Il vento aveva deposto, nei cuori di Lucio e Delia, due semi
di amore. In quei due cuori, il vento aveva individuato il terreno più fertile
ove farli germogliare e sbocciare. Un terreno giovane, fertile e
produttivo per un sentimento da far
nascere e “costruire”. E soffiava…soffiava per alimentarlo ed affidarlo alla
pioggia affinchè desse loro le adeguate risorse per farlo germogliare, ed al
sole perché desse il necessario calore per farlo sbocciare. E Lucio e Delia
hanno sentito, subito, l’arrivo e la presenza di quei due semi. Hanno
percepito, da subito, la nascita di quel sentimento che il vento aveva
destinato loro. E si sono innamorati da subito. Lui, di lei, per la sua innata
dedizione medico-missionaria. Lei, di lui, per la sua sensibile vena poetica.
Giornate intere a parlare con tutti e di tutto. Si parlavano con gli occhi e si
amavano con gli sguardi. Lei aspettava, da lui, un segno tangibile che
confermasse quanto veleggiava nei loro cuori. Lui aspettava, da lei, un gesto,
una parola che confermasse il germoglio di quel seme. Non capivano? Non
sapevano? Temevano?
Forse la pioggia tardava a cadergli addosso e far sì che
tutto germogliasse o che ne fosse arrivata così tanta da affogarlo? Forse che
il sole, anzicchè riscaldarlo, lo avesse bruciato allo sbocciare?
Di una cosa erano consapevoli: non potevano stare lontani,
non potevano stare senza vedersi, non potevano privarsi della luce dei loro sguardi,
della profondità dei loro respiri. Avevano la necessità di tenersi per mano ed
incamminarsi, insieme e da soli, per quel sentiero tracciato dal vento. E pur
aspettandosi, reciprocamente, una conferma…si amavano! Non aspettavano la
pioggia od il sole.
Il sole era già dentro di loro. Il loro amore era forte,
radioso ed indirizzato al futuro ed alle prospettive che, già, caratterizzavano
il loro cammino. Erano consapevoli che niente avrebbe potuto interrompere il
loro cammino. Che niente avrebbe potuto spezzare quella sintonia che li univa
sempre più, né spegnere quella melodia che li accompagnava. Ed a vele spiegate
procedevano verso quella spiaggia che avevano designato per il loro nido e, lì,
“costruirlo” sulle basi del loro amore.
Un amore che serviva loro per crescere, anche, nella
consapevolezza e nella responsabilità di un futuro da consolidare insieme,
nella condivisione assoluta e partecipe. Un amore sostenuto da una passione ed
un entusiasmo che chiunque percepiva, ammirava e che, qualcuno, invidiava. Un
amore che diventava più fresco, più verde e vigoroso quando, al sopraggiungere
della pioggia, si tramutava in una danza propiziatoria, leggera e contagiosa. E
se i loro cuori erano irradiati dallo splendore del loro amore, le loro anime
erano attraversate da nuvole che, a qualsiasi costo, volevano respingere,
spazzare via, per non rischiare di comprometterlo in parte o del tutto. E
Lucio, nel suo sguardo, leggeva una preghiera disperata che recitava, non solo
la conferma del loro amore ma, anche, la richiesta d’aiuto per uscire da un suo
disagio. Ma lei…non sapeva che, anche lui, viveva un disagio.
Non sapevano che una valanga incombeva sul quel loro amore,
che sarebbe piombata, scivolata, rovinosamente, sul loro amore.
Ambedue…sapevano?....vivevano un disagio dovuto ad un padre ingombrante. Ma lei
aveva una madre, anche, ingombrante. Il
padre di Delia era un maestro di scuola
elementare. Era stato, fra l’altro, il suo maestro. Un padre severo che la
costringeva ad un impegno scolastico notevole, non solo per i risultati
scolastici da perseguire, ma anche, per tenere alto il suo prestigio di
maestro. Lei doveva dare risultati
tripli rispetto agli altri. La madre, molto più giovane del padre,
completamente succube, quindi, controllava Delia come un segugio, attenta a che
non si innamorasse di uno qualunque, di un ragazzo del posto, non idoneo,
quindi, alle ambizioni della figlia. Da qui, la disperata richiesta di Delia…ma
anche la sua grande paura. Come poteva parlare a Lucio di questa sua condizione…delle
problematiche che la madre le buttava addosso…di tutte le costrizioni a cui era
soggetta? Ma soprattutto: come poteva gridargli il suo amore sapendo l’ostilità
della madre? E come avrebbe potuto dire a sua madre che era innamorata di un
ragazzo del posto? Poi, c’era Lucio. Figlio minore di tre, all’interno di una
famiglia con a capo un padre di stampo patriarcale. Nessuna possibilità di
esprimere un opinione, ma di obbedire a quanto deciso, anche al fratello
maggiore. Nessuna prospettiva o futuro da lui accennato, ma solo deciso dal
padre. Anche i sentimenti, e quindi, anche l’amore doveva essere “deciso” dal
padre.
Come avrebbe potuto, Lucio, parlare a Delia di questa sua
condizione? Come avrebbe potuto dire, a Delia, che avrebbe dovuto superare l’esame
di suo padre? Il padre di Lucio e la madre di Delia, dovevano decidere per
loro. Di chi doversi o potersi innamorare! E quando il padre di Lucio lo
scoprì, stabilì che era troppo per lui. E per convincerlo, gli diceva che era
superba, ribelle, che in quella famiglia, lui, sarebbe stato oggetto di
derisione ed umiliazione. Di conseguenza, piano piano, come anche Delia,
cominciò ad avere una doppia identità. Una presenza muta, succube, in
famiglia..una presenza sensibile, dalla mentalità già oltre, per quel tempo e
rispetto a quella del padre, all’esterno. Una presenza spenta, priva di
interessi, se non quelli minimi per lo studio, per
Delia. Una presenza attivissima, già creativa, ricca di
iniziative all’esterno, per ambedue. Una lotta interiore, reciproca, tra il
volersi gridare tutto il loro amore e non poterlo fare. Con lo sguardo, Delia,
gli chiedeva aiuto, gli chiedeva il suo amore. Ma come faceva Lucio. Conosceva
il suo disagio…non poteva portarla in un ulteriore disagio, più terribile del
suo. Come poteva dirle che suo padre non la accettava, che non la riteneva
degna di suo figlio, come, esattamente sua madre, probabilmente, non avrebbe
ritenuto lui degno di sua figlia. Si sarebbe scatenato un inferno. Sua madre e
suo padre! I soli giudici a decidere a far nascere o abortire un amore! E
Lucio…aveva il diritto o il dovere di farlo decollare? Aveva il diritto di non
farlo decollare o il dovere di farlo?
Erano due bravi figli tenuti ad un guinzaglio familiare a
doppia faccia. Despota e democratico allo stesso tempo. Ignari del reciproco
destino, ignari che quel periodo li avrebbe segnati, sì, ma uniti
per sempre, andavano avanti pieni di speranza. Speravano che
un evento, che un segno, un cambiamento, illuminasse loro per capire che ne
avevano il diritto. Speravano che quella pioggia e che quel sole, a cui il
vento aveva affidato quei semi, finalmente si accorgessero di loro, del loro
disperato bisogno di aiuto. Speravano anche nel tuono..che irrompesse nelle
menti smarrite del padre e della madre, scuotendole e risvegliando, in loro,
l’effimera ma indelebile presenza dell’arcobaleno, testimone e complice
dell’attimo e dei colori che contraddistinguono un amore.
Le loro labbra non si sono mai sfiorate, le loro mani non si
sono mai strette, ma le loro menti ed i loro cuori non si sono mai staccati.
Tutti erano partecipi di questo amore. Anche gli ingombranti! In quei pochi
momenti che si ritrovavano da soli, vivevano attimi di una intensità
celestiale. Non avevano bisogno di toccarsi per amarsi. Da lì a poco arrivarono
gli eventi. Ma non quelli che loro avrebbero sperato. Eventi che allontanarono
Lucio e Delia ma che, fortunatamente, non li divisero. Lucio fu costretto a
trasferirsi in una città distante per curarsi. Cure che lo tennero in
apprensione per circa quattro anni. Delia, invece, si trasferì nella capitale
per accedere agli studi universitari. Lontani, ma non divisi. Il loro amore era
sempre lì. Gli ingombranti, forse, gongolavano. In Lucio, oltre ad accrescere
il silenzio imposto e conseguente, crebbero i problemi fisici, una lunga serie di
interventi. Su Delia, aumentò l’accanimento della madre per l’amore adatto a
lei. La città e l’Università davano maggiori opportunità per un buon partito.
Suo padre, invece, si aspettava, da lei, una grandinata di trenta e lode. I
loro incontri si diradarono. Un amico prete diventò loro complice e fece da collante di
aggiornamento dei loro percorsi. Lucio, purtroppo, continuò ad aggravarsi e,
quindi, fu costretto a desistere dal poter mettere in atto una azione decisa a
realizzare il loro sogno. Fino ad una rassegnata accettazione di un destino
crudele. Sconfitti, ma non debellati, nel loro amore. Annientati nelle ferite e
nel prosieguo che li attendeva. Viaggianti su due binari separati, in terra, ma
volanti sullo stesso aquilone. Si sono seguiti da lontano, impantanati in un
amore mai dichiarato e mai vissuto, ma naufragato in un mare a loro negato ed
affondato in un dolore che li ha uniti per sempre. Il loro amore è cresciuto e
vissuto tra sguardi imploranti e silenzi eloquenti, tra emozioni represse e
dolori fortificanti, tra fallimenti similari e sconfitte senza lotta. E
stranamente, nel tempo, sono stati accomunati da esperienze concomitanti e di
uguale natura. Fallimenti matrimoniali, sofferenze fisiche e psicologiche
atroci, ma, soprattutto due personalità completamente prive di una identità
stabile e consolidata. Ambedue si tuffarono, totalmente, nel lavoro, iniziando
una corsa frenetica per una affermazione sempre più rilevante, che li ripagasse
e li rivalutasse agli occhi di chi ne hanno determinato una falsa facciata di
rispettabilità. Persero di vista la loro vita, non concedendosi pause. Sicuri e
determinati, hanno mietono successi professionali. Ma la loro interiorità era instabile, insicura
e piena di paure. Sempre alla ricerca di certezze che nessuno poteva dare loro,
perché non conoscevano la loro vera identità. Perché, allora, gli ingombranti,
ne hanno tarpato le ali, ne hanno cancellato ogni traccia. Un identità
completamente annullata e sopraffatta da una cecità, da un falso amore. Oggi,
finalmente, sanno chi sono, sanno cosa sono, sanno cosa vogliono. Lucio le
gridato il suo amore. Anche Delia lo ama…ma hanno paura! Per le scottature
subite e vissute. E per il loro passato, per niente annullato, né metabolizzato. Il loro amore, voluto dal
vento, vive nel vento, con i suoi colori, radicato in una roccia, quindi forte
e resistente ad ogni possibile tempesta. Un amore non permesso, non capito, non
accettato, non vissuto, non “costruito” ma nato da un seme deposto in un cuore
fragile ma limpido, in un cuore giovane ma subito invecchiato, in un cuore
calpestato ma fortificato….In un cuore forte ma duro, provato, stanco ma,
ancora, vivo e pronto ad amare ancora. Due cuori amanti ma paurosi. Come in un
gioco “relativo” di certezze “teoriche”, dove scelte, rinunce, speranza e
rassegnazione, caratterizzano un possibile domani senza prospettiva, perché
alla ricerca di quelle certezze che, in passato, le sono state negate ed
imposte. Il loro amore è più vivo che mai. Niente e nessuno lo potrà, oggi,
vietare, né annientare. Ed anche se, intorno a loro, ci sono fantasmi che
offuscano le loro menti…ed anche se, intorno a loro, c’è il tempo che fugge e
che sfugge…ed anche se, sopra di loro, c’è un aquilone complice ma instabile…ed
anche se, dentro di loro, ci sono ricordi e ferite che tardano ad
affievolirsi…ed anche se, dentro di loro, c’è un perdono, ancora,
improbabile…ed anche se, nelle loro anime, c’è ancora un lucchetto da
scardinare, per permettere un incontro simbiotico, totale e definitivo…ed anche
se, sui loro sentieri, ci sono ancora pietre acuminate da levigare…ed anche se,
tra di loro, c’è tutto e niente…ed anche se, intorno a loro, c’è una realtà
diversa…loro…sono ancora loro ed insieme!
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