Ed eccoci qui, in un gelido mattino d'inverno, passato a bere un thè
caldo al limone e ad inzuppare biscotti, insieme ad Andrè, seduti al tavolino
in legno del salotto di casa mia. Non esisteva panorama più bello di quello che
destava davanti ai miei occhi color nocciola alla luce del sole e nero corvo al
buio. Non avevano paragone i suoi occhi in confronto ai miei.
Facevano su e giù, un po' sulla tazza fumante, seguendo il movimento
della mano mentre inzuppava il biscotto, ed un po' riflesso nel mio sguardo. Lo
osservavo mentre, con le sue labbra carnose, nascondeva l'addentare dei
biscotti mollicci e bagnati, i suoi preferiti.
Ogni sua piccola occhiata per me era un lampo azzurro di acqua salata del
mare, non importava quale. Forse l'oceano Atlantico o quello Pacifico. Forse
semplicemente mi ricordava il mare schiarito della Sardegna, dove ogni estate
passavo le vacanze con la mia famiglia.
Un milione di goccioline azzurre schizzavano dai suoi intensi e vorticosi
occhi cerulei e si dirigevano all'interno delle mie pupille. Il colore dei suoi
occhioni cambiava in base al tempo, proprio come il mare. Più faceva freddo e
più si ingrigivano.
<<Voglio proporti una sfida.>>
Alzai il capo dalla mia bellissima tazza color panna e lo osservai
attentamente.
<<Di che si tratta?>>
Gli chiesi buttandomi in bocca il biscotto inzuppato prima che si
spezzasse e cadesse dentro la bevanda bollente e dolcificata da due zollette di
zucchero.
<<Voglio che mi guardi, che mi osservi attentamente negli
occhi.>>
Sapeva benissimo che uno dei miei punti più sensibili erano i suoi occhi,
i suoi sguardi, ma soprattutto il fatto di doverlo osservare così intensamente.
<<Affronta le tue paure.>>
Aggiunse facendosi crescere sul viso un malizioso sorrisetto, proprio
come quello che faceva di solito quando voleva ottenere ciò che richiedeva.
<<Ci sto.>>
Non potevo minimamente immaginare in che luogo mi stessi cacciando: nella
profondità dei suoi occhi color mare.
Contemplai per qualche secondo le sue ciglia, il bianco del suo occhio e
poi dritta nella sua pupilla dilatata. Intorno ad essa risaltava l'azzurro
grigiastro che ricordava una forte mareggiata invernale. Le onde del mare erano
ben chiare, un po' per le ondine che formava l'iride colorato ed un po' per il
nero degli abissi che risaltava nella sua pupilla. Vedevo la profondità del suo
sguardo penetrare nel mio cuore.
Assurdo.
Abbassai lo sguardo diretto sul pavimento.
<<Non ce la faccio.>>
Presi fra le dita l'orlo del mio maglione blu ed iniziai a
giocherellarci.
<<Ti amo!>>
La sua voce maschile mi fece saltare su me stessa al suono del
pronunciare di quelle parole. Aveva sempre scherzato quando si parlava di
amore, ma quella volta sembrava sincero. Come se fosse stato il suo cuore a
parlare.
<<Cioè, ti voglio bene... Perdonami non volevo.>>
L'imbarazzo mi fece arrossire le guance trasformandole in un colore
rosato scuro che assomigliava a quello dei coralli marini.
<<Scusami. Senti, oggi voglio portarti in un posto.>>
Un espressione interrogativa mi apparve sulla faccia. Aveva chiaramente
le idee confuse e pensai che probabilmente era il cambiamento di stagione da
caldo a freddo.
<<Vestiti ed andiamo>>
Il grigio del cielo che osservavo dal finestrino, seduta sulla postazione
dei passeggeri, risaltava sugli occhi di Andrè concentrati sull'asfalto, a
guidare la sua bellissima seicento blu, proprio come il mio maglione che fuori
usciva dal bordo della giacca nera. Era lo spettacolo più bello, l'alba e il
tramonto in una volta sola. Ero così fortunata ad essere l'unica donna della
sua vita. Sapevo che l'avrei accompagnato fino alla fine dei nostri giorni.
Dovevo solo farmi coraggio, confessargli tutto. Ormai eravamo abbastanza grandi
per riuscire a prenderci le nostre responsabilità.
Lui era la mia possibilità di riuscire a poter vivere di nuovo, era la
cosa più bella che mi sia mai capitata in tutta la mia vita.
Arrivammo in un porto di mare dell'Emilia Romagna, distante un'ora da
casa mia. Le onde erano movimentate, ma non troppo. Il solito grigio che
combaciava con il cielo, era nel mare e negli occhi di Andrè.
Camminavamo vicini l'uno all'altra sul marciapiede che divideva la
sabbia, che assomigliava al colore dei suoi capelli, e il porto dalla strada.
Le lunghe ed infinite ringhiere di ferro verdi percorrevano diritte il bordo
della spiaggia. Il piccolo cancelletto era aperto permettendoci di entrare
all'interno del magnifico e sontuoso porto. La lunga distesa di staccionate in
legno che apparve davanti a noi dirigendosi in mezzo al mare, era affiancata in
ogni lato, per metà dall'acqua in movimento che sbatteva contro di essa e per
l'altra metà dalla fredda sabbia d'inverno.
<<Dai!>>
Si tolse le scarpe ed iniziò a camminare velocemente sulla sabbia
facendomi gesto di imitarlo e di seguirlo.
Mi tolsi le scarpe afferrandole per la parte di dietro, facendole stare
tutte e due in una mano sola, ed infilai i piedi nel gelo. Era fredda e umida.
Un brivido punzecchiante mi percorse la schiena raggiungendo il retro del
collo.
Andrè era girato verso di me, che mi guardava attentamente e molto
divertito. Allargai gli occhi e gli sorrisi. Il sorriso più sincero mi uscì
senza neanche accorgermene.
Strinsi le scarpe fra le dita e iniziai ad inseguirlo. Correvo e sentivo
i granellini di sabbia sbattermi sulla schiena ad ogni mio sforzo che mettevo
in ogni passo di corsa che facevo. Stessa cosa accadeva a lui, che correva
all'impazzata, con le scarpe una in una mano e l'altra nell'altra mano, davanti
a me ridendo e gridando. Continuavo a ripetermi di non smettere di correre,
perché sapevo che molto presto sarebbe finito tutto e che ci saremmo fermati,
saremmo andati avanti con il tempo, con i giorni e più tempo sarebbe passato e
più cose sarebbero accadute, sarebbero rimasti solamente ricordi. Avevo bisogno
di crearmi tanti ricordi, indimenticabili.
Ad un tratto Andrè si fermò e si girò afferrandomi al volo ed
abbracciandomi in una stretta possente. Il suo petto era appoggiato al mio e
sentivo il battito del mio cuore mischiarsi con il suo.
Il forte frastuono delle onde sugli scogli riempiva il silenzio che si
era creato fra noi. Una vita di ingiustizie, pregiudizi, giudizi e di tante
delusioni fu dimenticata in un istante. In ogni istante che passavo con lui
vedevo diverse sfumature di colori delle quali, il più intenso, era l'azzurro.
Colori che non avevo mai visto prima.
Era tutto perfetto: la classica scena romantica sulla spiaggia, quella
che tutti vorrebbero, il classico momento che vorresti non finisse mai ma in
realtà finisce subito. Perché le cose belle sono sempre quelle che svaniscono
per prime.
Avevo gli occhi chiusi e lo stringevo dai fianchi con tutta forza che
avevo. Mi vennero in mente tutti i momenti meravigliosi che solo con lui
passavo. Tutti i sorrisi e le lunghe risate, i gesti e le protezioni che mi
dava. Quando stavo con lui riuscivo a dimenticare i problemi che avevo con le
altre persone e con i miei famigliari.
Non ricordo esattamente per quanto tempo restammo abbracciati ma ricordo
che era tanto. Osservavo le punte dei miei capelli marroni incastrati fra le
sue braccia e le mie spalle.
<<Vorrei che tutto questo potesse non finire.>>
<<Può non finire se tu lo vuoi.>>
Distaccai la testa dal suo petto mentre lui già mi stava guardando dritto
negli occhi. Presi il coraggio a due mani e non staccai il mio sguardo dal suo.
L'intero mare Adriatico mi stava assalendo. Era come se fossi riuscita ad
entrarci continuando a respirare. Vedevo i raggi di luce bianca che fuori
uscivano dalle nuvole, dirigersi all'interno dell'acqua grigia del mare, e poi
dritta negli abissi.
I nostri volti erano troppo vicini, proprio come mi sarebbe sempre
piaciuto. Osservarlo da vicino e studiare i suoi adorabili e decisi lineamenti
che ormai conoscevo a memoria.
<<Io lo voglio.>>
Era la chiave che fece aprire il mio doloroso cuore e la mia incasinata
mente.
<<Molte volte vorrei che il tempo passato insieme non finisse
mai.>>
<<Possiamo averne tante, anzi infinite di volte che vorremmo non
finissero mai. Così tante che non dovremo neanche preoccuparci della loro
fine>>
Come sempre, gli sorrisi abbassando lo sguardo.
<<Sai che per me è difficile aprirmi con le persone, riuscire ad
avere un dialogo ed altro. Ma con te è diverso, è sempre stato
diverso...>>
Lasciai incompleto ciò che finalmente stavo per dirgli dopo tanto tempo.
<<Continua, ti prego.>>
Appoggiò l'indice sotto il mio mento spingendomi il viso verso l'altro e
obbligandomi a guardarlo negli occhi.
<<Hai portato molti colori nella mia vita. Ricordi quando, alla
lezione di scienze della terra, la professoressa spiegava la formazione dei
mari passando a parlare della loro profondità? Io non so quanto è profondo e
penso che nessuno lo sappia realmente, è un numero indefinito di chilometri, ma
penso di aver visto come è profondo il mare nei tuoi occhi e nel mio amore per
te. Nelle cose profonde che viviamo insieme ogni giorno.>>
Non mi diede alcuna risposta, rimase lì a guardarmi senza lasciarmi
andare dalla presa delle braccia intorno a me.
<<Io ti amo Andrè, e credo di averlo sempre fatto.>>
<<Anche io ti amo, ti ho sempre amata. Il mio “ti amo”, quello di
oggi, era vero. Ho capito di amarti già da quando mi avevi chiamato piangendo
supplicandomi di raggiungerti perché i tuoi genitori erano scoppiati in una
lite e tuo padre ubriaco aveva spaccato una bottiglia di vetro minacciandovi di
morte.>>
I suoi splendidi occhi si riempirono di lacrime salate che cercavano di
sgorgare ma lui non gli permetteva di farlo, proprio come il mare con le sue
onde tenta di scalare la riva ma alla fine tornerà sempre indietro. Non l'avevo
mai visto piangere, e vederlo con le lacrime trattenute era già un grande passo
per lui.
<<Quando ti ho sentita piangere al telefono dicendomi che saresti
potuta morire, beh che tuo padre avrebbe potuto farti del male, in quel momento
non vedevo altro che te e sentivo solo il mio dolore lancinante nel petto e
nello stomaco. Sono corso da te e ti ho vista sana e salva fra le mie
braccia.>>
Era accaduto almeno quattro anni prima e già allora mi amava. Lo amavo
anche io ma nessuno dei due aveva mai avuto il coraggio di confessarlo. Ci
eravamo sempre dati dei segni d'affetto e a volte piccole gelosie quasi
irrilevanti, ma non avevamo mai parlato di quell'argomento in quel modo.
Mi strinse dai fianchi facendomi alzare sulle punte ed appoggiò le sue
labbra sulle mie. Tutta la mia intera vita mi passò davanti con un solo suo
bacio. Tutte le nostre sciocchezze che solo con lui facevo.
<<Questo è per te. Lo leggerai quando un giorno io mancherò e nella
mia assenza vorrai avermi ancor di più con te, più di quanto lo sarò
già.>>
Mi lasciò in mano un bigliettino di carta ripiegato in quattro parti.
Era giusto così, era giusto che io mi unissi a lui che è sempre stata
l'unica persone che mi era sempre rimasta affianco e l'unico essere vivente con
la quale stavo veramente bene. Potevo essere me stessa senza vergognarmene,
fare ciò che mi piaceva senza dover dare spiegazioni. Essere accettata per
quello che ero e che sono tutt'ora.
Ma adesso sono qui, seduta allo stesso tavolino in legno che ho
conservato per anni, con davanti una sola tazza di thè fumante e i suoi
biscotti preferiti. Senza più il bellissimo panorama d'alba e tramonto,
solamente con la certezza che solo io possa aver visto come è profondo il mare
in due paio di occhi cerulei.
Sto aspettando mia figlia e le mie nipotine. Devono venirmi a prendere in
macchina per portarmi al cimitero, a trovare il mio amato Andrè che mi ha
lasciata con mille ricordi, i più belli e indimenticabili come volevamo, e
mille mancanze confuse nelle cicatrici aperte del mio cuore.
Un giorno lo rivedrò la su, dove gli angeli custodiranno la sua anima
bianca e la mia insieme.
“Che neanche la morte ci separi, che niente distrugga il nostro amore
indistruttibile ed incandescente, rimarrà sempre nella nostra anima e nel cuore
di chi ci ha vissuti.”
Ecco cosa c'era in
quel bigliettino scritto e ripiegato dalle sue mani.
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