e in un minuto aveva ripreso tutta la sua dignità accademica.
-Sapete cos’ha poi fatto il magistrato della Piovra dopo lo scandalo? Si è dimesso! Poteva difendersi, urlare la sua innocenza, sbandierare la sua onestà; invece ha preferito andarsene, proprio come tanti anni prima aveva fatto Enrico Alighieri. E sapete perché lo hanno fatto? Perché se hai un incarico pubblico, se hai chiesto agli altri di mettere anche solo qualche grammo della loro vita quotidiana nelle tue mani, allora non basta essere onesti ma bisogna anche sembrarlo. Come cantava Luigi (?) Venditti, né io né voi sappiamo se l’Alighieri era un uomo libero, un fallito o un servo di partito, però ha deciso di seguire le parole del grande drammaturgo Mario (?) Brecht: “Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati”.
La porta della vecchia scuola elementare dove adesso c’è la sede della Pro Loco fa sparire dai miei occhi l’immagine dell’aula del liceo e mi riporta alla quotidianità del presente e alla riunione straordinaria del consiglio direttivo di questa sera. Avevo preparato un appassionato discorso su come è stato il mio modo di fare il presidente in tutti questi anni, sul fatto che la premiata macelleria Franco Rovato e figli è famosa in tutto il circondario per l’eccellenza della sua carne, che tutte le forniture alla Pro Loco per i vari eventi gastronomici sono sempre state di ottima qualità e a un prezzo equo, che 1’ unico motivo per cui mi sono servito dalla macelleria Rovato per la festa dei diciott’anni di mio figlio e perché non esiste una macelleria migliore nella zona, che la carne è stata pagata con regolare scontrino alla consegna stessa e in ultimo che tutti sanno bene che le maldicenze sono state messe in giro ad arte dai soliti nomi che sanno solo parlare senza mai dare un contributo se non quello di puntare alla presidenza della Pro Loco.
Questo era quanto volevo dire, ma adesso so bene che userò parole diverse perché mi sono ricordato di alcuni aspetti importanti che negli anni avevo dimenticato. Che la vita deve essere un giusto equilibrio tra quello che hai e quello che ti manca. Che se hai chiesto agli altri di mettere anche solo qualche grammo della loro vita quotidiana nelle tue mani, allora non basta essere onesti, ma bisogna anche sembrarlo. Che non l’ha prescritto il medico di fare il presidente della Pro Loco o qualunque incarico pubblico più o meno importante; ma se decidi di farlo allora devi accettare qualche limitazione e la carne per la festa di tuo figlio devi prenderla da un macellaio diverso da quello che fornisce la Pro Loco anche se magari meno bravo. Citando Bertolt Brecht, anzi Mario Brecht come direbbe la grande professoressa Anna Conforti, invece di spiegare le mie ragioni mi siederò dalla parte del torto e lascerò che altri prendano il ruolo di presidente; così in futuro non avrò più nessun problema a prendere la pregiata carne della macelleria Franco Rovato e figli.
Perché se vuoi riflettere sui tuoi atteggiamenti, se vuoi cercare le spiegazioni ai tuoi comportamenti, se vuoi capire l’importanza di quello che hai e soprattutto se vuoi dare il giusto valore a quello che non hai, quando entri in una stanza devi sederti dalla parte del torto. E il motivo sta tutto nel fatto che dalla parte della ragione, chissà mai per quale oscuro motivo, è sempre tutto occupato.
E’ sempre tutto pieno.
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