Sembravi un clown,
ma in tasca avevi semi di poesia.
Il disarmonico e
giocoso ritmo della voce,
un cappotto deforme
di jazz
e lo zuccotto in
lana di Bologna.
Potevi fare
l’arlecchino dei profeti,
o il palcoscenico di
una recita,
o stare tra i
violini dei dialetti,
o dentro l’ascensore
della critica.
Folklore di
generazioni,
diva di spartito,
sipario di applausi,
canzone popolare,
talento contro
l’ipocrisia
sessuale.
E poi Nanì e hai
chiuso un giorno,
Bologna è una telefonata,
Zurigo è un’altra
piazza.
Chi è Dio?
Il talent scout dei
grandi artisti.
Ti si è seduto
accanto a colazione.
“Com’è profondo il
mare”…
Il cornetto intanto
è caldo,
trent’anni fa , come
sessanta,
il caffè è un sorso:
piacevole
e amaro come la
morte.
Sarà quell’angelo
che fa pipì sopra le teste
l’amico che ti
presterà le ali?
Sul mondo intanto
suona il tuo long play.
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