Il sole splendeva sulla
pianura. Era un inverno clemente quello che stava trascorrendo nella Valle del
Comando, in cui spiccavano le Bianche Torri di Nippur, dove il Dio della città
Enlil dominava, dall’alto della sua casa, tutta la piana.
Nippur era capitale e
città-torre, come la maggior parte degli altri centri della regione.
All'interno della sua immensa mole vi risiedevano circa 20.000 abitanti.
La Torre di
Nin.lil, la più alta della città e il cui nome era dedicato alla sposa del Dio
Enlil, s’innalzava nel cuore dell’abitato ed era il centro della vita di
Nippur, oltre che la residenza dei Signori del Comando. Sfavillava nel cielo
con i suoi colori d’argento, slanciata e splendente; a metà di questa il magnifico
giardino pensile dove gli abitanti dalla testa nera si recavano a lavorare la
terra o potevano riposare brevemente, ammirando il panorama.
La maggioranza della
popolazione della Capitale, gente normale, paurosa anche delle più piccole cose
e delle superstizioni, spesso, non riusciva ad arrivare alla fine del mese; ma
la loro paura e il loro timore erano molto più profondi di quanto si potesse
immaginare.
Quel pomeriggio d’inverno,
sul terrazzo in cima a una delle Torri Bianche, Auriel si godeva il panorama in
attesa del rientro del padre dalla caccia.
Le piaceva starsene là
sopra da sola, con la brezza del vento che le accarezzava i lunghi capelli
rosso dorati e la faceva sorridere. Il suo aspetto non era come quello dei suoi
concittadini dalla testa nera. La sua pelle era pallida e i suoi occhi erano di
un castano intenso, la loro forma ricordava quella di un cerbiatto e
l’espressione sul suo viso era luminosa come le stelle.
Era solita sedersi sulla
guglia più alta, dove poteva ammirare il tramonto e il rosso del sole svanire
nel mare blu, che si apriva a Sud di Nippur. Il più delle volte stava in
silenzio a pensare, muta come un pesce; nonostante questo però, le sue
riflessioni erano potenti e difficili da bloccare, perché erano in grado di
assumere una forma viva.
Lei era una ragazza
semplice, come suo padre, ma entrambi erano profondamente diversi da tutto il
resto della popolazione. Non erano soliti lasciarsi sopraffare dai pensieri
inutili o dalla tirannia del loro Signore; nella loro semplicità amavano
esprimere idee e opinioni. Sembravano superficiali, ma in realtà, il loro Animo
era profondo come il mare che spesso ammiravano estasiati per ore.
Si opponevano al giogo
del loro Dio con manifestazioni e scioperi, cercando di coinvolgere i loro
concittadini, ma senza successo. Il cambiamento non era possibile, perché gli
abitanti di Nippur avevano paura di ritorsioni; così i due si ritrovarono soli,
persi nei loro pensieri profondi come il mare.
Auriel non poteva
immaginare che proprio quel giorno, l’esercito di Enlil, per volere del Dio
stesso, avrebbe cambiato per sempre le loro vite e in particolare il suo
destino.
Poco dopo il tramonto,
infatti, non vedendo il padre rientrare, la ragazza decise di scendere per le
vie del centro e chiedere alla bottega del legno se ci fossero notizie dei
cacciatori. Il falegname, a questo punto, disse ad Auriel che suo padre fu
arrestato e condotto in prigione dove, di lì a poco, sarebbe stato giustiziato
nel carcere di chirurgia sperimentale di Nippur; l’uomo le disse di fuggire,
perché i soldati stavano cercando anche lei e l’unica via di scampo era di
immergersi nel ventre del mare; lo stesso dal quale tutta la razza umana prese
forma e dove solo i pesci avrebbero potuto aiutarla.
Auriel corse via dalla
bottega, ma non sapeva cosa fare e dove andare; così decise di nascondersi fino
al calare della notte, in modo da poter avere più possibilità di fuggire senza
essere catturata.
La ragazza avrebbe voluto
correre da suo padre, sarebbe stata disposta a morire con lui, ma una strana
voce che proveniva dal profondo della sua Anima la incitava a scappare da
Nippur e a salvarsi:
“Perché?” Pensò Auriel
Non sapeva darsi una
risposta, ma era cosciente del fatto che la sua sopravvivenza avrebbe permesso
anche al genitore di continuare a vivere.
Non c’era luna quella
sera. Era una notte perfetta per salpare in segreto, anche se a causa del buio,
non riusciva a vedere bene dove dirigeva i suoi passi. Auriel s’incamminò verso
una caletta, dove era ormeggiata una barca.
Nonostante le prime
difficoltà, la ragazza riuscì a salpare. Sentiva le onde che sbattevano sulle
fiancate della barca e sperava che questo dondolio le avrebbe permesso di
riposare almeno un po’; ma la notte di Auriel non passò tranquilla. Una miriade
di pensieri e di emozioni popolavano la sua mente e il suo cuore; così, in un
attimo, arrivò l’alba.
La barca era bellissima,
di un legno scuro e brillante che non conosceva, la vela era di color magenta e
nella piccola stiva trovò ogni genere di prima necessità: una bussola, una
mappa cibo e bevande; la cosa più sorprendente era l’estrema leggerezza del
materiale di costruzione che permetteva all’imbarcazione di scivolare tra le
onde.
I giorni passavano inesorabili;
cielo e terra iniziarono a confondersi, e Auriel cominciò a preoccuparsi della
sua sorte: sarebbe morta in mare a causa degli stenti?
La ragazza decise di
consultare nuovamente la mappa, ma la terra ferma più vicina distava circa
quattro mesi di navigazione e lei non aveva abbastanza cibo e acqua per
sopravvivere. Ad un certo punto però, guardando meglio la bussola, Auriel notò
che stranamente l’ago smise di segnare il Nord come se una forza magnetica
interferisse con lo strumento.
Alzando gli occhi verso
l’orizzonte, la ragazza rimase sorpresa nel vedere un’enorme voragine che si
apriva nel mezzo del mare. La barca fu immediatamente catturata dalla corrente
e Auriel non poté più sottrarsi a quel terribile destino. Era la fine del suo
viaggio.
L’imbarcazione correva
veloce come il vento e la ragazza dovette aggrapparsi con tutte le sue forze
per non cadere in acqua e morire all’istante.
Quel gorgo era
impressionante, enorme ed inimmaginabile.
La barca iniziò a girare
in tondo, prima lentamente e poi sempre più velocemente; girò per un tempo
infinito fino ad arrivare alla bocca di quella voragine terrificante.
In un attimo, fu tutto
buio e la giovane perse conoscenza.
Senza saperlo entrò nel
ventre del mare.
Auriel si svegliò in un
luogo confortevole, era un letto; non sapeva da quanto tempo stesse dormendo o
dove fosse. I suoi occhi videro una stanza azzurrina, illuminata dalla luce di
uno strano sole, sulle pareti molte immagini di oggetti volanti, infine,
accanto a lei una figura maschile sorridente e rassicurante. Era alto più di
tre metri, i suoi capelli erano bianchissimi e i suoi occhi luminescenti.
“Chi sei?” Chiese la
ragazza con un filo di voce, ma lui non rispose e lei si addormentò nuovamente.
L’indomani mattina, la
ragazza riuscì ad alzarsi dal letto, indossò alcuni abiti che trovò su una
sedia accanto al suo giaciglio e prese la decisione di uscire.
La città in cui si
trovava era all’interno di un’immensa cupola; fuori da questa, in mezzo al
mare, c’erano distese e distese di campi coltivati che sembravano simili a
quelli della valle del Comando di Nippur.
La cosa più sconvolgente
era che, nonostante fosse nel ventre del mare, la ragazza poteva vedere le
montagne, le vallate, il cielo, le stelle, la luna e il sole!
La città era divisa su
due livelli, uno superiore e uno inferiore, a cui si poteva accedere tramite
delle scale e dei parchi che collegavano la parte alta e quella bassa della
cittadina.
Auriel si trovava nella
parte alta, quella più antica. Camminava e cercava di parlare con gli abitanti
di quel luogo senza successo.
Ad un certo punto si
affacciò su una terrazza e osservando il sole iniziò a pensare a suo padre e
alla sua Nippur.
Cosa ne sarebbe stato di
lei? Osservò tristemente.
Tuttavia, non fece in
tempo a finire la formulazione di quel pensiero, perché iniziò a vedersi
luminosa; il suo corpo emetteva una strana luce, la stessa delle stelle.
Continuò a camminare e
ben presto arrivò ad una scalinata che l’avrebbe condotta verso la parte bassa
di quella città, ancora senza nome; era impossibile vedere cosa ci fosse in
fondo a quelle scale.
Intorno a lei c’erano
muri medio alti ricoperti di verde, il cielo era azzurro e limpidissimo, la
temperatura era tiepida e si sentiva il profumo dell’erba e degli alberi;
doveva essere primavera e quel luogo sembrava essere pieno di pace.
Il suo sguardo, però, era
attratto da quella scalinata, così prese coraggio e decise di scendere. Non
poteva immaginare quello che avrebbe visto di lì a poco nella parte bassa della
città.
Arrivò in un posto
incredibile.
Dietro di lei la parte
alta della cittadina abbarbicata tranquillamente sulla collina, a Est un’altra
città con delle cupole d’oro su degli edifici bianchissimi che ricordavano le
Torri di Nippur, a Ovest delle colline verdissime sui cui splendeva il sole che
presentavano dei fori tecnologici enormi, attraverso i quali, volavano delle
navi spaziali. Davanti a lei, infine, una città del futuro.
Un edificio di cristallo
da cui decollavano e su cui atterravano navi volanti piccole e grosse.
L’edificio era fatto a onda e sui vetri si riflettevano il cielo, la collina e
le astronavi. Era assolutamente incredibile.
Auriel rimase estasiata,
ma la sua attenzione fu poi attirata da ciò che vide sopra l’edificio di
cristallo.
Una quantità infinita di
stelle e lunioli che formavano una galassia circolare. Non era notte, eppure si
poteva vedere benissimo quello spettacolo inimmaginabile. La ragazza sentì che
era da lì che tutto proveniva, perché avvertiva chiaramente il pulsare della
vita.
“La vita era nata dal
mare…“ Disse
Solo a quel punto
comprese di essere giunta nel mondo sommerso di Abzu, e nella capitale Eengura,
governata dal Dio En.ki, la cui casa era quella galassia.
En.ki era buono, amava il
libero pensiero, l’arte e sosteneva il suo popolo; non era come Enlil. Qui
nell’Abzu regnava la pace.
Auriel guardava tutto ciò
che la circondava, meravigliandosi sempre di più. Ad un certo punto, però, una
voce catturò la sua attenzione:
“Eccoti, finalmente sei
arrivata! Ti stavamo aspettando”. Disse un tipo sorridente, che la giovane
riconobbe subito come l’uomo che si prese cura di lei durante il lungo sonno.
“Dove sono?” Chiese la
ragazza
Lui sorrise senza replicare;
Auriel sentiva provenire la risposta dalla sua Anima: era a casa.
I due iniziarono a
camminare senza paura, senza sospetto; tutte le persone lì presenti erano luminose
come loro.
Non si distinguevano bene
i tratti, ma brillavano e nel camminare lasciavano una scia bianca dietro di
loro.
I due arrivarono ad una piazzola,
dove tutti stavano aspettando qualcosa. Era una stazione, ma il treno non viaggiava
su rotaie così come l’autobus non viaggiava su ruote… volavano.
La ragazza e il suo
accompagnatore senza nome si fermarono nella piazzola, c’erano una fontana e
delle panchine.
Improvvisamente la
giovane sentì una voce calda:
“Finalmente me l’hai
portata Mistico”. Disse un uomo altissimo rivolgendosi al mio accompagnatore.
“Sì Mio Signore En.ki, la
ragazza era debole e ha dormito per due giorni. Mi scuso.” Rispose.
Era una figura imponente,
dalla pelle candida, capelli corti e grigio argentei. Il suo atteggiamento e le
sue movenze erano militari, doveva essere un aviatore oltre che il Dio della
città. La cosa sorprendente però, erano i suoi occhi, profondi e azzurro-grigi
e verdi; all’interno di questi si poteva vedere tutto l’universo e l’intero
creato. En.ki, il Signore dell’Abzu e creatore della vita era lì, di fronte a
una giovane fuggita da Nippur.
“Benvenuta Auriel”. Disse
En.ki con un gran sorriso e con immensa gioia. Il Signore di Eengura la
abbracciò ed insieme, sorrisero
dolcemente.
“Com’è profondo il Mare!” Pensò Auriel felice.
Nessuno avrebbe potuto
distruggere quel luogo custodito dai pesci. Finalmente era a casa e al sicuro.
Nessuno le avrebbe più fatto del male o le avrebbe impedito di pensare e
sognare in totale libertà.
è una storia bellissima! assolutamente da leggere e condividere! Brava Rossana!
RispondiEliminaLuigina
Bellissimo si parla anche di sumeri... un pezzo della nostra storia!
RispondiEliminaGiulia
Forse dovremmo avere tutti il coraggio di lasciare la "nostra Enlil" e andare "nel profondo del mare"! Grande Rossana!
RispondiEliminaEleonora ☺
Buonasera
RispondiEliminapenso che questa storia sia molto bella e trasmetta messaggi seri ed educativi. ad esempio prendere in mano le redini della propria vita e sfidare l'incognito alla ricerca del proprio io e della propria casa.
Il coraggio della protagonista è ammirevole e mi chiedo se la protagonista non sia, in realtà, l'autrice.
voto 9
bravissima
Dobbiamo trovare tutti la nostra eengura
RispondiEliminaAlessandra
Ciao Rossana letta ieri sera la storia che hai scritto, molto bella e ricca nei contenuti, congratulazioni.
RispondiEliminaPietro
Ho letto sul Novara Oggi della partecipazione di questa ragazza al concorso letterario. La seguo dall’inizio delle sue pubblicazioni e trovo i suoi lavori interessanti. Non mi aspettavo un’evoluzione di questo tipo da una persona abituata a scrivere di geopolitica e devo ammettere che la cosa mi ha stupito in positivo. Devo fare i complimenti a questa giovane ragazza e al suo percorso che, piano piano, sta migliorando, si sta affinando e sta diventando sempre più interessante. Brava! Massimiliano
RispondiEliminaLa storia è molto carina, anche se non amo molto il genere fantasy. La scrittura è bella, ma può sicuramente migliorare. Voto 7. Alberto
RispondiEliminaCiao Rossana
RispondiEliminaho assistito alla tua conferenza al Pascal per la memoria e ho letto la tua storia.
Bravissima!
È sempre un piacere leggerti
RispondiEliminaBruna
Bellissima questa storia
RispondiElimina