sabato 28 maggio 2016

Sandra Gonnella - Come è profondo il mare

Ed eccoci qui, in un gelido mattino d'inverno, passato a bere un thè caldo al limone e ad inzuppare biscotti, insieme ad Andrè, seduti al tavolino in legno del salotto di casa mia. Non esisteva panorama più bello di quello che destava davanti ai miei occhi color nocciola alla luce del sole e nero corvo al buio. Non avevano paragone i suoi occhi in confronto ai miei.
Facevano su e giù, un po' sulla tazza fumante, seguendo il movimento della mano mentre inzuppava il biscotto, ed un po' riflesso nel mio sguardo. Lo osservavo mentre, con le sue labbra carnose, nascondeva l'addentare dei biscotti mollicci e bagnati, i suoi preferiti.
Ogni sua piccola occhiata per me era un lampo azzurro di acqua salata del mare, non importava quale. Forse l'oceano Atlantico o quello Pacifico. Forse semplicemente mi ricordava il mare schiarito della Sardegna, dove ogni estate passavo le vacanze con la mia famiglia.
Un milione di goccioline azzurre schizzavano dai suoi intensi e vorticosi occhi cerulei e si dirigevano all'interno delle mie pupille. Il colore dei suoi occhioni cambiava in base al tempo, proprio come il mare. Più faceva freddo e più si ingrigivano.
<<Voglio proporti una sfida.>>
Alzai il capo dalla mia bellissima tazza color panna e lo osservai attentamente.
<<Di che si tratta?>>
Gli chiesi buttandomi in bocca il biscotto inzuppato prima che si spezzasse e cadesse dentro la bevanda bollente e dolcificata da due zollette di zucchero.
<<Voglio che mi guardi, che mi osservi attentamente negli occhi.>>
Sapeva benissimo che uno dei miei punti più sensibili erano i suoi occhi, i suoi sguardi, ma soprattutto il fatto di doverlo osservare così intensamente.
<<Affronta le tue paure.>>
Aggiunse facendosi crescere sul viso un malizioso sorrisetto, proprio come quello che faceva di solito quando voleva ottenere ciò che richiedeva.
<<Ci sto.>>
Non potevo minimamente immaginare in che luogo mi stessi cacciando: nella profondità dei suoi occhi color mare.
Contemplai per qualche secondo le sue ciglia, il bianco del suo occhio e poi dritta nella sua pupilla dilatata. Intorno ad essa risaltava l'azzurro grigiastro che ricordava una forte mareggiata invernale. Le onde del mare erano ben chiare, un po' per le ondine che formava l'iride colorato ed un po' per il nero degli abissi che risaltava nella sua pupilla. Vedevo la profondità del suo sguardo penetrare nel mio cuore.
Assurdo.
Abbassai lo sguardo diretto sul pavimento.
<<Non ce la faccio.>>
Presi fra le dita l'orlo del mio maglione blu ed iniziai a giocherellarci.
<<Ti amo!>>
La sua voce maschile mi fece saltare su me stessa al suono del pronunciare di quelle parole. Aveva sempre scherzato quando si parlava di amore, ma quella volta sembrava sincero. Come se fosse stato il suo cuore a parlare.
<<Cioè, ti voglio bene... Perdonami non volevo.>>
L'imbarazzo mi fece arrossire le guance trasformandole in un colore rosato scuro che assomigliava a quello dei coralli marini.
<<Scusami. Senti, oggi voglio portarti in un posto.>>
Un espressione interrogativa mi apparve sulla faccia. Aveva chiaramente le idee confuse e pensai che probabilmente era il cambiamento di stagione da caldo a freddo.
<<Vestiti ed andiamo>>
Il grigio del cielo che osservavo dal finestrino, seduta sulla postazione dei passeggeri, risaltava sugli occhi di Andrè concentrati sull'asfalto, a guidare la sua bellissima seicento blu, proprio come il mio maglione che fuori usciva dal bordo della giacca nera. Era lo spettacolo più bello, l'alba e il tramonto in una volta sola. Ero così fortunata ad essere l'unica donna della sua vita. Sapevo che l'avrei accompagnato fino alla fine dei nostri giorni. Dovevo solo farmi coraggio, confessargli tutto. Ormai eravamo abbastanza grandi per riuscire a prenderci le nostre responsabilità.
Lui era la mia possibilità di riuscire a poter vivere di nuovo, era la cosa più bella che mi sia mai capitata in tutta la mia vita.
Arrivammo in un porto di mare dell'Emilia Romagna, distante un'ora da casa mia. Le onde erano movimentate, ma non troppo. Il solito grigio che combaciava con il cielo, era nel mare e negli occhi di Andrè.
Camminavamo vicini l'uno all'altra sul marciapiede che divideva la sabbia, che assomigliava al colore dei suoi capelli, e il porto dalla strada. Le lunghe ed infinite ringhiere di ferro verdi percorrevano diritte il bordo della spiaggia. Il piccolo cancelletto era aperto permettendoci di entrare all'interno del magnifico e sontuoso porto. La lunga distesa di staccionate in legno che apparve davanti a noi dirigendosi in mezzo al mare, era affiancata in ogni lato, per metà dall'acqua in movimento che sbatteva contro di essa e per l'altra metà dalla fredda sabbia d'inverno.
 <<Dai!>>
Si tolse le scarpe ed iniziò a camminare velocemente sulla sabbia facendomi gesto di imitarlo e di seguirlo.
Mi tolsi le scarpe afferrandole per la parte di dietro, facendole stare tutte e due in una mano sola, ed infilai i piedi nel gelo. Era fredda e umida. Un brivido punzecchiante mi percorse la schiena raggiungendo il retro del collo.
Andrè era girato verso di me, che mi guardava attentamente e molto divertito. Allargai gli occhi e gli sorrisi. Il sorriso più sincero mi uscì senza neanche accorgermene.
Strinsi le scarpe fra le dita e iniziai ad inseguirlo. Correvo e sentivo i granellini di sabbia sbattermi sulla schiena ad ogni mio sforzo che mettevo in ogni passo di corsa che facevo. Stessa cosa accadeva a lui, che correva all'impazzata, con le scarpe una in una mano e l'altra nell'altra mano, davanti a me ridendo e gridando. Continuavo a ripetermi di non smettere di correre, perché sapevo che molto presto sarebbe finito tutto e che ci saremmo fermati, saremmo andati avanti con il tempo, con i giorni e più tempo sarebbe passato e più cose sarebbero accadute, sarebbero rimasti solamente ricordi. Avevo bisogno di crearmi tanti ricordi, indimenticabili.
Ad un tratto Andrè si fermò e si girò afferrandomi al volo ed abbracciandomi in una stretta possente. Il suo petto era appoggiato al mio e sentivo il battito del mio cuore mischiarsi con il suo.
Il forte frastuono delle onde sugli scogli riempiva il silenzio che si era creato fra noi. Una vita di ingiustizie, pregiudizi, giudizi e di tante delusioni fu dimenticata in un istante. In ogni istante che passavo con lui vedevo diverse sfumature di colori delle quali, il più intenso, era l'azzurro. Colori che non avevo mai visto prima.
Era tutto perfetto: la classica scena romantica sulla spiaggia, quella che tutti vorrebbero, il classico momento che vorresti non finisse mai ma in realtà finisce subito. Perché le cose belle sono sempre quelle che svaniscono per prime.
Avevo gli occhi chiusi e lo stringevo dai fianchi con tutta forza che avevo. Mi vennero in mente tutti i momenti meravigliosi che solo con lui passavo. Tutti i sorrisi e le lunghe risate, i gesti e le protezioni che mi dava. Quando stavo con lui riuscivo a dimenticare i problemi che avevo con le altre persone e con i miei famigliari.
Non ricordo esattamente per quanto tempo restammo abbracciati ma ricordo che era tanto. Osservavo le punte dei miei capelli marroni incastrati fra le sue braccia e le mie spalle.
<<Vorrei che tutto questo potesse non finire.>>
<<Può non finire se tu lo vuoi.>>
Distaccai la testa dal suo petto mentre lui già mi stava guardando dritto negli occhi. Presi il coraggio a due mani e non staccai il mio sguardo dal suo.
L'intero mare Adriatico mi stava assalendo. Era come se fossi riuscita ad entrarci continuando a respirare. Vedevo i raggi di luce bianca che fuori uscivano dalle nuvole, dirigersi all'interno dell'acqua grigia del mare, e poi dritta negli abissi.
I nostri volti erano troppo vicini, proprio come mi sarebbe sempre piaciuto. Osservarlo da vicino e studiare i suoi adorabili e decisi lineamenti che ormai conoscevo a memoria.
<<Io lo voglio.>>
Era la chiave che fece aprire il mio doloroso cuore e la mia incasinata mente.
<<Molte volte vorrei che il tempo passato insieme non finisse mai.>>
<<Possiamo averne tante, anzi infinite di volte che vorremmo non finissero mai. Così tante che non dovremo neanche preoccuparci della loro fine>>
Come sempre, gli sorrisi abbassando lo sguardo.
<<Sai che per me è difficile aprirmi con le persone, riuscire ad avere un dialogo ed altro. Ma con te è diverso, è sempre stato diverso...>>
Lasciai incompleto ciò che finalmente stavo per dirgli dopo tanto tempo.
<<Continua, ti prego.>>
Appoggiò l'indice sotto il mio mento spingendomi il viso verso l'altro e obbligandomi a guardarlo negli occhi.
<<Hai portato molti colori nella mia vita. Ricordi quando, alla lezione di scienze della terra, la professoressa spiegava la formazione dei mari passando a parlare della loro profondità? Io non so quanto è profondo e penso che nessuno lo sappia realmente, è un numero indefinito di chilometri, ma penso di aver visto come è profondo il mare nei tuoi occhi e nel mio amore per te. Nelle cose profonde che viviamo insieme ogni giorno.>>
Non mi diede alcuna risposta, rimase lì a guardarmi senza lasciarmi andare dalla presa delle braccia intorno a me.
<<Io ti amo Andrè, e credo di averlo sempre fatto.>>
<<Anche io ti amo, ti ho sempre amata. Il mio “ti amo”, quello di oggi, era vero. Ho capito di amarti già da quando mi avevi chiamato piangendo supplicandomi di raggiungerti perché i tuoi genitori erano scoppiati in una lite e tuo padre ubriaco aveva spaccato una bottiglia di vetro minacciandovi di morte.>>
I suoi splendidi occhi si riempirono di lacrime salate che cercavano di sgorgare ma lui non gli permetteva di farlo, proprio come il mare con le sue onde tenta di scalare la riva ma alla fine tornerà sempre indietro. Non l'avevo mai visto piangere, e vederlo con le lacrime trattenute era già un grande passo per lui.
<<Quando ti ho sentita piangere al telefono dicendomi che saresti potuta morire, beh che tuo padre avrebbe potuto farti del male, in quel momento non vedevo altro che te e sentivo solo il mio dolore lancinante nel petto e nello stomaco. Sono corso da te e ti ho vista sana e salva fra le mie braccia.>>
Era accaduto almeno quattro anni prima e già allora mi amava. Lo amavo anche io ma nessuno dei due aveva mai avuto il coraggio di confessarlo. Ci eravamo sempre dati dei segni d'affetto e a volte piccole gelosie quasi irrilevanti, ma non avevamo mai parlato di quell'argomento in quel modo.
Mi strinse dai fianchi facendomi alzare sulle punte ed appoggiò le sue labbra sulle mie. Tutta la mia intera vita mi passò davanti con un solo suo bacio. Tutte le nostre sciocchezze che solo con lui facevo.
<<Questo è per te. Lo leggerai quando un giorno io mancherò e nella mia assenza vorrai avermi ancor di più con te, più di quanto lo sarò già.>>
Mi lasciò in mano un bigliettino di carta ripiegato in quattro parti.
Era giusto così, era giusto che io mi unissi a lui che è sempre stata l'unica persone che mi era sempre rimasta affianco e l'unico essere vivente con la quale stavo veramente bene. Potevo essere me stessa senza vergognarmene, fare ciò che mi piaceva senza dover dare spiegazioni. Essere accettata per quello che ero e che sono tutt'ora.
Ma adesso sono qui, seduta allo stesso tavolino in legno che ho conservato per anni, con davanti una sola tazza di thè fumante e i suoi biscotti preferiti. Senza più il bellissimo panorama d'alba e tramonto, solamente con la certezza che solo io possa aver visto come è profondo il mare in due paio di occhi cerulei.
Sto aspettando mia figlia e le mie nipotine. Devono venirmi a prendere in macchina per portarmi al cimitero, a trovare il mio amato Andrè che mi ha lasciata con mille ricordi, i più belli e indimenticabili come volevamo, e mille mancanze confuse nelle cicatrici aperte del mio cuore.
Un giorno lo rivedrò la su, dove gli angeli custodiranno la sua anima bianca e la mia insieme.
“Che neanche la morte ci separi, che niente distrugga il nostro amore indistruttibile ed incandescente, rimarrà sempre nella nostra anima e nel cuore di chi ci ha vissuti.”
Ecco cosa c'era in quel bigliettino scritto e ripiegato dalle sue mani.

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