La mamma
Bellissima, che di più non si può
Bellissima, che di più non si può
l'immagine che ho di te da bambino
che non si perde tra le righe del
tempo
non si perde, finché ci sarò
fin quando di te sarò paladino
e se sfiorisco nel frattempo
e ricordarti più non potrò
allora, sarai tu a starmi vicino
come sempre nel tuo tempo
La vetrina e la donna
A te penso laboriosa donna
piccole mani assai svelte
mamma per sempre, ma anche nonna
che solo i figlioli hai nella mente
sui ripiani semplici cose
di carta intagliata i merletti
averi preziosi di tutte le spose
che solo tu prendi e metti
vita di stenti per te e per tutti
e alla sera al focolare
prepari e cuoci i pochi frutti
che ti da il campo e il lavorare
nei cassetti per bene piegate
tra le tovaglie profumo di ranno
le poche lire che hai risparmiate
per il cotone e qualche panno
alla mattina al cantar del gallo
sempre prima ad alzar la testa
lavori contenta per mandare al
ballo
le tue figliole la sera di festa
al centro in bellavista la sveglia
sopra al ricamo inamidato
con le comari consumi la veglia
storie e ricordi del tempo passato
di un omone spesso sei moglie
che quando chiama pronta ti trova
a soddisfare le proprie voglie
tra i cartocci della misera alcova
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