Località Ponte Ticino. Durante il
periodo estivo tanta gente va lì a prendere il sole e ad immergere i piedi nelle
acque del fiume. In alcuni orari della giornata anche il treno delle Nord
effettua una fermata lì. In un giovedì pomeriggio di inizio febbraio la logica
vuole che la spiaggetta sia deserta. Ma né Moreno né Alfred hanno mai seguito
un percorso logico.
In piedi sui sassi del
bagnasciuga, l'uno di fronte all'altro. Una trentina d'anni, il primo. Sguardo
basso e mani nelle tasche del pesante bomber invernale. Una quindicina d'anni
in più per il secondo. Un'autunnale giacca di pelle, non abbottonata, e sotto
di essa in bella vista una maglietta nera con un aforisma di Jim Morrison ed il
suo faccione stampati sopra. Come se facesse caldo.
"Certo che voi novaresi
avete proprio dei bei panorami. Chissà quanta gente viene qui, d'estate".
Alfred pensa per davvero che
quella spiaggetta sul Ticino sia un bel posto. A Moreno sembra incredibile. Tutti
si sono sempre divertiti a denigrare il posto in cui è cresciuto.
"Non ci vediamo da sei o
sette anni ma vedo che te la cavi sempre alla grande, eh? Eri uno sbarbatello
contrario al sistema, ora sarai diventato come minimo un manager", esclama
Alfred, con quella sua immancabile risata fragorosa, come se ogni istante della
sua vita fosse un'estasi. Riesce addirittura a strappare un sorriso al suo disilluso
amico.
"Frena. Non è che vada tutto
a meraviglia", risponde Moreno, rabbuiandosi subito.
"Cioè, siamo qui per parlare
di figa? Dimmelo subito, che prendo provvedimenti".
"Non proprio di figa. Il
contesto è un po' più ampio. Diciamo: relazioni".
"Caro mio, parliamoci
chiaro. Io avevo una moglie e un figlio. Ora non so se tecnicamente ce li ho
ancora. Ho deciso per mia volontà di andare a vivere fuori dalla cosiddetta
società civile, e ti assicuro che sto bene così. Non credo di essere la persona
più adatta per parlare di relazioni".
Eppure, secondo i canoni di
Moreno, Alfred è il ritratto dell'uomo realizzato. E ad Alfred dell'ambito relazionale
non frega un cazzo. Moreno, invece, si sta fustigando interiormente per la sua
scelta di considerare le relazioni come un aspetto fondamentale per la felicità.
"Sediamoci", intima Moreno,
dopo aver tirato un respiro profondo. Non si accorge che il bagnasciuga in questo
periodo dell'anno è piuttosto umido e fangoso. O non gliene frega.
"Non sono mai stato molto
bravo nelle faccende sentimentali. Poi ho trovato Elena, e ormai il rapporto
sta andando avanti da un po' di tempo. Un bel po' di tempo, per i miei
standard. Ma ora non so più come proseguire, nemmeno con lei. Non vedo
un'evoluzione, non vedo una realizzazione dei miei progetti di vita con lei".
Silenzio. Un silenzio che Alfred
rispetta. E' un discorso tosto, e in questi casi Moreno trova molto difficile
concentrarsi. Inizia a guardarsi intorno. Fissa il ponte, sul quale transitano
macchine e camion. Dai due lati partono delle stradine, lungo le quali si
sviluppa la vita sociale della zona. Una birreria in cui Moreno va spesso, ed
una specie di discopub in cui è divertente far casino almeno una volta
all'anno. Quel ristorante in cui si è ripromesso di non mangiare mai più, dopo
aver rischiato un'intossicazione. Più in fondo, il laghetto dove andava a
pescare con suo zio quand'era piccolo. Ed infine la piscina del campeggio, alla
quale in estate si può accedere per poco prezzo. Non lo sa quasi nessuno. Era
stato lì un paio d'anni prima, con Serena, una ragazza per la quale all'epoca
aveva perso la testa inutilmente. Proprio di fianco al ponte, sulla destra, c'è
anche un bar. Ma quello non è interessante, forse ci si fermano solo i
camionisti per la colazione. Ammesso che un camionista possa trovare parcheggio
in prossimità di un ponte sul Ticino.
Eppure Moreno in quel bar c'era
già stato. Quindici anni prima. Con suo padre, una delle prime volte che
l'aveva rivisto, cinque anni dopo la separazione. All'epoca, Moreno era un
quindicenne un po' atipico. Non faceva parte né della compagnia che passava i
pomeriggi ad elaborare motorini, né della cricca che andava nei boschi a fare
la guerra con le pistole ad aria compressa. Dopo la scuola, si rintronava
davanti al computer giocando a Doom II
e nel frattempo si creava un bagaglio musicale fatto di classici del rock. Non
usciva di casa quasi mai, ed infatti quel giorno era molto emozionato.
C'era un juke-box nel locale. "Vai
a mettere un po' di musica", gli aveva detto il padre, tirando fuori dal
portafogli una moneta da cinquecento lire. Il ragazzo aveva scelto Hey Joe, di Jimi Hendrix. La testa di
Moreno si perdeva in sogni di chitarre ed amplificatori. Lui e suo padre erano
rimasti lì, seduti l'uno di fronte all'altro, senza parlare. Il ragazzino era
felice di aver ritrovato il suo papà e di stare seduto a quel tavolo proprio
con lui e con quella musica. Alla fine della canzone, però, il locale rischiava
di ripiombare nel silenzio. Per fortuna un tizio coi capelli lunghi si era
avvicinato al juke-box e aveva premuto il tasto di Knockin' on heaven's door dei Guns n' roses. Che bello sarebbe
stato avere un centinaio di monetine a disposizione e far suonare il juke-box
per tutta la sera. Presagiva già che, crescendo, non avrebbe più saputo
emozionarsi così tanto, semplicemente ascoltando canzoni con suo padre. All'uscita
dal bar aveva deciso quindi di dimenticarsi per sempre di quella giornata. Gli
era risultato particolarmente semplice, anche perché in pochi anni il mondo
intero si era dimenticato dei juke-box.
La versione trentenne di Moreno,
infatti, non serba il minimo ricordo di quell'evento di quindici anni prima. Per
fortuna, però, si sta finalmente accorgendo della fanghiglia del Ticino che comincia
ad entrargli nelle mutande. Il resto del discorso lo fa stando in piedi.
"Hai presente quella
sensazione? Quando senti che sei completo, che non ti manca niente? Con Elena la
provavo. La provo ancora! Però non riesco a far passare tre giorni di fila
senza che mi faccia incazzare".
"Ti devo ricordare che stai
parlando di questo argomento con uno che non ha esitato a sfanculare moglie,
figlio, lavoro, società civile e tutto il resto?".
"Di Elena amo molte cose, ma
a volte mi spaventa il suo modo di ragionare".
"E' una donna. Questo dice
tutto. Ti piace come ragionano gli uomini? Forse dovresti provare con un
uomo".
"Credi che non ci abbia
pensato? Quando le cose vanno male per così tante volte di fila, si inizia a
pensare che forse questa storia dei rapporti uomo - donna sia qualcosa che la
società ci ha imposto soltanto a fini procreativi".
"Ti piace esplorare le tiepide
cavità femminili?".
"Ho avuto dubbi anche su
quello, ma con Elena ho capito che mi piace, sì. Mi piace più di qualsiasi
altra cosa".
"Allora con tutta
probabilità sei eterosessuale e devi solo imparare a viverti i rapporti senza
tante menate mentali".
Moreno alza lo sguardo al cielo.
Sopra di lui c'è un cavo dell'alta tensione. In trent'anni non ci aveva mai
fatto caso, prima di quel giorno. A guardar bene, ci sono anche dei tralicci
che sostengono quei cavi, proprio in mezzo al parco del Ticino.
"Ma cazzo. Con tutto lo
spazio che c'è nella pianura padana, era proprio il caso di rovinare uno dei
pochi posti dov'era rimasta un po' di natura?". Moreno è incazzato. Non
glien'è mai fregato niente del parco del Ticino, ora invece vuole tutelarlo.
Teme che quella spiaggetta divenga presto simile a quella di San Martino, dove
c'è la raffineria. Al parco del Ticino di San Martino ci andava ogni weekend
coi suoi genitori, quand'era piccolo. Bei tempi. Erano una famiglia abbastanza unita,
almeno nei weekend. Il degrado ecologico e familiare non aveva ancora raggiunto
il suo apice. Si fermavano in un bar che odorava di legno e lui per pranzo voleva
sempre un panino col salame. Poi giocava a lanciare i sassi nel fiume. Ora quel
bar è chiuso da circa vent'anni e in quel parco non ci va più nessuno o quasi.
Puzza da far schifo, quel posto. Di notte ci vanno gli scambisti e si dice che
ci sia un roulotte sulla quale ci girano i film porno. Di giorno ci vanno i negri che non hanno un cazzo da fare.
"I negri che non hanno un cazzo da fare?!? Come può essere uscito
dalla mia testa un pensiero del genere?", si domanda Moreno. Proprio lui,
che pensava di essere immune da qualsiasi tipo di xenofobia, si scopre razzista
per la prima volta nella sua vita. Per fortuna non l'ha detto a voce alta.
Meglio mantenere occupata la bocca parlando di relazioni sentimentali.
"Sai, Elena ha questa
tendenza a volersela cavare egregiamente, a voler sempre fare bella figura,
senza sporcarsi le mani. E' abituata così. Tanto c'è sempre qualcun altro che
si sporca le mani al posto suo. Io ho passato trent'anni a immergere le mani
nella merda, per tentare di risolvere i problemi di chiunque. Non ho mai avuto
paura di andare in pezzi perché sapevo che i pezzi li avrei ricomposti cinque minuti
dopo. Era ovvio che io e lei, così complementari, ci mettessimo insieme. Ma è
una relazione difficile. Lei ne esce sempre pulita, e io raccolgo i pezzi. E'
frustrante".
"Hai presente il fuoristrada
che ho comprato usato, con duecentomila chilometri alle spalle, per andare su e
giù dalla montagna? Quando si è rotta la vecchia autoradio, che avrà avuto
venticinque anni, al suo posto ho messo un lettore MP3. Mentre venivo da te, stavo
ascoltando una canzone dei Cani, che si intitola Le coppie. Dice: "Ma non
si lasciano quasi mai, non arrivano al punto di rottura quasi mai".
Moreno è esperto di musica, oltre
che di punti di rottura. E sa che la canzone dice anche altro. Però vuole credere
alle parole del suo amico Alfred. Dopotutto Alfred vive da solo su una
montagna. Non ha interesse a sponsorizzare i rapporti di coppia. Per quale
motivo dovrebbe mentirgli?
Ancora pochi mesi ed arriverà
luglio. Porterà Elena sul bagnasciuga sotto al ponte del Ticino. Lei si
toglierà i vestiti e rimarrà in costume. E' bellissima in costume. Immergeranno
i piedi nell'acqua e lui non dirà una parola in merito al cavo dell'alta
tensione che incombe sulle loro teste.
Forse sarà difficile far finta di
niente: quel cavo emana un ronzio inquietante. Ma per fortuna a luglio quel
posto sarà pieno di sudamericani chiassosi con decine di figli urlanti e vari
cibi di tutti gli odori. E combriccole di gente dell'est con l'usanza di offrire
carne grigliata e vino a chiunque passi di lì. E poi i nuovi arrivati: i
cinesi. E gli immancabili africani con i loro braccialetti, elefantini,
catenine, orologi falsi. L'improvvisato razzismo di Moreno è già svanito, così
come la rabbia nei confronti di Elena. Rimane una sorta di immotivata allegria,
al pensiero che tante genti diverse si troveranno lì, a condividere la loro
condizione umana davanti a quel fiume che è sì inquinato, ma meno di una volta.
Anche perché quasi tutte le fabbriche che scaricavano nel Ticino sono ormai
chiuse.
"Là in fondo c'è una
birreria. Penso sia aperta solo di sera, ma magari siamo fortunati, anche se
sono soltanto le cinque del pomeriggio". Continua a non ricordarsi del bar
di fianco. Eppure erano proprio le cinque del pomeriggio quando ci era andato
con suo padre, tanti anni prima.
"Ottima idea, ho proprio
voglia di una birra, e poi quel posto mi dà l'idea di esser frequentato da gnocca
in stile anni '80, come piace a me. Sai, scendo dalla montagna un paio di volte
all'anno. Mi fa piacere vedere un po' di gnocca novarese".
"Gnocca novarese? E chi glielo spiega ad Alfred che è scientificamente
impossibile tentare un approccio con una gnocca
novarese?", riflette Moreno, tra sé e sé. A parte qualche brevissima
avventura, Moreno non è mai stato con una novarese. La sua sofferta completezza
la sta trovando con Elena, che non è novarese e col Ticino non vorrebbe avere
niente a che fare.
Improvvisamente si sente grato,
nonostante tutto. In quel preciso istante, anche a lui viene in mente una
canzone. L'aveva ascoltata qualche giorno prima. Era l'ultimo singolo dei
Ministri. Sul finale diceva: "Tanto
vale provarci comunque".
Per fortuna sono una gnocca trecatese! A parte gli scherzi, stile essenziale, pulito senza arzigogoli. Alcuni direbbero molto maschile.
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