L’estate ci tormenterà di più,
come un’esistenza che non bada più a stessa.
La vita la misuro in settimane.
Rimango il tuo riflesso.
Tu rifletti il tuo passato.
Puoi potare i rami più grossi fino a far tremare le radici.
E rincorrere pietose strategie, come un patto tra diseguali.
Sembreranno solo abitudini (per rallentare il tempo) o
altri metodi di tormento.
Finché morte non mi separi dal pensiero di te.
La primavera è feroce.
Può vincere (l’inverno) tutte le battaglie di marzo,
ma il suo destino è stabilito.
Anche arrendersi è un diritto.
E quel ghigno uguale per chiunque,
le bestemmie ostentate, l’abbaiare dei cani, il tuo passo veloce.
Sono morto di sospetti e di conferme su strade a curve sopra il mare.
Lacrime come preghiere. Pigre ferite.
E non mi ricordavo di che colore fossero i tuoi occhi.
E non sprecavo tempo a fotografarti.
Se solo il mondo si sistemasse, in qualche modo, che accontenti proprio tutti.
Anche i vecchi nemici.
Nessun commento:
Posta un commento