Ah, vita,
viaggio in dipartita
potessi
tradurti in braille
cederti le
mie impronte
usurarmi
di te!
Svelarmi
sola come ti contorci
su quella
fortezza di sensi univoci,
da cosa
trai origine
da chi
prendi le voci.
Il senso
non rivela di te
che il
suono di ciò che taci
l'iride
dove ardono le braci
le gambe
degli anni che affondano
ora qui
ora là, tra la certezza
e la folle
esuberanza
di trovare
solide orme
nella
foschia di Shangri-La.
Ma ho un
nodo da qualche parte
attorcigliato
sul fazzoletto
di batista
bianca sciupata
dal
difetto di un ricamo
- non so
se ti amo -
che mi
ricorda quanto illudi
ed
elargisci sgomento dalle fauci
come se la
mia ansia di viverti
ti
succhiasse dalle narici.
E non mi
sazia di te
il pianto
di una iena
la
bellezza diurna di una falena.
Ti canto,
nutrendomi di nuvole
con gli
occhi chiusi.
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