Due giovani medici, Alessandro di 28 anni e Martina di 26, si incontrano in un ospedale piemontese, che li ha assunti per un corso di formazione specialistica nella divisione di cardiologia.
Sono fratelli ma non si riconoscono. Sono stati divisi venti anni prima ed affidati per l’adozione a famiglie distanti centinaia di chilometri l’una dall’altra, a seguito della decisione del tribunale dei minori. Non hanno più i genitori naturali, morti in un incidente stradale tanti anni fa. Purtroppo all’epoca non furono individuati parenti prossimi capaci di badare ai due ragazzi, per cui, dopo un periodo di affidamento temporaneo a due famiglie interessate, verificato che l’inserimento era riuscito bene, il tribunale decise di consentirne l’adozione definitiva. Oggi Alessandro vive nel cuneese in una famiglia benestante composta da papà funzionario di banca, la madre insegnante di scuola media, una sorella più grande di due anni.
Martina invece è stata adottata da una famiglia di Mantova composta da papà dirigente d’azienda, la madre funzionaria Asl ed un fratello maggiore di due anni.
Entrambi hanno assunto il nuovo cognome delle rispettive famiglie adottanti, per cui quando si presentano in pubblico o ad amici ripetono il cognome acquisito, pur ricordando bene il vero cognome originario.
Una mattina di marzo inizia per sei giovani laureati in medicina, tra cui Alessandro e Martina, un percorso di specializzazione. Si ritrovano insieme, quattro donne e due uomini, negli uffici dell’ospedale che li ha convocati. Emozionati come studenti al primo esame, si guardano attorno per studiare l’ambiente, si presentano a vicenda scambiandosi le prime solite battute ovvie, sapendo di trovarsi di fronte a concorrenti diretti, in gara per l’assegnazione di un posto definitivo in organico, una volta terminato il ciclo di formazione.
Dopo un po’ vengono tutti fatti entrare nello studio del primario della divisione, il quale recita il discorsetto di rito per il benvenuto, poi i sei stagisti vengono presi in carico da un assistente che guida tutti in reparto per prendere possesso degli spogliatoi e successivo inserimento a fianco dei medici titolari.
Martina ed Alessandro quando si presentano non si riconoscono, ma nella loro gestualità e nello sguardo vi è qualcosa di già visto.
I sei stagisti trascorrono la prima giornata di formazione in modo convulso. Sempre a correre dietro al tutor, a sentire quello che lui dice, ad ascoltare le risposte del personale sanitario e non. Alla fine del primo giorno i sei vengono informati sui turni della settimana. Martina ed Alessandro sono assegnati a sezioni diverse. I loro incontri, casuali, avvengono all’entrata, all’inizio del turno, oppure occasionalmente in una delle pause durante le ore di lavoro, davanti alla macchinetta del caffè.
Un pomeriggio, sul tardi, si ritrovano all’uscita dell’ospedale, a fine turno. Sono assieme ad altri colleghi. Alessandro si rivolge a Martina e le offre di sedersi al bar lì vicino per prendere qualcosa. Il bar ha tavolini all’esterno in una zona alberata dove è piacevole sostare, visto anche il bel sole che va a tramontare. Martina accetta e i due si accomodano all’ombra di un grande platano. Ordinano due tisane. Alessandro chiede che vengano dolcificate esclusivamente con miele, possibilmente di castagno. La cosa fa sorridere Martina ma nei vortici della sua memoria affiora qualche vago ricordo.
Anche in casa sua, quella originaria, c’era l’abitudine di far uso di miele di castagno. Lo ricorda bene perché spesso c’erano discussioni a causa del fratello che esagerava nell’usarlo. Alessandro, guardando bene Martina, nota che ha tre piccoli nei tra naso e labbra sulla parte destra del viso. Questo particolare non gli è nuovo ed anche per lui la memoria comincia ad andare indietro a riaprire cassettini chiusi da tempo alla ricerca della verità. I loro aspetti sono notevolmente cambiati rispetto a quelli di venti anni fa. I due chiacchierano, si informano sulle rispettive provenienze e scoprono di non essere originari di Cuneo o di Mantova, bensì sono nativi entrambi di Casale Monferrato.
Questo particolare apre uno squarcio nella memoria di ognuno.
Procedono nell’indagine, curiosi di sapere quali altri particolari condividono. Nessuno dei due per il momento ha voglia di parlare della propria situazione familiare, ritenendolo un argomento strettamente riservato. Si guardano negli occhi, si studiano, intimamente vogliono sapere qualcosa di più. Poi riprendono a parlare dei giochi e dei luoghi che da bambini frequentavano. In particolare entrambi ricordano che la domenica andavano in gita nel parco del Po. Spesso salivano sulle barche, percorrevano piccoli
tratti e poi sostavano su isolotti pieni di canne. Lì facevano a gara a chi vedeva più aironi, giocavano a nascondino, a tirare sassi nell’acqua del fiume. O semplicemente a starsene seduti e zitti ad ascoltare il lento movimento del fiume. Non c’era bisogno di parlare. Bastava guardarsi negli occhi per capire i pensieri dell’altro. Senza pensieri. I genitori provvedevano a tutto. Poi stendevano le tovaglie sull’erba e facevano merenda. A questo punto i due ragazzi, si rendono conto di avere molti punti in comune, di conoscersi molto bene. Martina rompe gli indugi e rivela il suo vero cognome, come un fiume in piena parla della sua tragedia familiare e dell’adozione di cui ha usufruito per merito della famiglia mantovana.
Alessandro, intontito dallo shock, conferma di avere lo stesso cognome originario di Martina e spiega anche la sua storia di adozione. I due sono fratelli. Si alzano e si abbracciano con grande affetto, mentre la gente seduta al bar ai tavolini accanto ed i viandanti li guardano stupiti, curiosi di sapere cosa sta succedendo. Le guance dei due ragazzi si bagnano di lacrime abbondanti. Dopo tanto tempo si sono ritrovati a dispetto della burocrazia, che tante volte aveva impedito la loro frequentazione con cavilli astrusi.
La vita, crudele nell’adolescenza, ha ora deciso di ridare l’opportunità ai due fratelli di godere della confidenza e dell’amicizia che solo un rapporto così stretto di parentela, in genere, può dare. Naturalmente Alessandro e Martina quel pomeriggio e buona parte della sera li trascorrono insieme parlando di tutto. Alla fine si ritirano nei rispettivi appartamenti che condividono con altri studenti.
Da quel momento la loro vita cambia. Le rispettive famiglie adottive informate dai ragazzi del loro incontro, decidono di vedersi e conoscersi. Il lavoro e lo studio in ospedale diventano più lievi, si sentono più empatici verso gli ammalati. Hanno voglia di raccontare a tutti la bellissima storia che è loro capitata, del ritrovamento di un fratello e una sorella.
Trascorrono i mesi. Alessandro e Martina procedono molto bene nel loro percorso professionale, si sentono uniti e forti tanto da tentare la via della specializzazione all’estero. Alessandro vince una borsa di studio per andare negli Usa a Houston nel Texas. Martina ha ottime possibilità invece di essere confermata medico titolare
nell’ospedale dove sta lavorando. Sono ottime prospettive per tutti e due, ma se accettassero andrebbero incontro ad una nuova separazione, anche se temporanea, almeno per due o tre anni. Martina comprende le ragioni del fratello ma non fa nulla per
farlo desistere dal proposito di andare così lontano. Le decisioni importanti della vita vengono prese sempre in solitudine, così Alessandro, tormentato dalla scelta che deve affrontare, riflette sul complesso di vantaggi e svantaggi. È tentato di rinunciare alla prospettiva favolosa di frequentare una delle migliori accademie mondiali nel campo della cardiologia. Perché abbandonare tutto? Una buona soluzione la può trovare anche in Italia e non dovrebbe separarsi dalla famiglia ed ora anche da sua sorella. Ma ecco che Martina gli va incontro e gli offre una soluzione. Indubbiamente la ragazza ha un carattere ben determinato, capace di affrontare e risolvere problemi. La soluzione che lei propone è quella di accompagnarlo negli USA, anche senza borsa di studio, proponendosi di trovare impiego in una struttura medica del luogo per mantenersi autonomamente. È disposta quindi a rinunciare alla vita comoda in Italia per agevolare il fratello nella nuova avventura americana, senza contare che anche lei potrebbe usufruire di effetti positivi dati da un’esperienza estera, che un domani tornerebbe sempre utile anche in caso di ritorno in Italia.
Martina e Alessandro senza parlarsi hanno trovato una soluzione perfetta. Ancora una volta, come accadeva da ragazzi, non hanno avuto bisogno di dire nulla, si sono capiti al volo ed i loro cuori sono andati al di là della ragione.
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