Mi sei
apparso in sogno
mentre
guidavo
incapace
di gestire l'emozione,
spingendo
in gola la vita
esausta da
continua frizione
con
l'immaginazione
e il grido
rauco del vero
spalmato
sul falso
con troppi
strati d'asfalto.
Trovami
una meta!
Borbottava.
Ho colto
la sfida e il gelo
di un capo
mozzato sulla collina
al fianco
destro,
un fiume
di metallo dove farsi ingoiare
al fianco
sinistro.
Un
precipizio davanti agli occhi.
Alle
spalle niente, niente, niente!
Oltre,
oltre, oltre
una marea
incapricciata
di una
scogliera!
E ancora
niente
non un
ronzio di calabrone
non un
filo d'erba
risentito
del rombo del vento.
Solo da
scegliere come interpretare,
con quale
verso descrivere
il senso
della nostra morte
nella
seduzione del bene morale,
lo
sgomento di una rima baciata
da un
lutto felice.
Lo
ammetto, ho perso la testa,
dopo le
esequie delle ultime parole
ho tenuto
in cuore una festa
con santi,
diavoli e battiti in ozio
stordendomi
di odio e amore.
E ti ho
regalato il silenzio.
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