- le età dell’amore -
Fummo un tempo velieri impavidi
per strade di spuma e valli di luce
a nutrirci di scirocco caldo, avidi
d’ignoto, il cuore il nostro duce.
Nessun timore di marosi o squali
canape vestivamo come mantelli
magici, repellenti ansie di fortunali
esche di sirene e i più salsi tranelli.
L’acqua infestò a volte i nostri legni
la gettammo d’un fiato sempre a mare
mentre i pennoni abbozzavano disegni
di noi su un cielo da inventare.
Bevemmo il sole come sidro al miele
finché il mare schiuse i vergini suoi lidi,
lì ci spogliammo delle lise vele
per divenir adulti: compagni fidi.
E sovrani fummo, fieri transatlantici
due Ulisse rivolti a battime segrete
l’usato sprezzo dei tabù oceanici
gli scafi che sull’onda erano ariete.
Traversammo la placenta della vita
l’estro italico col piglio piratesco
su una rotta a snodarsi quasi infinita
fino a uno scoglio che fosse desco.
Ormai non siamo che logori piroscafi
senza alito di vento o biancore
di scie crestate a poppa. Calligrafi
appuntiamo righi finali di vapore
alla chiosa del nostro romanzo rosa.
Vicini, ci troveranno ancora al porto
i gabbiani a corteggiare la ciminiera,
lei più non saluterà con quel diporto
che ci portò alla soglia della sera.
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