Tutti i
vegetali, come è noto, hanno solide
radici ed è piuttosto difficile e rischioso rimuoverli per portali altrove
specialmente se sono già molto cresciuti.
Gli esseri umani
non hanno radici così inamovibili ma in molti casi sono anch’essi radicati in
un territorio soltanto ragioni molto serie li convincono a trasferirsi lontano.
Meglio se
avviene da giovani, da adulti la nostalgia gioca un ruolo determinante.
Molti nostri
emigranti hanno voluto concludere la propria vita nei camposanti dei luoghi
nativi.
Anche le
inflessioni dialettali delle proprie città di nascita fanno parte delle nostre
radici e quindi del nostro bagaglio culturale.
Chi non
riconoscerebbe all’estero un italiano proveniente da Genova, Napoli, Palermo,
Pisa dopo poche parole?
Un toscano
rivolto al vostro figlioletto certo gli direbbe:”Ovvia, che tu grande che tu
sei!”
Il termine
radice è anche usato in altri contesti.
Così la dolorosa
estrazione di una radice di un dente malato fa la gioia dell’odontotecnico che
potrà costruirne un altro costoso assai.
Se poi la radice
è clavata ad essere soddisfatto è anche
il dentista: intervento più lungo e più complesso, parcella in proporzione.
Il contadino e
l’ortolano invece temono per il marciume radicale, nulla a che vedere con il noto
partito politico che si è sempre battuto, con alterne fortune, contro il
malaffare ed i ladri di verità.
Concludendo,
cari lettori, conservate con cura le vostre radici alle quali dedico questa
breve poesia in metrica TANKA:
Solida quercia
ombra ossigenata
sosta gradita
con profonde radici
resisti centenaria
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