giovedì 19 maggio 2016

Laura Bertolini - A Lucio Dalla

Sembravi un clown, ma in tasca avevi semi di poesia.
Il disarmonico e giocoso ritmo della voce,
un cappotto deforme di jazz
e lo zuccotto in lana di Bologna.
Potevi fare l’arlecchino dei profeti,
o il palcoscenico di una recita,
o stare tra i violini dei dialetti,
o dentro l’ascensore della critica.

Folklore di generazioni,
diva di spartito,
sipario di applausi,
canzone popolare,
talento contro
l’ipocrisia sessuale.

E poi Nanì e hai chiuso un giorno,
Bologna è una telefonata,
Zurigo è un’altra piazza.
Chi è Dio?
Il talent scout dei grandi artisti.
Ti si è seduto accanto a colazione.

“Com’è profondo il mare”…
Il cornetto intanto è caldo,
trent’anni fa , come sessanta,
il caffè è un sorso: piacevole
e amaro come la morte.
Sarà quell’angelo che fa pipì sopra le teste
l’amico che ti presterà le ali?
Sul mondo intanto suona il tuo long play.

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