domenica 29 maggio 2016

Stefania Paganelli - A voi che amate il mare…

Lena vagava tra le stanze della casa. Quella casa che amava tanto, adesso era sua.
“La casa e tutto il contenuto vanno alla mia cara nipote Lena Laudati” questo diceva il testamento. La ragazza era grata alla zia per questo dono inaspettato, ma non sapeva come fare. La villetta aveva bisogno di lavori urgenti. Il tetto era pericolante da tempo e l’impianto elettrico andava rifatto.
“Vendila” le dicevano tutti “i lavori sono troppo costosi, non te lo puoi permettere”.
Non sarebbero mancati di certo i clienti. La villetta era vecchia, ma la sua posizione invidiabile.
“Vista mare” avrebbero citato le agenzie immobiliari. Ma che vista! Stava nella parte alta del paese e dominava il promontorio e il mare, con una grande terrazza per godere di tutto ciò.
Le si spezzava io cuore all’idea che ormai per lei, non ci sarebbero più state estati in questa casa, niente più passeggiate solitarie sulla spiaggia all’alba, niente più uscite in barca, la notte con Peppino il pescatore e niente più pomeriggi in terrazza con zia Lina a tenere d’occhio il mare e ad ascoltarsi l’un l’altra.
Le mancava tanto zia Lina... le mancavano il suo sorriso dolce e la sua semplicità.
“Ci vorrebbe un miracolo per trovare il denaro necessario” pensò la ragazza, appoggiandosi al muretto della terrazza. La vista del mare e gli schiamazzi dei gabbiani di solito riuscivano a rasserenarla, ma non quel giorno. Ci voleva ben altro. Un miracolo appunto!
Lena si riscosse dai suoi pensieri e guardò l’orologio. Stava aspettando la sua amica Lara, in ritardo come al solito. “La puntualità non è certo una delle tue doti migliori cara mia”.
Lara era un’ottima restauratrice e gestiva il negozio di antichità più rinomato della riviera ligure. Lena aveva la segreta speranza che, tra le mille cianfrusaglie accumulate dalla zia nella sua lunga vita, ci fosse qualcosa di prezioso da vendere e magari ricavare il denaro necessario per le ristrutturazioni.
Il suono del clacson la colse di sorpresa, subito si alzò e uscì ad accogliere l’amica. Non si vedevano molto spesso, ma non mancavano mai di ritrovarsi appena Lena tornava dalla zia e, come sempre tra loro, bastarono pochi secondi per ritrovare la confidenza di un tempo.
“Forza, prima il dovere poi il piacere; ti devo proprio portare nel nuovo negozio che hanno aperto in centro, assolutamente meraviglioso non te lo puoi perdere. Parola mia!”
“Cara amica” pensò Lena “ecco la tua dote migliore! La tua vitalità mi contagia ed è proprio quello di cui ho bisogno adesso”.
Lara salì velocemente il vialetto fino alla porta d’ingresso, entrò e iniziò a girare per la casa osservando e valutando con occhio esperto.
“C’è qualche mobile di un certo pregio, con una piccola sistemata te li vendo di sicuro; questa lampada non è male, basta una pulita, considerala già venduta. Tutto l’insieme però non ti frutterà certo la cifra di cui hai bisogno” le disse alla fine.
“Ma adesso portami in soffitta. Io adoro le soffitte”.
“Non è un gran che, è piena di ciarpame e vecchi bauli”.
“Lascia giudicare a me. Le soffitte, a volte, riservano delle sorprese che neanche ti immagini. Senti che profumo, adoro l’odore delle vecchie soffitte”.
Lena stava per replicare che, a parer suo, quella era proprio puzza: di polvere, di ragnatele, di vecchio, ma “i gusti son gusti” meditò.
“I bauli sono molto ben conservati, questo tipo di oggetto va a ruba, te li venderò a un buon prezzo e ora vediamo cosa c’è dentro”.
Il primo baule, conteneva stoffe con ricami delicati e pizzi d’altri tempi. Poteva essere un corredo nuziale, i tessuti sembravano di pregio, ma nessuno li aveva probabilmente mai usati.
Il secondo baule era pieno di libri, parecchi libri, volumi dalle copertine lussuose e ben conservati, alcuni sembravano essere molto vecchi con le pagine fragili e quasi trasparenti.
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo di intesa. L’amore per i libri era la base della loro amicizia. Le estati passate lì insieme, erano sempre state piene di libri, condivisi, prestati, scambiati.
“Che libro stai leggendo?” era la domanda di rito che ancora adesso si rivolgevano incontrandosi”.
Per Lena questa passione era diventata una professione, lavorava in una piccola casa editrice in città e sognava di aprirne una tutta sua un giorno.
Li guardarono uno ad uno: c’era una vecchia bibbia consunta, un libro di ricette di inizio secolo e parecchi classici. “Te li pulisco tutti per bene, faranno un figurone nella libreria di casa tua” promise Lara.
Il terzo baule conteneva vecchi album di fotografie e pacchi di lettere legati con nastri colorati.
“Che meraviglia” disse Lena “questo me lo porto a casa, chissà chi le avrà scritte queste lettere, forse un vecchio ammiratore o magari un fidanzato segreto, non vedo l’ora di dargli un’occhiata”.
In fondo al baule, trovarono un pacco di fogli ben ordinati e trattenuti da un nastro di raso rosso. Lo presero con delicatezza, sul foglio che faceva da copertina c’era un disegno ad acquarello. Erano riconoscibili il promontorio con la torre diroccata e le pareti scoscese a picco sul mare e uno scorcio della loro piccola spiaggia.
 “Com’è profondo il mare” di Lina Laudati, stava scritto in rosso con una calligrafia elegante e raffinata.
“Sembra un manoscritto” mormorò Lena “sapevo che Zia Lina si divertiva a scrivere poesie, ne aveva un libricino pieno e qualche volta me ne ha letta qualcuna, ma non sapevo avesse scritto un romanzo”.
Tolsero il nastro, sulla prima pagina c’era una dedica: “A voi che amate il mare, così come l’ho amato io, sopra ogni altra cosa”.
Si sedettero una acconto all’altra, spalla a spalla come ai vecchi tempi, con il pacco sulle ginocchia ed iniziarono a leggere:
“Me ne sto qui sulla spiaggia, mentre il vento mi accarezza il viso e porta a me il profumo del mare, voglio ricordare per sempre questo profumo...” recitò Lena a voce alta, poi continuarono sottovoce, senza quasi respirare.
Quando l’ultimo raggio di sole sparì dietro la collina e nella soffitta calò la penombra, si alzarono di scatto, raccolsero tutto e corsero al piano di sotto, si sistemarono sul divano del salotto e continuarono a leggere, tutto d’un fiato fino alla fine.

…salì fino alla cima della scogliera, guardò per l’ultima volta la sua casa, si girò verso il mare e si lasciò cadere.

Le due ragazze alzarono il capo, il loro sguardo era velato da lacrime che non tentavano nemmeno di trattenere. Ricomposero il manoscritto rimanendo in silenzio per un lungo istante.
Lena chiuse gli occhi e si appoggiò allo schienale “è meraviglioso…” sussurrò.
Poi le due ragazze iniziarono a parlare rubandosi quasi le parole l’un l’altra: “è bellissimo… la tecnica è perfetta… il linguaggio è fresco e leggero, sembra scritto adesso... La trama è affascinante, la protagonista poi… Il finale, io adoro il finale”.
“Questo libro è un capolavoro. Non ho mai letto niente di simile prima d’ora” dichiarò Lara
“Neanch’io, zia Lina sei un mito! Lunedì andrò dal mio capo, dovrà ascoltarmi, voglio farlo pubblicare immediatamente, questo libro uscirà dal baule e farà il giro del mondo”.

Il lunedì mattina Lena si alzò all’alba, si recò subito in ufficio, era impaziente di far leggere il manoscritto a Gironi, il suo capo. Era certa che il romanzo avrebbe conquistato anche lui. Per prima cosa fotocopiò tutte le pagine, voleva conservare per sé l’originale, poi, appena finito, bussò alla porta del suo ufficio.
Senza aspettare una risposta entrò e posò i fogli sul tavolo: “lo legga per favore, lo legga subito” disse perentoria.
“Lena fai la brava, ho una mattinata piena e anche tu, poi leggere i manoscritti non è compito mio, pago te per farlo.
“Lo so, e infatti l’ho già letto, adesso deve leggerlo anche lei. Deve avere la priorità su tutto il resto”.
L’uomo prese il pacco dei fogli e lesse ad alta voce: “Com’è profondo il mare di Lina Laudati. Che bella grafia d’altri tempi. Chi sarebbe costei?” “E’ mia zia”
“Ah beh, la zietta scrittrice insiste e noi vogliamo far contenti la zietta. Lena ti prego, sii più professionale!”.
“Mia zia è morta da poco, ho trovato il manoscritto nascosto tra le sue cose. La prego non dica altro, lo legga e poi mi faccia sapere”.
L’uomo sbuffando, cercò gli occhiali, congedò con un gesto la ragazza e prese il plico in mano.
Non si fece vedere per l’ora di pranzo, non si fece vedere nemmeno per la solita pausa caffè. Nel tardo pomeriggio uscì dall’ufficio e chiamò Lena, la ragazza si precipitò da lui con il cuore in gola.
Non ebbe bisogno di sentire una parola, lo sguardo e il viso dell’uomo avevano già detto tutto.
“Lena, questo libro è un capolavoro, non ho altro da dire”.
“Possiamo pubblicarlo?”
“Immediatamente, avvia tutta la procedura, correggi le bozze, ma non cambiare niente, è perfetto così.
Chiama gli eredi di tua zia che stendiamo un contratto”.
Lena realizzò per la prima volta che, essendo lei l’unica erede, erano suoi anche i diritti del libro.
“Se questo libro avrà successo…” l’emozione della scoperta le aveva fatto dimenticare questi aspetti tecnici. Con i proventi della vendita del libro, forse avrebbe potuto sistemare la casa. “Lena non correre troppo con la fantasia, pensiamo prima a pubblicarlo e poi si vedrà” si disse la ragazza, uscendo dall’ufficio con le ali ai piedi.

Sono passati pochi mesi, da quel pomeriggio, Lena e Lara si sono date appuntamento al loro ristorantino preferito, proprio sulla spiaggia. Tra le mani tengono il libro di zia Lina, fresco di stampa. Non possono non pensare all’emozione provata il pomeriggio della sua scoperta.
“Te l’avevo detto che le soffitte, a volte, riservano sorprese imprevedibili” ricorda Lara.
Il manoscritto è stato pubblicato in tempo record. Gironi ha messo in campo tutte le sue conoscenze per pubblicizzarlo, ma già ora il libro cammina con le proprie gambe, anzi vola.
 “Com’è profondo il mare è l’evento letterario dell’anno”. “Peccato sia rimasto sepolto in un baule per tutto questo tempo” “Lina Laudati vorremmo tu avessi scritto di più”.
Questi sono solo alcuni dei titoli apparsi sui giornali nazionali. Il libro stava scalando velocemente le classifiche di vendita.
Sedute in attesa di gustarsi un promettente piatto di spaghetti allo scoglio, le due amiche sorseggiano un buon bicchiere di vino.
“Ho voluto che fosse mantenuto lo stesso titolo scelto da zia Lina, ho fatto in modo che fosse riprodotto anche il suo disegno, così come lo aveva dipinto lei. Penso di avere fatto un buon lavoro, spero che da lassù mia zia sia soddisfatta”. Lena è al settimo cielo: la piccola casa editrice è decollata grazie a questo romanzo e a lei sono toccati un aumento di stipendio e una promozione.
A completare il tutto la prossima settimana inizieranno i lavori di ristrutturazione della casa.
“Zia Lina, grazie a te non devo venderla, sarà mia, anzi nostra, per sempre” afferma Lena alzando il calice verso il mare…

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