La
prima è inutile.
Stare
a guardare darebbe lo stesso risultato.
Con
la seconda
t'illudi
di ottenere qualcosa. Invece no.
Prendi
a calci il secchio.
Butti
pennello e rullo nel bidone.
E
corri a ricomprarli.
La
terza farà diventare il muro rosa.
Uno
schifo.
Senti
la nausea da rosa mischiarsi alla birra
dove
hai sperato naufragasse la tua consapevolezza.
Il
giorno dopo è lei a svegliarti
fresca
e riposata come tornata dai Caraibi.
Giuri
a te stesso e all'asse del cesso
che
non capiterà mai più.
E
inizi a dedicare sabato sera
domenica
e
ogni festa comandata
a
quella cazzo di parete.
Che
ogni giorno
feriale
o festivo che fosse
avevi
colorato di rosso.
Una
mano sopra all'altra.
A
matita.
A
tempera.
A
pennarello.
Con
la mano libera.
Quella
che non mischiavi alla sua.
Poi
hai perso il tappo.
O
hai raccontato ad entrambi questa bugia.
Il
pennarello s'è scaricato.
Le
tempere sono diventate secche.
E
alla matita hai fatto così tanta punta
da
non riuscire più a tenerla in mano.
Ora
che le hai libere tutte e due.
Stai
per un po' a guardare.
Poi
la vuoi di nuovo bianca sta parete.
Compri
secchio, rullo e pennello
li
butti nel bidone e corri a ricomprarli.
Ti
ubriachi di birra rosa e la vomiti tutta.
Giuri
all'asse.
Giuri
a te stesso.
E
mano su mano
sabato
sera su domenica su festa comandata
la
vedi ritornare bianca.
Come
un foglio.
Dove
scrivere, se ti va.
In
rosso, magari.
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