lunedì 2 giugno 2014

Leonardo D’Amico – Non vado più a capo - Rette sfere

Non vado più a capo
Quando nell'ombra la luce stanca
in calme trame di tela
soffrono intrisi i ricordi
che nitidi nuotano per sempre.
Dentro quei mari astratti
colori puri spargo.

Cerebrale appaio stanco
incolonnato tra grigi cristalli
e variegati pensieri incastonati nel tempo alleggerito.

Rompo il passo finalmente
attratto da versi effimeri insignificanti
e da giorni inutili che non concludono il mese.
Deludente sarò per tutti
ma variopinto tengo la mia mela in mano

e non vado più a capo.



Rette sfere
Come fratello di Ulisse metto cera nei timpani
non per paura delle sirene
ma per annullare lo scandire del campanile.

Le clessidre svuotate odorano fiacche
così pensavo alla tua faccia
mentre buttavo via la meridiana
che mi hai regalato tre anni fa
per il mio aumento di salario.

Ticchettii nervosi mordono il silenzio
e rammentano che il tempo si è stancato di me:
ho chiesto che rallentasse, che si fermasse.
Ma le rette sfere insistono
e implacabili scattano ferme all'arrivo.

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