lunedì 2 giugno 2014

Stefano Ficagna - Lucid memory recorder

La microcamera inquadra un paesaggio asettico. Una specie di lettino da sala operatoria è la prima cosa a saltare all'occhio, non fosse altro che per la copertura di vetro che lo avvolge completamente e per i tubi che si vedono spuntare qua e là dal rivestimento e dal basamento stesso. Qua e là alcuni tavoli con fogli impilati in maniera ordinata, un portatile con lo schermo in standby ed una tazza utilizzata come portapenne con una foto resa indistinguibile dalla distanza. Pareti lisce e bianche, senza quadri ad adornarle, luce fredda dai neon installati sul soffitto, il tipico aspetto di un laboratorio. Una sedia abbandonata in primo piano, sulla quale pochi secondi dopo l'inizio del filmato si siede un uomo sulla quarantina: capelli neri corti striati di grigio anche più di quanto ci si aspetterebbe da uno della sua età, una faccia comune a cui le occhiaie danno particolarità ben più del vezzo stilistico di un pizzetto appena pronunciato, una camicia blu elegante ma non particolarmente alla moda a dargli un aspetto vagamente fuori luogo. L'uomo guarda confuso per qualche secondo la microcamera, quasi non fosse stato lui ad attivarla poco prima, poi espira rumorosamente prima di iniziare a parlare con lo sguardo calmo e rassegnato fisso in camera.
“Quando vedrete questo filmato probabilmente non sarò più qui. O, se per caso le mie funzioni vitali dovessero essere ancora attive, non penso che riuscirete comunque a riconoscere il me pensante nel corpo catatonico che troverete. Lascio questo filmato solo per spiegare perchè ho deciso di andarmene da questo mondo alla maniera che ora vi spiegherò”.
Si volta verso uno dei tavoli attorno al lettino, prendendo uno dei fascicoli appoggiati lì sopra e mostrando il titolo in camera. Caratteri neri su sfondo bianco, asettico come il resto dell'arredamento, la prima pagina recita semplicemente Lucid Memory Recorder.
“Ricordate, cari colleghi, quando vi parlai di questa idea? Allora il fascicolo che ho in mano sarà stato...quanto? Un decimo di questo?” Guarda con falso interesse lo spessore che i fogli racchiusi insieme creavano, poi continua a rivolgersi direttamente al visore. “Non vi biasimo per non avermi dato credito, allora. 'E' un'idea da videogioco. Chi vorrebbe passare la sua vita a rivivere il passato?'. Già, come se i locali dove tizi cotonati rivivono ancora i fasti del glam rock anni 80 non esistessero. Ma lasciare l'idea inesplorata era giusto, per i motivi sbagliati ma lo era. Perchè quegli stessi rocker persi nelle nebbie del passato potrebbero farlo 24 ore al giorno, perchè il passato può diventare una droga. La stessa droga che porrà presto fine alla mia vita.”
Si fruga nelle tasche alla ricerca di qualcosa, e la sua mano ricompare dopo un paio di secondi con in mano un accendino nero decorato con una scritta dorata. Troppo veloci i movimenti con cui lo manovra per dare vita alla fiamma che in un attimo inizia a bruciare il fascicolo per poter decifrare la scritta, qualche secondo e lo fa ritornare nella tasca mentre cerca goffamente di tenere in mano i fogli che pian piano ardono.
“Non voglio lasciare prove del mio successo dietro di me. Così non ci sarà modo di ricreare ciò che ho realizzato se non in anni, e magari per allora sarete abbastanza saggi da buttare via tutto prima di arrivare al punto a cui sono arrivato io. E' curioso, ma sto per rivivere esattamente ciò che mi sono lasciato indietro nel momento in cui ho iniziato la lunga strada che mi ha portato a volerlo rivivere. Chissà se è giustizia divina, questa”. Un sorriso triste solca per un attimo il suo viso, ma sparisce presto trasformandosi in una altrettanto fuggevole smorfia di dolore.
Rotea gli occhi prima di ricominciare, come se mantenere la lucidità fosse un grande sforzo. “Sto divagando, e so che queste prime frasi vi risulteranno criptiche, per cui ora vi spiegherò cosa sto per fare. Quello” e nel dirlo si volta ad indicare il lettino, “è quella che diventerà, con ogni probabilità, la mia bara. Ma è molto di più di un semplice involucro per le mie spoglie. Il cuscino è collegato a dei sensori che a breve collegherò alla mia testa, come ho fatto per gli ultimi mesi, ma facendo fare ai macchinari che si trovano nel basamento il percorso contrario rispetto a quanto fatto finora. Il lettino non è altro che un estrattore di ricordi, sviluppato pazientemente negli anni e perfezionato sempre di più nel lunghissimo tempo libero avuto negli ultimi 16 mesi e 39 giorni. Il tempo passato da quando Carol mi ha lasciato.”
Fa una piccola pausa, chiude gli occhi come per concentrarsi e continua. “Il Lucid Memory Recorder però non è solo questo. Non serve solo a catturare i ricordi ma può anche farli rivivere, come un sogno ad occhi aperti. Ma per poterlo fare serve che il ricordo sia perfetto, che tutte le sinapsi del cervello collegate alla memoria siano ricopiate pari pari all'interno del programma di gestione. E sette giorni fa, il giorno dell'anniversario di matrimonio mio e di Carol, ho raggiunto questo traguardo. E ho capito subito che non poteva essere un caso.”
“Non sono la stessa persona che ero quando ci siamo conosciuti, io e lei. Allora ero più gioviale, entusiasta. Mi piaceva l'aria aperta, pensa un po', mentre ho passato gli ultimi quindici anni della mia vita a guardare il sole solo attraverso un vetro...quando andava bene. Riesco a capire perchè le cose si siano deteriorate fra me e lei, ma non riesco a rassegnarmi all'idea che non si possa tornare indietro. Sono volate parole grosse, ho fatto cose molto disdicevoli per le quali non mi maledirò mai abbastanza, ma in tutto questo non ho mai smesso di amarla...anche se non sono riuscito a dimostrarglielo.”
“Il ricordo che ho immagazzinato è relativo al nostro viaggio di nozze. Il terzo giorno per la precisione. Stavamo facendo una crociera che toccava varie isole greche, e ci siamo fermati per due giorni in un isolotto chiamato Ios. L'isola dell'amore, quale posto migliore? Abbiamo passato del tempo sulla spiaggia più selvaggia dell'isola, irrealmente da soli, siamo andati a cercare la tomba di  Omero con un motorino preso a noleggio, e la cosa ci faceva sentire degli esploratori...abbiamo visto il tramonto, il più bello della mia vita, e calato il buio abbiamo fatto l'amore con un sottofondo di belati che ci faceva tanto ridere. Quello è stato il giorno più bello della mia vita, ed è lì che voglio essere quando chiuderò gli occhi per l'ultima volta.”
“Ho modificato in questi ultimi giorni il LMR per fare in modo che, passate le prime 24 ore, nelle mie vene venga immesso un veleno letale che agisce lentamente. Piano piano mi addormenterò, senza il pensiero che quello che sto vivendo un giorno mi verrà tolto. Farò una prova, prima di collegarmi definitivamente alla macchina, per assicurarmi che tutto sia esattamente come lo ricordo...lascio questa registrazione prima di quel momento solo perchè so che, una volta appurato il corretto funzionamento del sistema, non vorrò attendere oltre.”
Si morde le labbra prima di continuare, rughe ora più profonde solcano la sua fronte. “Non fate vedere questo a Carol. Non voglia che soffra per la mia morte. E' per questo che voglio che arrivi a voi e non a lei. David, James, siete stati degli ottimi amici e spero continuiate a valere la mia fiducia anche dopo che sarò morto rispettando le mie volontà. Addio.”
Una mano si sporge per spegnere la comunicazione, la stessa mano tocca il touchscreen su cui il filmato veniva proiettato. Un anello all'anulare risplende su entrambe. Gli indici si incontrano sullo schermo, ma a Christopher non vengono in mente paragoni da Giudizio Universale.
Ho fallito, pensa, ho fallito completamente.
Come hanno potuto sfuggirmi quei segnali? La spiaggia lontana, tanto lontana dal resto che Carol pensava fosse una perdita di tempo. Lui che la incitava di continuo a sdraiarsi al sole, prendendola in giro per il suo colorito pallido mentre lei lo mandava a quel paese con fare sempre meno accomodante. Il modo in cui lo stringeva ad ogni sobbalzo del motorino mentre percorrevano quella orrenda mulattiera per andare a vedere una tomba che forse non era neanche quella dell'autore dell'Odissea...ma lui insisteva comunque, anche a costo di rischiare una caduta. Erano piccoli frammenti di una crepa che forse si stava già formando, e Christopher solo ora riusciva a decifrare le occhiate strane che lei gli aveva lanciato in tutti quegli anni, i tremiti nervosi nella sua voce, le carezze affettuose sempre più brevi e fuggevoli.
Si era sbagliato. Il lui che si era seduto sulla sedia, poche ore prima, era la stessa persona di quel viaggio. Disattento, egoista, concentrato unicamente su sé stesso. Era questo quello che aveva rivissuto, non la giornata perfetta che aveva pensato di ricreare. Aveva ricreato il ricordo di un attimo, ma non poteva fare lo stesso col sentimento di quel tempo, con quell'entusiasmo giovanile che si faceva beffe di tutto e tutti. Solo ora, dopo esserci ripassato, poteva dire di essere un altro, uno che non avrebbe pensato di aver vissuto la giornata perfetta senza essere sicuro di averla fatta vivere anche alla persona che la rendeva tale: curioso che ci fossero volute poche ora a dargli una lezione di vita che aveva rifiutato di imparare per anni.
Forse aveva sbagliato a bruciare i dati accumulati durante la creazione del Lucid Memory Recorder.  Poteva avere la sua utilità, non per perdersi nei ricordi ma per capire quanto essi possano essere falsi. Per diventare consapevoli che tutti i piccoli dettagli che ci hanno dato fastidio allora li eliminiamo solo per convincerci che le cose erano migliori prima, anche se non era così. Per arrivare alla conclusione, finalmente, che qualunque cosa succeda dobbiamo andare avanti.

Prende una penna dalla tazza, la tazza con l'istantanea di lui e Carol teneramente abbracciati sulla sabbia di una spiaggia, e comincia di nuovo il suo lavoro. Si accende una sigaretta e, nel farlo, contempla il nome di lei sull'accendino, le graziose lettere dorate che non accennano a cancellarsi nonostante l'utilizzo. Lo guarda intensamente per qualche secondo, poi si volta verso un cestino lì vicino e lo lancia all'interno dello stesso. E' ora di andare avanti, pensa, ed era ora di lasciare libera anche lei dalla sua ingombrante presenza. Solo in un modo diverso, sicuramente migliore, di quello a cui aveva pensato inizialmente.

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