domenica 5 giugno 2016

Leonardo Pecoraro - Come è profondo il mare

Sono sempre stato un rinomato osservatore, dicono gli altri… eppure, in tutta la mia vita, non ho mai visto niente.
Tutto era sfocato, era tutto invisibile e paradossalmente ironico; fino a quando, finalmente, gli occhi si aprirono.
Noi guardiamo tutto in modo approssimativo senza dar mai particolar peso a ciò che ci sta di fronte. Non solo perdiamo la grandiosità della natura ma perdiamo anche quei minimi dettagli, quei piccolissimi dettagli fantastici che fanno la differenza, se notati.

«Come è profondo il mare» pensai ad alta voce, ed iniziai a rifletterci sopra, iniziai a mettere in moto i miei neuroni per una cosa che, inizialmente, sembra alquanto banale poiché è un pensiero infantile... ma mai scontato.
Il mare. Il mare sconfinato, il mare che sembra non finir più. Quella fantastica ed incommensurabile ansia che si prova di fronte ad esso per la sua magnificenza. La sua schiacciante magnificenza.
Il mare, paragonabile all'infinito, all'amore, alla gioia, all'ansia, alla paura.
E come l'infinito stesso sfocia nell'immaginario comune. Sì, noi che con l'immaginazione navighiamo nel beato ed indiscusso limbo della creatività.
E il mare, come l'infinito, non ha limite, e nemmeno l'immaginazione.
Tutti hanno il proprio infinito, tutti hanno la capacità di immaginare. E' qualcosa di fantastico, di superlativo; ti puoi perdere tra vari pensieri e riflessioni... finché non ti accorgerai che anche questi saranno infiniti con relative risposte infinite. Non c'è limite, in qualsiasi cosa non c'è limite; la musica non ha limite, la vita non ha un limite, poiché moriamo, ma in quel preciso momento un’altra vita sta germogliando; la gioia, la felicità, l'amore non hanno limite, ciò che ci circonda non ha un limite ed è terribilmente fantastico.
Io, che sono il primo a perdermi in questo infinito ho solo voglia di continuare a scoprire e di andare in fondo al mare per trovare il nesso logico che c'è nella vita.
Il mare, che col suo movimento monotono ci ricorda la nostra lunga e irripetibile vita vissuta solo di apparenze.
Nessuno sa chi è realmente e nessuno mai lo saprà poiché ognuno di noi ha molteplici facce dietro di sé, ed ognuno di noi, proprio come il mare, non troverà mai il punto d'origine. E come sempre affogherà tra l'immensa e vasta avidità della vita stessa rubando l'unica cosa a te preziosa.
Te, te che eri immensa; te, te che eri il mio infinito... guardami affogare in questo oceano disperato e guardami mentre divora la mia fievole anima oramai lacerata da uno strazio immenso e, con un lieve respiro di crepacuore, mostrami il tuo amore celato negli abissi dell'indifferenza poiché io possa gioire per l' ultima volta.

Non capivo... mi sentivo spaesato come un bimbo alla ricerca della propria madre.
Perché tanto dolore in una vita così sobria ?

Naufragai. Mi persi completamente nel buio più totale e non riuscii più a pensare.
Ero solo amareggiato e non vidi più nulla se non un buio destabilizzante.
Una strana paura mi pervase dalla testa ai piedi come se, in qualche modo, qualcosa mi stesse trascinando sempre più in giù. In giù. In giù.
Mi mancava il respiro. Mi mancava il tuo respiro docile e cauto sulle mie labbra.
Mi mancava la felicità e la gioia di sentirti ogni millisecondo accanto a me.
Ma ora, ora; non ci resta più niente se non un ricordo ormai lontano di ciò che è stato e che sarà continuamente nei nostri pensieri.

Il mare, già, il mare… cauto e semplicemente atroce.

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