La microcamera
inquadra un paesaggio asettico. Una specie di lettino da sala operatoria è la
prima cosa a saltare all'occhio, non fosse altro che per la copertura di vetro
che lo avvolge completamente e per i tubi che si vedono spuntare qua e là dal
rivestimento e dal basamento stesso. Qua e là alcuni tavoli con fogli impilati
in maniera ordinata, un portatile con lo schermo in standby ed una tazza
utilizzata come portapenne con una foto resa indistinguibile dalla distanza.
Pareti lisce e bianche, senza quadri ad adornarle, luce fredda dai neon
installati sul soffitto, il tipico aspetto di un laboratorio. Una sedia
abbandonata in primo piano, sulla quale pochi secondi dopo l'inizio del filmato
si siede un uomo sulla quarantina: capelli neri corti striati di grigio anche
più di quanto ci si aspetterebbe da uno della sua età, una faccia comune a cui
le occhiaie danno particolarità ben più del vezzo stilistico di un pizzetto
appena pronunciato, una camicia blu elegante ma non particolarmente alla moda a
dargli un aspetto vagamente fuori luogo. L'uomo guarda confuso per qualche
secondo la microcamera, quasi non fosse stato lui ad attivarla poco prima, poi
espira rumorosamente prima di iniziare a parlare con lo sguardo calmo e
rassegnato fisso in camera.
“Quando vedrete
questo filmato probabilmente non sarò più qui. O, se per caso le mie funzioni
vitali dovessero essere ancora attive, non penso che riuscirete comunque a
riconoscere il me pensante nel corpo catatonico che troverete. Lascio questo
filmato solo per spiegare perchè ho deciso di andarmene da questo mondo alla
maniera che ora vi spiegherò”.
Si volta verso
uno dei tavoli attorno al lettino, prendendo uno dei fascicoli appoggiati lì
sopra e mostrando il titolo in camera. Caratteri neri su sfondo bianco,
asettico come il resto dell'arredamento, la prima pagina recita semplicemente
Lucid Memory Recorder.
“Ricordate, cari
colleghi, quando vi parlai di questa idea? Allora il fascicolo che ho in mano
sarà stato...quanto? Un decimo di questo?” Guarda con falso interesse lo
spessore che i fogli racchiusi insieme creavano, poi continua a rivolgersi
direttamente al visore. “Non vi biasimo per non avermi dato credito, allora.
'E' un'idea da videogioco. Chi vorrebbe passare la sua vita a rivivere il
passato?'. Già, come se i locali dove tizi cotonati rivivono ancora i fasti del
glam rock anni 80 non esistessero. Ma lasciare l'idea inesplorata era giusto,
per i motivi sbagliati ma lo era. Perchè quegli stessi rocker persi nelle nebbie
del passato potrebbero farlo 24 ore al giorno, perchè il passato può diventare
una droga. La stessa droga che porrà presto fine alla mia vita.”
Si fruga nelle
tasche alla ricerca di qualcosa, e la sua mano ricompare dopo un paio di
secondi con in mano un accendino nero decorato con una scritta dorata. Troppo
veloci i movimenti con cui lo manovra per dare vita alla fiamma che in un
attimo inizia a bruciare il fascicolo per poter decifrare la scritta, qualche
secondo e lo fa ritornare nella tasca mentre cerca goffamente di tenere in mano
i fogli che pian piano ardono.
“Non voglio
lasciare prove del mio successo dietro di me. Così non ci sarà modo di ricreare
ciò che ho realizzato se non in anni, e magari per allora sarete abbastanza
saggi da buttare via tutto prima di arrivare al punto a cui sono arrivato io.
E' curioso, ma sto per rivivere esattamente ciò che mi sono lasciato indietro
nel momento in cui ho iniziato la lunga strada che mi ha portato a volerlo
rivivere. Chissà se è giustizia divina, questa”. Un sorriso triste solca per un
attimo il suo viso, ma sparisce presto trasformandosi in una altrettanto
fuggevole smorfia di dolore.
Rotea gli occhi
prima di ricominciare, come se mantenere la lucidità fosse un grande sforzo.
“Sto divagando, e so che queste prime frasi vi risulteranno criptiche, per cui
ora vi spiegherò cosa sto per fare. Quello” e nel dirlo si volta ad indicare il
lettino, “è quella che diventerà, con ogni probabilità, la mia bara. Ma è molto
di più di un semplice involucro per le mie spoglie. Il cuscino è collegato a
dei sensori che a breve collegherò alla mia testa, come ho fatto per gli ultimi
mesi, ma facendo fare ai macchinari che si trovano nel basamento il percorso
contrario rispetto a quanto fatto finora. Il lettino non è altro che un
estrattore di ricordi, sviluppato pazientemente negli anni e perfezionato
sempre di più nel lunghissimo tempo libero avuto negli ultimi 16 mesi e 39
giorni. Il tempo passato da quando Carol mi ha lasciato.”
Fa una piccola
pausa, chiude gli occhi come per concentrarsi e continua. “Il Lucid Memory
Recorder però non è solo questo. Non serve solo a catturare i ricordi ma può
anche farli rivivere, come un sogno ad occhi aperti. Ma per poterlo fare serve
che il ricordo sia perfetto, che tutte le sinapsi del cervello collegate alla
memoria siano ricopiate pari pari all'interno del programma di gestione. E
sette giorni fa, il giorno dell'anniversario di matrimonio mio e di Carol, ho
raggiunto questo traguardo. E ho capito subito che non poteva essere un caso.”
“Non sono la
stessa persona che ero quando ci siamo conosciuti, io e lei. Allora ero più
gioviale, entusiasta. Mi piaceva l'aria aperta, pensa un po', mentre ho passato
gli ultimi quindici anni della mia vita a guardare il sole solo attraverso un
vetro...quando andava bene. Riesco a capire perchè le cose si siano deteriorate
fra me e lei, ma non riesco a rassegnarmi all'idea che non si possa tornare
indietro. Sono volate parole grosse, ho fatto cose molto disdicevoli per le
quali non mi maledirò mai abbastanza, ma in tutto questo non ho mai smesso di
amarla...anche se non sono riuscito a dimostrarglielo.”
“Il ricordo che
ho immagazzinato è relativo al nostro viaggio di nozze. Il terzo giorno per la
precisione. Stavamo facendo una crociera che toccava varie isole greche, e ci
siamo fermati per due giorni in un isolotto chiamato Ios. L'isola dell'amore,
quale posto migliore? Abbiamo passato del tempo sulla spiaggia più selvaggia
dell'isola, irrealmente da soli, siamo andati a cercare la tomba di Omero con un motorino preso a noleggio, e la
cosa ci faceva sentire degli esploratori...abbiamo visto il tramonto, il più
bello della mia vita, e calato il buio abbiamo fatto l'amore con un sottofondo
di belati che ci faceva tanto ridere. Quello è stato il giorno più bello della
mia vita, ed è lì che voglio essere quando chiuderò gli occhi per l'ultima
volta.”
“Ho modificato
in questi ultimi giorni il LMR per fare in modo che, passate le prime 24 ore,
nelle mie vene venga immesso un veleno letale che agisce lentamente. Piano
piano mi addormenterò, senza il pensiero che quello che sto vivendo un giorno
mi verrà tolto. Farò una prova, prima di collegarmi definitivamente alla
macchina, per assicurarmi che tutto sia esattamente come lo ricordo...lascio
questa registrazione prima di quel momento solo perchè so che, una volta
appurato il corretto funzionamento del sistema, non vorrò attendere oltre.”
Si morde le
labbra prima di continuare, rughe ora più profonde solcano la sua fronte. “Non
fate vedere questo a Carol. Non voglia che soffra per la mia morte. E' per
questo che voglio che arrivi a voi e non a lei. David, James, siete stati degli
ottimi amici e spero continuiate a valere la mia fiducia anche dopo che sarò
morto rispettando le mie volontà. Addio.”
Una mano si
sporge per spegnere la comunicazione, la stessa mano tocca il touchscreen su
cui il filmato veniva proiettato. Un anello all'anulare risplende su entrambe.
Gli indici si incontrano sullo schermo, ma a Christopher non vengono in mente
paragoni da Giudizio Universale.
Ho fallito,
pensa, ho fallito completamente.
Come hanno
potuto sfuggirmi quei segnali? La spiaggia lontana, tanto lontana dal resto che
Carol pensava fosse una perdita di tempo. Lui che la incitava di continuo a
sdraiarsi al sole, prendendola in giro per il suo colorito pallido mentre lei
lo mandava a quel paese con fare sempre meno accomodante. Il modo in cui lo
stringeva ad ogni sobbalzo del motorino mentre percorrevano quella orrenda
mulattiera per andare a vedere una tomba che forse non era neanche quella
dell'autore dell'Odissea...ma lui insisteva comunque, anche a costo di
rischiare una caduta. Erano piccoli frammenti di una crepa che forse si stava
già formando, e Christopher solo ora riusciva a decifrare le occhiate strane
che lei gli aveva lanciato in tutti quegli anni, i tremiti nervosi nella sua
voce, le carezze affettuose sempre più brevi e fuggevoli.
Si era
sbagliato. Il lui che si era seduto sulla sedia, poche ore prima, era la stessa
persona di quel viaggio. Disattento, egoista, concentrato unicamente su sé
stesso. Era questo quello che aveva rivissuto, non la giornata perfetta che
aveva pensato di ricreare. Aveva ricreato il ricordo di un attimo, ma non
poteva fare lo stesso col sentimento di quel tempo, con quell'entusiasmo
giovanile che si faceva beffe di tutto e tutti. Solo ora, dopo esserci
ripassato, poteva dire di essere un altro, uno che non avrebbe pensato di aver
vissuto la giornata perfetta senza essere sicuro di averla fatta vivere anche
alla persona che la rendeva tale: curioso che ci fossero volute poche ora a
dargli una lezione di vita che aveva rifiutato di imparare per anni.
Forse aveva
sbagliato a bruciare i dati accumulati durante la creazione del Lucid Memory
Recorder. Poteva avere la sua utilità,
non per perdersi nei ricordi ma per capire quanto essi possano essere falsi.
Per diventare consapevoli che tutti i piccoli dettagli che ci hanno dato
fastidio allora li eliminiamo solo per convincerci che le cose erano migliori
prima, anche se non era così. Per arrivare alla conclusione, finalmente, che
qualunque cosa succeda dobbiamo andare avanti.
Prende una penna
dalla tazza, la tazza con l'istantanea di lui e Carol teneramente abbracciati
sulla sabbia di una spiaggia, e comincia di nuovo il suo lavoro. Si accende una
sigaretta e, nel farlo, contempla il nome di lei sull'accendino, le graziose
lettere dorate che non accennano a cancellarsi nonostante l'utilizzo. Lo guarda
intensamente per qualche secondo, poi si volta verso un cestino lì vicino e lo
lancia all'interno dello stesso. E' ora di andare avanti, pensa, ed era ora di
lasciare libera anche lei dalla sua ingombrante presenza. Solo in un modo
diverso, sicuramente migliore, di quello a cui aveva pensato inizialmente.
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