domenica 8 giugno 2014

Mario De Fanis - La valigia del tempo

Dì: è proprio vero, pà? Mà dice che nelle sere d’estate
sotto al balcone le portavi serenate;
che solo a sentire quel mandolino, su nel cielo,
tutte le stelle sfriccicavano incantate!
Diana racconta che da bambina piangeva, le sere
che tu, uscendo, non le tiravi le treccette nere.
Nice sorride ancora delle arance che facesti volare
tra le gambe della gente,scendendo da un treno del sud..
Ugo, invece, risente ancora negli orecchi
come straziava l’alba l’ostinato tuo silenzio,
il giorno che a sedici anni: “Devo andare, pà!”
venne ad annunciarti che lasciava i banchi di scuola,
che partiva per andare alla guerra!
Quando tornò, fiorivano già le rose sul tuo nome..
Quante poche stagioni ci concesse il destino!
Trepido apro la valigia del tempo e ci rovisto dentro,
ma naviga così lontana,ormai, la nave dei ricordi,
che la dimenticanza s'è fatta la mia croce.
Neppure il suono ricordo più della tua voce:
me la figuro a volte dolce, come il mormorare,
scorrendo sopra i sassi, che fa il mare;
a volte invece su toni acuta, come l’abbaiare
festoso di un cucciolo affamato;
altre, forte e cupa come il fischio di  un vapore.
E provo senza riuscire, provo ancora..
Ma ostinata la tua bocca resta muta.
Allora, sento la pena che in rimorso si tramuta,
perché  tutto l’amore che m’hai dato
serbare non ho saputo, e l’ho perduto.
Come un gabbiano stanco nella nebbia
senza di te la vita ho attraversato:
io che la guancia mi sarei accarezzato
se tu, in un momento di collera passeggera,
con uno schiaffo  me l’avessi arrossata.
Io, che dietro la porta il tuo ritorno avrei spiato.
Adesso solo una foto ingiallita mi restituisce il tuo viso,
ma io mi mordo il labbro, perché per quanto frugare
io faccia nel cassetto, neppure una io ne riesco a ricordare,

di tutte le volte che in fondo al cuore m’hai sorriso.

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