sabato 28 maggio 2016

Barbara Stangalini - Il suono della brezza lontana (sussurri nel vento)

L' inverno lentamente si allontanava ed il paese iniziava ad uscire dal torpore, il gelido freddo allentava la sua morsa e, mentre i colori della natura tutt'attorno cambiavano e gli alberi rinverdivano, ogni mattina quelle finestre che per tanto tempo erano rimaste chiuse, si aprivano sul paesaggio che a lungo era stato dimenticato, e Greeshy guardava benevolmente a tutto ciò che in quei pochi mesi si era creato attorno a sé, tutto ciò che giorno dopo giorno aveva costruito con dedizione e tenacia, senza remore né pentimenti, e tutto ciò in cui aveva creduto era ora davanti a sé...e pur essendo lo stesso uomo che quel giorno di dicembre era sceso dal treno a passo deciso, ora sapeva perfettamente il motivo per cui era tornato al paese, e quella sua casa era tornata ad essere parte viva di un luogo che amava...ora sapeva che non se ne sarebbe più andato.
Seeds amava il mare, lo amava anche quando era in tempesta ed era così difficile salpare, lo amava da sempre,  amava sedersi sugli scogli ed osservare a lungo il movimento delle onde, prima da lontano, poi più vicine, finché si infrangevano sulla battigia, cullava la sua mente con il rumore della risacca, e nei giorni di burrasca  passeggiava sul lungomare fermandosi alla bianca ringhiera, perché quel mare che amava diventava di un colore scuro, scuro d'impetuosità ove era più profondo, forse un po' grigio mentre l'onda più alta lasciava nell'aria tanti spruzzi di sé e gocce di salsedine. Seeds ricordava quando con Greeshy si sedeva nelle sere d'estate a strimpellare la chitarra e cantare canzoni folk sorseggiando the'nero finché il sonno non si impadroniva di loro, la stessa chitarra che Greeshy conservava gelosamente nel salotto ed ogni tanto suonava intonando note e sinfonie, e quanto tempo era trascorso, quanti anni in cui quella chitarra era stata riposta ed inutilizzata, tutto il tempo in cui quelle finestre erano rimaste chiuse e senza uno sprazzo di luce che vi entrasse.
Il viso di Seeds era vivamente abbronzato e un po'rugoso, ed amava camminare a piedi scalzi sulla spiaggia anche in inverno perché voleva che l'acqua glieli lambisse, ed i suoi pantaloni arrotolati lo facevano sembrare un pescatore ma in realtà non lo era...Seeds amava il mare ed avrebbe voluto ancora una volta solcarlo su di una nave per raggiungere Greeshy e rivivere almeno un po' di quel tempo, perché forse era venuto anche il momento di svernare.
Quel giorno c'era il mercato in paese, e come sempre la signora Vairseen uscì di casa di buon'ora e, passando sotto casa di Greeshy, sentì il solito buon profumo di cappuccino provenire dalla sua cucina, e la musica lieve che donava armonia a tutto ciò che v'era attorno. Era bello vedere che le vie del paese si popolavano di gente, e mentre il mercato era gremito di donne che facevano la spesa ed uomini che chiacchieravano, Greeshy ora finalmente si sentiva con l'animo libero, contento,aveva saputo cambiare la propria vita in un breve lasso di tempo e le persone amavano la sua presenza, amavano parlargli perché infondeva loro un senso di fiducia, era l'amico che ognuno avrebbe voluto accanto, un carattere aperto e pur nella sua modernità, forse un po' diverso dagli altri proprio perché proveniente da una grande città.
C'era un'atmosfera gradevole nell'aria, quasi magica, che gli ricordava quella Notte di Natale in cui il paese pareva essere rinato, a volte era ancora come se vivesse in una fiaba. Camminò lentamente finché vide spuntare le barche del porticciolo....perché in quei giorni particolarmente sentiva il bisogno di un contatto con la natura, ed i tanti anni trascorsi in una grande città gli avevano insegnato quanto può essere spiacevole sentirsi un perfetto estraneo nella propria terra, seppur grande nella sua modernità e bellezza, nella varietà della razza, ed ora invece ogni cosa aveva assunto un aspetto diverso, si sentiva in una propria dimensione in cui riusciva ad essere sereno in qualsiasi parte del paese. Si sedette perché in quel momento era come se stesse attendendo qualcosa che stava per capitare, qualcosa forse di bello, era  comunque un momento da vivere e vivere appieno...e mentre le barche ancorate si muovevano quasi impercettibilmente sull'acqua calma e cheta del porto, vi immerse le mani come per giocare in quel mare immenso e scuro di profondità, forse amico e forse un po' inquietante ed incognito, ove lontanissimo le onde andavano a lambire altre terre, ed oltre ogni orizzonte determinato dalla linea mediana del cielo ancora pareva più impetuoso, e poi diventava oceano, ed i suoi colori cangiavano e si mescolavano in un paesaggio che non finiva mai. Era un giorno ameno quello, era un'ora in cui quando le tende del mercato si alzano ed i venditori fanno ritorno alle loro case, il paese si svuota ed i negozi chiudono le serrande. Anche la porta del negozio di gastronomia si chiuse ed una figura slanciata all'improvviso ne uscì, un uomo dall'aria un po'distratta ma dall'aspetto familiare che a passo lento veniva in sua direzione, quasi stesse cercando qualcosa o qualcuno. Greeshy proseguì lentamente sulla sua strada senza curarsi dell'uomo, che con uno zaino in spalla ed il volto stanco si fermò solo quando fu di fronte a lui. Greeshy udì pronunciare il suo nome una volta, poi due volte, e quando lo guardò riconobbe quel volto amico di un tempo, e fu l'impeto di un abbraccio lungo un minuto che parve una vita: Seeds, che da quella bianca ringhiera decise di partire e solcare ancora il mare su di una nave, Seeds col suo viso abbronzato ed i pantaloni arrotolati, Seeds che pareva un pescatore, Seeds che gli aveva insegnato a suonare la chitarra. Si guardarono più volte, risero a più non posso, si riabbracciarono, e poi si avviarono assieme verso il paese: quel giorno iniziato apparentemente come gli altri si tramutò in una festa, e si illuminò la casa di Greeshy ancora una volta e la musica si innalzò nell'aria mentre i bicchieri di vino tintinnanti stavano a consolidare una lunga amicizia e la contentezza di quel momento. Caro buon Seeds, tornato a trovare Greeshy nel paese che un tempo li aveva fatti conoscere, caro Seeds che con il suo modo di fare e la parlata scanzonata lo aveva sempre reso simpatico a chicchessia. Greeshy raccontava come avesse deciso di lasciare la sua città per sempre, e le parole tra i due amici scorrevano senza fine, e le risate risuonavano mentre  
dalla finestra ancora quel paesaggio su quella distesa di acqua profonda  mentre la brezza leggera sapeva ancora portare quei sapori a lungo sopiti. E quanto avevano da raccontarsi che giunse la sera e li trovò sul balcone con un piatto di carta ed un bicchiere di vino intenti ancora a festeggiare, mentre le luci illuminate si riflettevano nelle acque, e le torce dei pescherecci si accendevano una dopo l'altra, ed il faro da lontano mandava il suo fascio di luce: bello, colorato, custode di ogni nave ed imbarcazione, e rossa la luce scendeva nel mare così buio a quell'ora e misterioso anche per chi lo conosceva da una vita intera. Greeshy prese la chitarra ed intonò la loro solita vecchia canzone, e cantarono e suonarono finché il buio della notte lasciò il posto ai primi colori dell'alba, e fu la festa che riempì di gioia il paese, fu il giorno dei due amici, fu ciò che in entrambi non si sarebbe più cancellato. Tuttavia il viso di Seeds appariva malinconico e scavato, gli occhi non celavano una certa tristezza e nei pochi silenzi avrebbe voluto dire mille altre cose, ma forse non voleva così. Il giorno che seguì fu stranamente greve e Greeshy ne era consapevole: qualcosa in Seeds stava sfuggendo, forse perché si stava avvicinando il momento del commiato, o forse per un motivo ancora sconosciuto. La mano di Seeds toccò ancora una volta la chitarra per poi riporla nelle braccia del suo amico senza una sola parola, quel semplice oggetto che da sempre li aveva uniti, quella passione per il suono che li aveva accomunati fin da bambini, abbassò solo un attimo il viso e poi, sorridendo lievemente, si avviò verso la porta. Erano stati momenti felici, irripetibili, festosi, e Greeshy con fare mesto posò la mano sulla spalla del suo grande vecchio amico, un gesto d'affetto che lo avrebbe accompagnato per sempre, e mentre la porta si chiudeva sentì un gran senso  di tristezza dentro di sé, la bianca tenda della finestra svolazzò solo un attimo ed il suo sguardo lo seguì finché sparì oltre l'angolo di quella strada.
Da quel giorno non si rividero mai più: Seeds morì di cancro l'inverno seguente nel silenzio della solitudine, e Greeshy conservò gelosamente il ricordo di quel meraviglioso giorno che il suo amico aveva voluto regalargli un'ultima volta.
Il profumo di salsedine si levò nell'aria, il suo cuore parve fermarsi dal dolore e sentì dentro di sé qualcosa di lacerante, guardò  le proprie mani un po' stanche e scese le scale lentamente, mentre il dolore aumentava senza riuscire a piangere o gridare. Lassù alla parete della casa restò la vecchia chitarra, il mare scuro e profondo nel suo canto diffuse nell'aria come un lieve sussurro che Greeshy riuscì a percepire. Prese la terra tra le mani e se la portò al viso sporcandoselo con gesti lenti....poi la gettò in acqua cercando di dar sfogo al suo dolore, che forse solo il tempo avrebbe lenito: non tornò più in quel lembo di spiaggia. Sotto il cielo plumbeo di quel giorno, Greeshy se ne andò.
Da lontano risalimmo la spiaggia mentre nell'aria si libravano note libere e semplici: dietro di noi tanto tempo trascorso e tante belle storie da raccontare, davanti a noi......un mondo che ci attendeva ed ancora una fetta di vita da vivere.

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