"Cosa stai
leggendo?", le chiede, mentre si sdraia sul suo lato del letto. In realtà
lo sa benissimo: è scritto a chiare lettere sulla copertina.
"Oriana
Fallaci", gli risponde lei, scandendo bene le lettere che compongono il
nome dell'autrice, con aria di sfida. "Lettera
a un bambino mai nato".
"Certo che
vi ha proprio fatto il lavaggio del cervello quella stronza".
"Ma cosa ne
sai?", replica lei, a voce più alta del normale. "E' interessante
quello che dice".
"Senti,
Chiara. Ti racconto una storia. Però non interrompermi, ti prego".
L'aveva già
sentita una decina di volte quella storia, ma per non peggiorare la situazione
non l'avrebbe interrotto.
"Hai
presente Lorenzo Cherubini?".
Lorenzo
Cherubini. Non Jovanotti. Altrimenti
il solenne discorso avrebbe perso di credibilità.
"Nel 2002 Lorenzo
Cherubini ha fatto un album, Il quinto
mondo, che inizia con una canzone intitolata Salvami. Un brano contro la
giornalista scrittrice che ama la guerra / perché le ricorda quand'era giovane
e bella. Capisci? Parla di quella stronza lì che stai leggendo tu. Un gran
disco, ma a differenza degli album precedenti non se l'è cagato nessuno. Son
bastati due versi per rischiare di compromettere una carriera".
"Beh, meno
male! Questi cantanti che fanno la predica dal pulpito hanno rotto le
scatole", risponde lei. Un dubbio le passa per la testa: l'ha interrotto
mentre parlava? Forse no. Forse le è andata bene: Mauro aveva finito il suo
discorso.
Gli rimaneva da
fare soltanto una piccola puntualizzazione: "Ah, però quella troia che
leggi tu, i sermoni li può fare. Può decidere anche chi ha diritto di vita e di
morte".
Chiara inspira
rumorosamente quel tanto di aria che basta per emettere poi uno sbuffo.
"Buonanotte!", esclama, con l'idea di tagliare corto.
"Se vuoi ti
suggerisco io qualcosa da leggere: c'è il racconto di Daniele, il mio amico. E'
la terza volta che partecipa ad un concorso letterario. Ha deciso che scriverà
racconti che parlano sempre dello stesso argomento, finché qualcuno non lo farà
vincere. E, fidati, scrive cose molto più interessanti di quell'ipocrita lì. Buonanotte,
comunque", risponde Mauro, come se nulla fosse. Chiude gli occhi e si
addormenta.
Chiara lo guarda
incredula. Va avanti a leggere ancora un po', poi posa il libro sul comodino,
dal quale afferra il suo iPhone. Dà un'occhiata alla pagina Facebook di Andrea,
il suo ex. Lo sguardo le cade su un paio di foto da lui pubblicate proprio
oggi. Le ha scattate dalla sua casa al mare. Si vede una distesa di scogli, al
di sopra della quale un gabbiano è ritratto durante le varie fasi del volo.
Chiara sa
esattamente cosa passava per la testa di Andrea mentre pubblicava quegli scatti.
Le risulta impossibile da capire, invece, quali siano i pensieri di Mauro. La
maggior parte delle volte è sfuggevole. Su alcuni argomenti, invece, ha idee
rigide, inflessibili. Una dote raramente riscontrata negli uomini da lei
conosciuti. E Chiara si pente, quasi, di aver troncato la conversazione
augurandogli la buonanotte. Gli ha dato modo di sottrarsi al confronto. Ma,
d'altronde, a lui per sfuggire alle discussioni è sufficiente girare la schiena
dall'altra parte e addormentarsi. Fosse facile, per Chiara, addormentarsi...
Per adesso può soltanto posare l'iPhone, spegnere la luce e prepararsi ad una
notte insonne. L'ennesima.
"Dai,
Chiara, svegliati! Sono le otto. C'è quel cazzo di corso prematrimoniale con Don
Antonio. Dai, che se tutto va bene è l'ultima puntata".
La voce di
Mauro, quando è così secca, non è il miglior modo per iniziare la giornata. Chiara
aveva preso sonno da circa un'ora, dopo una notte passata a guardare il
soffitto. Nonostante ciò fa finta di niente. E' abituata, ormai. Si alza, fa colazione,
si prepara per uscire.
Mauro è già
pronto. Ci ha messo dieci minuti in tutto.
"Come
sapete vi ho convocati in questo bel posto per l'ultima tappa del nostro percorso
insieme. In questa giornata vi chiedo solo di riflettere su tutte le cose che
ci siamo detti. Per fortuna il convento che ci ospita ha degli spazi molto
estesi e ben suddivisi: le signorine potranno decidere dove andare; i
maschietti, invece, prenderanno uno degli spazi rimanenti. Stasera le coppie si
riuniranno e capiranno se sono pronte per il passo successivo. Potrete passare
la giornata come vorrete. Il mio consiglio, però, è di riservarvi almeno un
momento per riflettere su ciò che state per fare. E' importante".
Finita la predica
di Don Antonio, dal bagagliaio della macchina di Mario fuoriesce un pallone da
calcio, come accade ogni volta che Mauro si trova in una situazione nella quale
non ha voglia di immergersi totalmente. Nei pomeriggi che seguono i pranzi con
i futuri suoceri, ad esempio. In quelle occasioni, Mauro si diverte a palleggiare
con Osvaldo, il pastore tedesco tanto caro al padre di Chiara. A Mauro piace giocare
con Osvaldo perché il loro rapporto si basa sugli sguardi e per giocare con lui
non è necessario parlare. Se gli esseri umani potessero basare tutta la propria
comunicazione semplicemente sugli sguardi, Mauro sarebbe l'uomo più felice del
mondo. Il pallone è d'obbligo anche quando porta al parco il suo nipotino
Simone, di sei anni, che tutte le volte si mette a fargli domande sui perché
della vita: perché la mamma parla sempre male del papà con le sue amiche mentre
lui non c'è, perché lo zio non butta via quella Punto mezza scassata e si
compra una bella Golf, e soprattutto l'interrogativo che da qualche settimana
non gli dà pace: perché il papà gli ha comprato la Playstation ma poi non lo fa
giocare a Call of Duty.
Evidentemente,
Mauro non ha tanta voglia di immergersi nemmeno nel corso prematrimoniale. A
maggior ragione nell'ultima puntata,
come la chiama lui. Ma grazie alla trovata del pallone, il gruppo dei maschi sa
come impegnare la giornata. Le donne, invece, si sentono sperdute. In teoria
dovevano essere loro a decidere quale spazio occupare. Ma forse è meglio così.
Una tacita intesa le porta a prendere possesso del bel chiostro situato
all'interno delle mura del convento. Mentre Mauro si autoelegge capitano della
propria squadra e la sua voce risuona per tutto il piazzale esterno nel
comporre le formazioni, tra le future spose regna il gelo. Il silenzio più
totale. Un silenzio al quale forse soltanto Chiara è abituata, perché è lo
stesso delle sue notti insonni.
Alcune esponenti
del gruppo delle donne rompono il ghiaccio ed iniziano a chiacchierare l'una
con l'altra. Nel giro di poco tempo, si formano dei gruppetti di tre o quattro
ragazze. Chiara rimane sola. E' seduta all'ombra della grossa magnolia situata
al centro del chiostro. E, per volontà di Don Antonio, non ha con sé nemmeno il
suo iPhone a farle compagnia. Guarda fissa il vuoto, sperando che prima o poi
sopraggiunga il sonno che quella notte le è mancato.
Il tocco di una
mano le sfiora il braccio sinistro.
"Ti manca
da morire, o sbaglio?", le chiede la sconosciuta, che nel frattempo si è
seduta di fianco a lei.
"E tu da
dove salti fuori?", chiede Chiara, seccata.
Non era una
delle future spose.
"Anch'io
vengo qui ogni tanto, ma per motivi diversi dai tuoi", le risponde la
sconosciuta, sorridendo.
"E cosa sei?
La donna di servizio delle suore?".
"No. Sono
una Sorella anch'io. Suor Maria Speranza. E tu chi sei?".
"Mi chiamo
Chiara. Come mai non sei vestita come loro?", chiede la ragazza, non più
indispettita ma semplicemente curiosa.
Quel loro provoca una sonora risata di Suor
Maria Speranza. "Sono quella che chiameresti una suora laica. Faccio quasi tutto quello che fanno loro, e non faccio ciò che loro non possono fare. Però esercito la
mia missione in quello che è il nostro
mondo. Quello di tutti i giorni, che è anche il tuo".
"Beh, non
sei veramente nel nostro mondo. Ti
perdi la componente più piacevole del nostro
mondo". In realtà non lo pensa veramente, anche se lo afferma con tono di
pesante superiorità. E non perché pensi che ci sia qualcosa di meglio del
sesso, ma perché semplicemente per Chiara da tanto tempo, o forse da sempre,
l'atto sessuale non è un piacere.
"E tu
invece non hai la fortuna che ho io, nel mio
mondo".
"Quale
sarebbe?", chiede Chiara, stavolta con autentica curiosità.
"Io ho
scelto di diventare suora perché sono innamorata di un uomo di duemila anni fa,
che ormai non è più nemmeno un uomo, ma è solo un'idea. E' immensamente
gratificante amare un'idea: non ti delude mai. E' sempre esattamente come
vorresti che fosse. Tu non hai avuto questa fortuna, e ti tocca amare un uomo
in carne ed ossa. Che non reggerà mai il confronto con l'ideale, e ti deluderà
ogni giorno. Ma chi te lo fa fare di sposarti? Sei consapevole di ciò a cui vai
incontro?".
"Vorrei
soltanto che fosse diverso. Almeno un po'...".
"Forse
anche tu, senza accorgertene, lo stai confrontando con un'idea. Chi è che ti
manca da morire? Chi è che per te è ormai diventato un'idea? Come si
chiama?".
Chiara non si
aspettava un simile interrogatorio. Prova ad accennare una risposta, anche se
le costa fatica. "Si chiama Andrea. Ma, credimi, una storia con lui
sarebbe stata impossibile. Ora sto con Mauro".
"E vuoi
sposarlo? Sei sicura?".
Chiara chiude
gli occhi. Sospira. Li riapre immediatamente, e sono umidi. Qualche lacrima le
scorre sul viso.
"Vedi, Chiara,
il tempo non c'entra niente con la qualità del sentimento. Forse il tempo
non...".
"Sì. Voglio
sposare Mauro", afferma Chiara a voce alta, con tono deciso, interrompendo
ciò che Suor Maria aveva ancora da dire. Probabilmente qualche disquisizione
filosofica sul fatto che il tempo percepito dall'uomo sia un concetto di scarsa
importanza per l'ottica religiosa.
Chiara è
convinta. Vuole Mauro accanto a sé come marito. E lo ribadisce, con la stessa
fermezza di voce, la stessa sera, davanti a don Antonio. Anche Mauro afferma di
voler sposare Chiara. Ma non sta pensando per davvero al significato della sua
affermazione. E' ancora concentrato su un inaspettato gol in rovesciata che ha segnato
nel pomeriggio.
Il matrimonio di
Chiara e Mauro è uno dei pochi in cui la sposa arriva prima dello sposo.
Nessuno è preparato alla circostanza. Nell'attesa, Chiara mantiene fisso lo
sguardo verso il vuoto, proprio come aveva fatto quel giorno all'ombra della
magnolia.
Con qualche
minuto di ritardo, giunge sul sagrato della chiesa un grosso SUV bianco. A
guidarlo è Massimo, il fratello di Mauro, il padre di Simone: il bimbo che si
chiede i perché della vita. Fermandosi, Massimo abbassa il finestrino e mostra
a tutti i presenti un sorriso smagliante. Il fratello dello sposo è molto
elegante nel suo smoking nero. In molti pensano che i ruoli siano invertiti, e
che sia lui lo sposo. Sembra che si stia presentando al proprio matrimonio per
la seconda volta.
Mauro scende dal
veicolo mantenendo lo sguardo rivolto verso il basso. Indossa un completo
grigio da consulente assicurativo, per niente adatto all'occasione.
Chiara rivolge
lo sguardo verso l'entrata della chiesa, e suo padre le porge la mano. Il padre
è emozionato: entro breve la porterà
all'altare. Negli ultimi tempi aveva quasi dubitato di farcela: all'età di Chiara
era già sposato da più di dieci anni. Ma per fortuna era arrivato Mauro: uno
con le idee ben chiare, uno che non si fa tante domande, uno che non si lascia
contagiare dai dubbi e dai tentennamenti della donna con cui sta.
Don Antonio è
già in chiesa e cammina avanti e indietro. E' nervoso. Teme che nemmeno venti
lezioni del corso prematrimoniale siano sufficienti a far entrare nella testa
degli sposi l'importanza del sacramento del matrimonio.
Mauro, senza
stabilire contatto visivo con i presenti, si gira per un istante verso
l'automobile e con mano tremante estrae il suo Samsung Galaxy dalla tasca della
giacca. Sblocca il display sbagliando un paio di volte la combinazione. Apre Facebook.
Va sulla pagina di Marzia. L'ha conosciuta qualche mese prima della fatidica
scelta di frequentare Chiara.
Informazioni.
Situazione sentimentale.
Come ogni giorno
negli ultimi cinque anni, anche oggi ottiene la sua risposta rassicurante.
Single.
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