CAPITOLO 1
Questa sera
festeggio l’amore. L’amore quello vero, quello che non credevo esistesse, o
meglio, che non immaginavo esistesse, e che invece improvvisamente ho scoperto
esattamente un anno fa quando ho incontrato Cristina. Mi spiego. Sono stato un
ragazzo normale - anche se, domanda banale, trita e ritrita, cos’è la
normalità? - e oggi sono un uomo normale, di 41 anni. Scuole, università, poi
il lavoro nel campo del marketing. Amici, amiche, le prime cotterelle, poi
qualche storia un po’ più seria, ma mai, dico mai, un fuoco dentro, la passione
travolgente, la totale dipendenza da un’altra persona, ovvero tutte quelle
cose, chiamiamole cose, che ho poi scoperto appunto un anno fa oggi, quando la
mia strada si è incrociata con quella di Cristina. L’ho notata negli uffici del
nostro studio, alle prese con una mia collega per una campagna promozionale di
una iniziativa enogastronomica. Due parole, un caffè, e immediatamente mi sono
innamorato. Tutto limpido, tutto pulito. Io scapolo, lei “non impegnata” come
appresi subito. Dentro di me è scattata non la solita banale scintilla, ma una
specie di terremoto, di uragano. Un qualcosa che non avevo mai provato in
precedenza e che mi ha profondamente turbato, ma in positivo. Io non sapevo
cosa fosse l‘amore, non sapevo cosa volesse (davvero) dire essere innamorati.
Ma con Cristina l’ho scoperto subito. In maniera travolgente. Potrei banalmente
dire che è l‘aria che respiro, che è il tutto che ha riempito un vuoto, ma in
realtà è molto più semplice: io sono totalmente dipendente da lei. Provo
costantemente il desiderio di averla accanto, di parlarle e ascoltarla, di
toccarla. Oppure ribalto il concetto: non desidero, non mi interessa, non mi
attrae null’altro al mondo che stare insieme a lei. Basta che la pensi, cioè
sempre, e mi batte il cuore a mille, non capisco più nulla, non connetto e
vorrei solo stare abbracciato a lei. Faccio e farei qualsiasi sacrificio pur di
accontentarla, compiacerla, renderla felice. Credo che l’amore sia proprio
questo: sacrificarsi per l’altra persona ben felice di farlo. Sono riuscito a
mettermi insieme a lei quasi subito, e da quel momento è stato un crescendo.
Travolgente. Questa sera ci vediamo per cena e festeggiamo 1 anno esatto dal
nostro incontro. Le chiederò di sposarmi. In subordine di andare a vivere
insieme. Non vedo l’ora arrivino le 20, ora dell’appuntamento. La passo a
prendere a casa sua, e andiamo al ristorante “da Giacomo”. Sarà una serata
memorabile. Forse non lo sai - come cantava Vecchioni - ma, cara Cristina,
anche solo questo è amore (e non mi interessa se tu la pensi diversamente).
CAPITOLO 2
Questa sera
festeggio l’amore. L’amore vero, quello che fa da contorno alla vita. Si,
perché la vita è tante e molteplici cose, e fra una e l’altra c’è appunto
quest’altra “cosa” che si chiama amore. E’ una specie di cuscinetto, di
intervallo, di distrazione che va vissuta “live” ma che non deve condizionare
ogni scelta, o meglio, ogni momento. Io ho 36 anni e credo di essere una donna come
tante, né bella né brutta, abbastanza simpatica, una discreta cultura e un
lavoro che mi rende autonoma. Ho avuto qualche moderata “storia”, ma ho sempre
mantenuto la mia libertà e indipendenza, e soprattutto la capacità di ragionare
senza perdermi completamente in un’altra persona. Un anno fa ho conosciuto
Sergio, uno che sul momento mi sembrava come tanti, ma che in breve mi ha poi
colpito. Lavora nel marketing, e ci sa fare con le persone. Prima due parole,
un caffè, poi mi ha invitato ripetutamente a fare qualche passeggiata. In quel
periodo ero libera e avevo anche un po’ più di tempo libero del solito. Mi
piaceva scambiare qualche idea con lui e in breve ci siamo messi insieme. Era
ed è amore, perché sto bene con lui: io lavoro (tanto), sono indipendente, vivo
a casa mia, ho tante amiche e mi va di avere un uomo intelligente col quale
vedermi ogni tanto, fare qualche gita, uscire a cena quando mi va e, perché
no?, andarci a letto, ma con moderazione, perché il sesso non è al primo posto
dei miei interessi e pensieri. Sto bene con lui, perché credo che l’amore sia
proprio avere una sicurezza, e lui lo è, senza sconvolgimenti della (propria)
vita, senza diventare dipendenti dall’altra persona. Altrimenti non è amore, è
“malattia”, morbosità, o qualcos’altro ancora. Questa sera ci vediamo, a cena,
per festeggiare il nostro primo anniversario di incontro. Niente di
stravolgente: una piacevole “normalità”, con Sergio. Forse non lo sai - come
cantava Vecchioni - ma, caro Sergio, anche solo questo è amore (anche se tu la
pensi diversamente).
CAPITOLO 3
Non ho mai badato
troppo ai vestiti, ma ora mi preparo per andare a prendere Cristina e voglio un
pochino stupirla anche nell’abbigliamento. Niente di particolare, però di certo
qualcosa di diverso dal solito. Anche solo una cravatta, che porto raramente, o
non la solita giacca, credo che mi darebbe un tono diverso, speciale, per
l’occasione. Io la vedo sempre bellissima, perché l’amore, quello vero, per
così dire edulcora, ma sono certo che in ogni caso lei ai miei occhi questa
sera apparirà elegantissima. Io sono di ottimo umore, eccitato dentro, e
impaziente che arrivino le 20, anche se a dir la verità oggi non mi sento
proprio benissimo. Questa mattina mi sono svegliato un po’ indisposto, e questa
spossatezza è proseguita per tutta la giornata. Non so esattamente di cosa si
tratti. Semplicemente non mi sento in forma, e poi ho dei piccoli dolori
intercostali, fra le spalle e il torace, come delle piccole fitte. Nulla di
grave, e nulla che possa rovinarmi questa serata. Anzi, è ora di prepararmi.
Ora faccio la doccia, poi mi vesto e vado a prenderla. Non vedo davvero l’ora.
CAPITOLO 4
Questa sera non
so come vestirmi. O meglio, non voglio pormi questo problema, perché l’amore
non è creare altri problemi oltre a quelli che già ci sono: è esattamente il
contrario. Se dovessi incontrare qualcuno per chiudere un affare o centrare
qualche obiettivo, dovrei curare anche l’aspetto… mentre invece col tuo amore
ti presenti così come sei, senza cercare di “migliorarti”. Mi vestirò dando una
semplice occhiata a quello che ho nell’armadio, ma di certo non mi metterò
qualcosa di particolarmente sexy, perché Sergio è già di per sé focoso e non mi
va di “aizzarlo” ulteriormente. Sono ben contenta di festeggiare questa ricorrenza,
sarà di certo una magnifica serata, ma non deve essere un rito e non mi va
nemmeno di programmarla. E poi domattina lavoro, e alla sera ho un’altra cena,
di lavoro: niente notte di fuoco. Dunque ben venga l’anniversario, ma anche
questa occasione non deve sconvolgere la mia vita, la mia libertà e
indipendenza.
CAPITOLO 5
Mi asciugo, mi
vesto e vado. Però accidenti, questo dolore al torace si è infittito. E ora mi
sta girando anche la testa. Provo a sedermi un attimo sul divano, speriamo mi
passi perché davvero non rinuncerei a questa serata per niente al mondo. E’ che
ora mi fa davvero male. Zona cuore. Maledizione… niente, non mi passa. Provo a
chiamare Donato, che fa il medico, sta nell’appartamento qui davanti e di certo
a quest’ora è a casa. Mi trascino alla porta e gli suono. Infatti c’è e credo
abbia capito al volo la situazione. Dice che chiama immediatamente il 118 per
farmi portare all’ospedale, qui vicino. Faccio in tempo a dirgli di telefonare
a Cristina per avvisarla… no, non ce la farò ad arrivare all’Unità coronarica,
mi manca il respiro e sento che il mio cuore sta già battendo gli ultimi colpi.
E’ finita, non farò nemmeno in tempo a vedere lei per l’ultima volta e dirle
che la amo, di un amore vero…
CAPITOLO 6
Sono pronta, e
anzi, faccio in tempo anche a spedire una mail prima che arrivi Sergio a
prendermi. Lo amo senza turbamenti, e questo è il bello di questo amore che per
me è quello vero. Oggi mi sento in forma, anche se sono un po’ stanca, e
l’umore è più che buono. Spedisco la mail e…
suona il cellulare. Strano, è Donato, il vicino di Sergio. Mi fulmina:
il mio amore si è sentito male, e lui ha appena chiamato il 118. Mi ha detto di
raggiungerli, però stranamente non direttamente al Pronto soccorso, bensì lì da
loro. Spengo il computer al volo, e mi precipito in garage a prendere la
macchina. Che sarà mai successo a Sergio? Per arrivare a casa sua ci vuole una
ventina di minuti… pochi chilometri, ma trafficati. Sono preoccupatissima,
accelero, tanto mi sembra che ci sia meno traffico del solito. Però ci mancava
la pioggia. Sto andando un po’ troppo forte ma ho il cuore in gola. Io amo
Sergio… accidenti, ma che fa quel camion uscito dallo stop… nooo, mio Dio,
noooo!!!!
NECROLOGIO
“Tutto l’Universo
obbedisce all’amore. Anche i due piccoli universi di Sergio e Cristina, che
concepivano l’amore in due modi diversi, un amore che però ha voluto
accomunarli e unirli nel medesimo destino.
Non fiori, ma
pensieri d’amore”.
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