venerdì 28 giugno 2019

Sergio Gallo - La cripta sommersa

Discorso intorno alla fine di due pesci rossi nella cripta della chiesa di San Francesco a Ravenna

- Ma vuoi che mi venga l'esoftalmo? L'idropisia, l'ulcera, la malattia del cotone? - disse Gemella d'un tratto, esasperata. - Che mi uccida a forza di testate contro il muro o per una cronica infiammazione mi metta a nuotare per sempre a sghimbescio o a pancia all'aria? Che per esaurimento mi si sfrangino la pinne, mi crescano i barbigli? - Esichio la guardò in silenzio, con aria interrogativa - Mi farai diventare pazza con le tue questioni e le tue continue lamentele! - aggiunse lei, aumentando il carico se ancora ce ne fosse bisogno.
- Beh ma prima o poi dovremo affrontarla, la fine: basta che l'acqua qui dentro per qualche ragione si prosciughi o drasticamente cambi la temperatura... e noi saremmo fritti! - dopo un po' fece lui. - Beh quando questo accadrà lo affronteremo! Ma fino ad ora la sorgiva si è sempre mantenuta costante - precisò lei - E poi, lo dovresti sapere, i bipedi dalle pinne lunghe, quelli che vivono nel mondo ultracqueo e che ci danno anche il cibo per sopravvivere, ripristineranno la situazione e ci sostituiranno con altri pesci della nostra stessa specie. Altri uguali a noi continueranno quello che abbiamo sempre portato avanti, tramanderanno quello che abbiamo imparato in milioni di anni e quello che abbiamo appreso di questa cripta, nella quale fino a oggi bene o male abbiamo vissuto. Anche loro saranno simili ad antichi zeloti, eredi dei custodi del vescovo Neone, che i bipedi venerano per aver fondato questo luogo sacro. Anche loro saranno “virgulto di sapienza” e orgoglio di tutti i pesci rossi! Quindi basta con questa tua ansia apocalittica! -.
- Ti ricordo cara che i bipedi credono che i pesci rossi non abbiano memoria! - puntualizzò Esichio. - Beh se ci conoscessero meglio cambierebbero idea! - controbatté Gemella.
- Se non vivessimo in questo particolare posto ci ignorerebbero del tutto! - concluse lui. Per un attimo tacquero guardandosi attorno.
Le tessere dei mosaici sul pavimento brillavano di mille riflessi.
Ogni occhio, muovendosi in direzione opposta all'altro, percepiva sfumature di colori diversi; da una parte prevalevano i blu: ceruleo, cobalto, pavone fino alle ombre più scure color blu notte, oltremare, Prussia. Dall'altra i rossi: magenta, scarlatto, vermiglio, cinabro, corallo, cremisi per arrivare a porpora, carminio, granata. Distintamente apparivano le basi delle quattro colonnine in pietra, “neri alberi” che si elevavano a sostenere il soffitto a volte a crociera che essi però potevano solo immaginare. Un cielo di vetusti mattoni. Altri diciotto alberi marmorei più piccoli delimitavano in semicerchio i confini della spaziosa cripta-acquario. Essendo i due pesci uno di fronte all'altra potevano invece sbirciarsi grazie a quello stretto angolo del campo visivo in cui gli occhi monoculari vedono simultaneamente. Non era la vista, però, l'organo di senso con cui di solito si riconoscevano.
Sapevano di essere in una cripta del Decimo secolo, meraviglia della cristianità, sorta sui resti d'una più antica chiesa primitiva e prima ancora forse da un tempio pagano dedito al culto di Nettuno?
Filtrava dalla finestra centrale qualche rasoiata di luce dalle navate della chiesa, un raggio di sole dall'abside un tempo decorato da mosaici raffiguranti gli apostoli Pietro e Paolo, il riflesso notturno d'una stella, d'una candela a rifrangersi sulla superficie smeraldo delle acque sorgive?

- Tu devi pensare a vivere meglio che puoi il presente! - proseguì Gemella. - Ti ricordi come eravamo felici quando ci siamo conosciuti la prima volta da piccoli, quanto ci piaceva nuotare una accanto all'altro, esplorare il mondo sommerso? Ti ricordi quando durante il periodo del corteggiamento mi danzavi attorno riempiendomi di attenzioni, di moine, solleticandomi il ventre con i tuoi buffi tubercoli nuziali? -.
- Lo sai che finché le condizioni di temperatura dell'acqua rimarranno queste non ci è consentito procreare! - borbottò mestamente Esichio - Altrimenti sì che ti avrei dato qualche migliaio di avanotti! -
- Ma io non sto parlando di questo - replicò Gemella - sto parlando di come un tempo la nostra vita fosse più spensierata, più tranquilla, meno problematica, meno esasperata. -
- Più nella vita aumentano consapevolezza e complessità, crescono problemi, ansie e preoccupazioni e più si rimpicciolisce il tempo per gioire – osservò Esichio da filosofo consumato e aggiunse: - L'iperuranio della gioia inconsapevole e le infinite coccole dell'infanzia ormai sono una chimera! -
- Ti ricordi le leggende che ci raccontavano su come sono nati i pesci rossi nel Catai? - riprese Gemella - Su come erano stati proibiti i pesci dorati e ciò aveva di fatto aiutato la selezione di quelli più rari color mattone? -
- Vediamo ora con questo tuo pindarico svolazzare del pensiero dove mi vai a parare - sospirò Esichio. E lei: - E ti rammenti di come imperatrici e imperatori bipedi facessero a gara per adornare con i più bei esemplari della nostra specie le vasche dei loro splendidi giardini, i più preziosi vasi di porcellana? Ci adoravano come piccoli dei, eravamo forieri di ricchezze, di bellezza, di fortuna. -
- Sì, però, si facevano anche dei gustosi bocconcini con quei nostri progenitori: morbidi frutti che cascavano in fauci ingorde! - disse Esichio. - È strano come si siano incrociate la storia dei pesci rossi e quella dei bipedi dalle pinne lunghe – constatò poi.
- É la storia dei bipedi a essere affascinante quanto la nostra! - ribatté Gemella. - Pensa solo a tutti quelli di cui abbiamo sentito le voci da qui sotto, a tutti quelli che sono stati sentiti dai nostri predecessori. E a coloro di cui abbiamo solo sentito raccontare: Onorio, Liberio, Orso, Neone. Si dice che un tale, Ostasio da Polenta, seppellito in un sarcofago rosso veronese ma con il volto e le mani di marmo bianco, sia stato il primo bipede ad aver importato qui dall'Oriente i pesci rossi! E quel tale che i bipedi chiamano il Sommo Poeta, su cui arrivano ancora oggi le notizie più disparate: in questi luoghi con i massimi onori ne vennero svolti i funerali e venne seppellito qui nei paraggi. Giungono bipedi da ogni dove per rendere omaggio alla sua tomba! -

A un tratto furono interrotti da un susseguirsi di vibrazioni. Da una moltitudine di voci che giungevano nitide, dato il più veloce propagarsi dei suoni nell'acqua. Poi sequenze di lampi colpirono la superficie delle acque soprastanti. Non li potevano vedere bene ma sapevano che un nuovo gruppo di giovani bipedi si era avvicinato e cominciava a guardare incuriosito nelle aperture della cripta: avrebbero ammirato gli splendidi mosaici bizantini del pavimento? Tradotto le epigrafi musive in greco e latino? No di certo! In men che non si dica s'apprestavano a tempestare i pesci con flash di telefonini e macchine fotografiche digitali! Altrettanto facevano i bipedi più grandi. Pareva non avessero mai visto dei pesci rossi nuotare in una cripta.
- Vai a far lezione a dei celenterati senza spina dorsale, che non rispettano nemmeno le altre forme viventi, non conoscono la storia e approfittano d'una gita scolastica solo per divertirsi e far casino, invece che per imparare! - sbottò a un certo punto Esichio, rassegnato.
- Ma santa merenda! Guarda anche il lato positivo! Senza la presenza delle scolaresche e dei turisti che passano di qui, noi saremmo costretti a vivere nel buio per quasi tutto il tempo, incapaci di distinguere il dì dalla notte e forse anche incapaci di vedere! - gli rispose Gemella.
- Quelli sono lampi di luce premonitori, che ci avvertono della fine! - disse Esichio - Le acque presto saliranno corrompendosi di melme e di fanghi e poi saremo risucchiati in un gorgo che ci ucciderà - e la compagna prontamente: - Ma prima ci spunteranno le ali tra le pinne dorsali, le branchie si muteranno in sacchi d'aria e come pesci rondine voleremo via nel mondo là fuori! -.
- Cribbiolina, manco fossimo degli angeli! Certo che ne hai di fantasia! - rispose lui. - Sognare aguzza la mente! - disse lei - E poi senza la speranza di un futuro come si fa a vivere serenamente il presente? Guarda che quei lampi che vediamo potrebbero benissimo essere i nostri illustri antenati che, trasformati in luce, vengono a rassicurarci! -
- Oppure ci avvertono che ci resta poco tempo! Difatti io mi sento già peggio - replicò Esichio - anche le mie squame non sono più rosso mattone come una volta e macchie olivastre cominciano a spuntarmi un po' ovunque! -
- È solo un po' di stress dovuto all'abbassamento della temperatura, vedrai che passerà - cercò di rincuorarlo Gemella - sono fasi transitorie come la rubedo e l'albedo alchemiche e se, per mentale nigredo, non ti si annerirà il cuore diventando duro come ossidiana, sono convinta che tutto si sistemerà per il meglio e che, seppur in cattività, vivremo una lunga vita, più longevi dei nostri coetanei selvatici! -.
- Siamo creature fragili in un mondo mutevole e spietato - ribatté Esichio - Non siamo fatti per durare! Non lasceremo alcuna traccia di noi, mica siamo le balene o i delfinidi del Pliocene... Un dì o l'altro ci adageremo sul fondo e in men che non si dica, se qualcuno degli altri non si ciberà prima dei nostri resti, imputridiremo e svaniremo sfaldandoci nell'acqua. Solo se uno strato di ceneri, di argilla o di sabbia ci coprirà, forse rimarrà tra qualche millennio il nostro scheletrino tra le pagine di pietra d'un bel fossile. Amen.-
D'accordo - replicò Gemella con decisione - ma fino a quel momento saremo insieme, ci sosterremo a vicenda badando uno all'altra, testimoni d'un piccolo miracolo vivente e circondati da un grande mistero che non siamo in grado di decifrare. Il nostro amore ci accompagnerà fino alla fine, sigillando le nostre brevi vite: siano due, dieci o venti anni! Saremo uniti per le code per sempre come i Pesci dell'antica costellazione! -
- Speriamo che invecchiando questo legame non si trasformi in un rapporto malsano, in un corto circuito ossessivo che a poco a poco ci soffochi, togliendoci tutto l'ossigeno! - interruppe preoccupato Esichio. Ma Gemella continuò come se nulla fosse: - E poi qualcuno di quei bipedi lassù, vedrai imparerà la lezione. Imparerà la storia, il rispetto per la natura e per le altre creature. Proprio come San Francesco, il bipede da cui questo luogo prende nome.
- Non dobbiamo rassegnarci agli angusti spazi di questa vita, Esichio, dobbiamo credere al perpetuarsi della Storia, all'incredibile ricchezza delle possibilità. Sorridere di quello che abbiamo (ndr. ma i pesci rossi sorridono? Sì, le loro anime sorridono!) e cercare di fare del nostro meglio per vivere il tempo che ci rimane.
- I bipedi non si dimenticheranno di noi, anzi è probabile che resteremo anche dopo che loro si saranno estinti. Non possono fare a meno di noi, come degli alberi, delle api, delle zanzare e dei vermi di cui ci nutriamo e di tutte le creature di questo mondo, sia quello subacqueo che quello ultracqueo.
- Siamo il riflesso della loro anima. Noi non possiamo sopravvivere per molto al di fuori dell'acqua, ma anche la loro anima, che credono erroneamente immortale, non può sopravvivere al di fuori del loro corpo. In fondo, come noi, sono imprigionati da ciò che del mondo filtrano coi loro sensi limitati. Ma senza i pesci rossi la specie dei bipedi non sarebbe neanche esistita!
- E poi nascono da uova fecondate dallo sperma proprio come noi e durante il periodo fetale, come pesci, vivono in una cavità uterina piena di liquido! Noi siamo i primi pilastri della loro Sapienza, a patto che la coltivino e la mantengano, siamo scintille viventi nei loro tempi oscuri. Noi c'eravamo quando la verga di Mosè fece scaturire l'acqua dalla pietra di Horeb. Siamo stati i progenitori dei loro progenitori, il loro cibo e il loro spirito. Abbiamo seguito i loro fasti e le loro cadute, così come seguiamo l'innalzamento e l'abbassamento delle acque. Siamo i loro pesci angeli custodi. -
Dopo tutto questo sproloquiare Esichio s'era tranquillizzato e aveva ritrovato un po' della sua ironia e del suo buonumore. Ora scherzava con gli altri pesci maschi e si vantava dell'intelligenza della sua amata consorte, come un paguro che fa bello sfoggio dell'anemone sulla sua conchiglia. Quello era il lato del suo carattere che era piaciuto fin da subito a Gemella. Lei sapeva che nonostante certi difetti, certe difficoltà, in caso di necessità l'avrebbe difesa e come un pesce siamese si sarebbe battuto per lei, fino alla morte. E tanto le bastava. Aleggiava sospesa nella corrente leggera come una medusa, come un pesce palla sospeso tra i coralli.

Hanno due caratteri diversi, Esichio e Gemella, ma si completano in una singolare dicotomia; pare di vederli, compunti, far uscire le loro testoline dall'acqua per ascoltare le parole dei santi: quelle di Francesco, il rivoluzionario che parlava a tutte le creature o quelle di Antonio,  orfano di uomini in ascolto, come possiamo ammirare nel celebre dipinto del Veronese.
Sentirsi la reincarnazione di Cupido e di Venere che si trasformarono in pesci per sfuggire al mostro Tifone. Sentirsi i teneri amanti nella bolla del Giardino delle delizie di Bosch. E continuare a raccontarsi vicende favoleggianti di vite precedenti, di vite fantastiche: di quando erano uccelli alla ricerca del Simurgh, farfalle dai mille colori, laboriose formiche, astuti ramarri a caccia negli intricati labirinti del sottobosco.
Cosa determinerà la fine della Storia? Un'implacabile, irrevocabile sequenza di eventi. Un catastrofico balletto. Una folle danza macabra. Si estingueranno prima gli uomini o i ciprinidi? Dare una risposta, impossibile: come risolvere il paradosso cretese del mentitore o quello ebraico della contrazione.

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