- Ciao, a cosa stai
pensando?
Al sentire quella domanda,
che a lui parve fastidiosamente banale, alzò gli occhi da terra e si trovò di
fronte una ragazza dai grandi occhi neri e dal sorriso aperto che lo fece mettere
subito in guardia. Un’altra di quelle fastidiose mosche notturne che finivano
sempre per ronzare attorno alla gente come lui?
-Veramente sarebbero fatti
miei, comunque se proprio vuoi saperlo sto pensando a quale razza di
organizzazione appartieni
- Come lo sai che faccio
parte di un gruppo?
- Un giubbotto giallo limone
come il tuo lo si può indossare solo come divisa.
- Hai ragione, faccio
parte di un gruppo chiamato “Night Angels” che vuole aiutare chi si trova
costretto a trascorrere la notte qui in stazione. Ci conosci?
Una buona samaritana,
dunque. Carina, giovane, innocente e con tanta voglia di aiutare i gatti neri,
i pessimisti, quelli che hanno cattivi pensieri. E in questa sua pia opera di
carità eccola incrociare la sua stessa strada.
- Ora sono io che voglio
farti una domanda: cos’è che ti ha fatto credere di dover accorrere in mio
aiuto?
- È mezzanotte passata e
te ne stai seduto sul bordo estremo del marciapiedi dell’ultimo binario. Un
passo ancora e ci sono solamente le rotaie, non hai un posto migliore dove
passare il tuo tempo?
- Credo proprio di no
Quanto è giovane, pensò,
avrà al massimo vent’anni e tutta la vita davanti a sé. È vogliosa di fare, di assistere il primo
disperato che le capiterà sotto, ma è anche terribilmente ingenua… chissà
perché lo fa? Non è che anche lei è
inseguita da un demone e crede di potergli sfuggire aiutando il prossimo?
- La depressione è una
brutta cosa
- E tu che ne sai? L’hai
mai provata forse?
- No, però sono entrata in
contatto con persone depresse. Poveretti!
- E perché poveretti? Al
contrario sono persone ricche di sensibilità. Anche troppo ricche
- Senti, ti dispiace se
andiamo a parlare lontano da qui? Questo posto è così freddo e sporco
- A me invece non
dispiace. Mi sento come se fossi su un molo, basta un solo passo e poi c’è il
mare
- Ma questo non è il mare,
qui di fronte ci sono solo i binari
- Intendo dire il mare
oscuro di una notte della quale non scorgo la fine. Non lo vedi da te come è
profondo questo mare?
- Ti prego andiamocene.
Poco lontano dalla stazione c’è un pub, ti va una birra? Offro io. Sei un tipo interessante
sai…
Ma sì, pensò, vediamo se
questa luce che risplende nel buio è un rifugio sicuro o soltanto una lucciola
ingannatrice.
Nel pub, grazie alla birra,
un confortante vento caldo cominciò a soffiare sui loro animi. Parlare, bere e
ancora parlare e ancora bere e poi ancora parlare. Farlo in mezzo alla
confusione, impregnati dell’odore intenso e aggressivo di senape e ketchup, di
wurstel, hamburger e patate fritte sfrigolanti in un olio riciclato chissà
quante volte; tra il concitato sovrapporsi delle voci dei numerosi avventori,
mentre l’impianto stereo del locale sparava musica popolare irlandese a tutto
volume. Riuscire a parlarsi ignorando gli altri. L’unica cosa che sembrò loro
esistere là dentro fu una potenziale felicità in questo mondo tormentato. Lui le
confidò di una squallida storia di amore perduto, di un rapporto coniugale finito
male. -Ti lascio, me ne vado via; -Ti
prego resta, sei tutto per me; -Ma non capisci che ormai non provo più niente
per te, che amo un altro? Erano state parole che gli avevano distrutto la
vita, ma adesso lui sentiva di avere la forza di poter raccontare a un’estranea
un dramma così intimo, così personale. C’è dunque ancora vita dentro di me,
pensò.
Poi lei gli sorrise, ma stavolta
non era più quel sorriso di accondiscendenza che fino ad allora le aveva visto
sul suo giovane volto.
- Vuoi venire a passare la
notte a casa mia? Sono sola, starai bene, te lo assicuro
- E perché?
- Ti sembrerà strano, ma
mi sto affezionando a te
Lei ora non attendeva
altro che un suo cenno di assenso. Lui la guardò, ma quello che provò fu
solamente un improvviso torpore mentale, nessun pensiero, nessun sentimento.
Solo un grande vuoto interiore. Comprese allora che tutto era finito prima
ancora di cominciare. L’unione di corpo e anima non era roba per loro perché le
parole hanno sempre due significati e i pensieri finiscono così per essere spesso
fraintesi. Quella ragazza si aspettava qualcosa da lui che non avrebbe mai
potuto dargliela, perché era fuori dalla sua portata. Allo spuntare del sole si
sarebbero ritrovati avvolti unicamente dalla delusione, realizzando entrambi
quanto fossero stati sciocchi.
E lui non voleva che lei
si vergognasse.
Senza mai voltarsi se ne
ritornò alla stazione e, senza che nessuno gli dicesse qualcosa, arrivò
all’estremo limite del marciapiedi dell’ultimo binario. Lì dove quella ragazza
ora lontana lo aveva avvicinato. Il buio mare della notte gli stava davanti e
lui a malapena riusciva a distinguere i tanti binari che, intricati come
serpenti, lo richiamavano verso uno sconosciuto infinito. Un passo ancora e
sarebbe stato come il camminare sulle acque. E lui fece quel passo e poi un
altro e un altro ancora. Lasciandosi alle spalle anche le ultime luci della
stazione, stava entrando sempre più in una dimensione nuova e sconosciuta. Non
provava piacere né curiosità né paura. Non provava nulla. Rimase indifferente
anche quando a pochi metri da lui passò un treno in uscita seguito dopo un paio
di minuti da uno in entrata. Chissà se i macchinisti o qualcuno dei passeggeri
lo avevano visto? Chissà se avevano avvertito la Polfer di un uomo che stava
camminando sui binari? Tutte domande a cui non gli interessò trovare risposta, ormai
era immerso in quel mare oscuro e gli sembrò di essere un pesce. E un pesce è
protetto dal mare.
Pensò a quella
ragazza/angelo che ingenuamente aveva creduto di poterlo salvare con parole
gentili e un invito a casa sua. Forse
sarebbe dovuto tornare sui suoi passi, forse sarebbe dovuto andare a cercare
quella ragazza, forse… ma sarebbe poi servito a qualcosa? Fece spallucce e continuò
ad andare avanti e a fondo. Come era profondo il mare.
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