martedì 4 luglio 2017

Marianna Palmerini - Un segreto

Mi sono appena svegliata: mi sono trovata a sedere a gambe incrociate, nel modo in cui mi sono addormentata, la testa ancora rivolta verso il basso, mentre le braccia hanno iniziato a stirarsi e si allungano.


Si allungano fino a raggiungere i due metri ed a toccare due spigoli.
E mentre rialzo la testa mi accorgo che sono al centro di una figura geometrica, di un esagono – credo – e che le mie mani ne toccano due spigoli; sono caldi, rossi, quasi bollenti, come il mio cuore, in fiamme, incendiato inaspettatamente.

Ieri sera ci siamo incrociati per la prima volta. Io e te.
Sembrava quasi che qualcuno, un Allegro Chirurgo con in mano il suo elettrobisturi si divertisse ad inserire dentro di me piccoli pezzettini di te ed a farmi infuocare facendomi notare che tutto combaciava come pezzi di uno stesso puzzle.
Alla fine della serata i vertici dell'esagono erano luminosi, felici ed uniti.

È l'incipit di un amore.
Il fuoco arde inizialmente su ogni spigolo, su ogni punto comune ai lati/solchi, si iniziano poi ad issare e a costruire delle pareti solide.
Amore. Colpisce crea radici, si sviluppa e si innalza.

Adesso sono ancora seduta e mi guardo intorno incuriosita...in quelle magnifiche sei pareti infatti vedo me stessa infinite volte. Sono dunque specchi?
Riflettersi: diversamente da quanto si possa credere, la moltitudine di immagini non mi serve per nascondermi in mezzo a tanti fantasmi illusori di me stesso, ma a scoprirmi ed a vedermi meglio.
Amare significa aprirsi e mettersi in discussione ogni giorno, guardarsi dentro e stabilizzare la struttura, quel prisma in costruzione.

Non sono sola: mentre mi alzo per avvicinarmi allo specchio, sento la mia schiena unita ad un'altra.
Nello specchio siamo in due, le nostre immagini sono un disegno che si ripete sulle pareti che crescono sempre più in alto.
Siamo come quei piccoli oggetti all'interno di un caleidoscopio, che rappresentano il germe, la forma locale specifica, che si ripete indefinitamente negli specchi, in modo da formare un'immagine che sembra quasi infinita.
Ogni volta che il caleidoscopio viene agitato, i pezzettini cambiano la posizione relativa tra di loro e cambia l'immagine finale.

L'Allegro Chirurgo si diverte a guardarci, a muovere quel prisma che Noi abbiamo creato; ci fa danzare in una serie interrotta di immagini.
A Noi succede quindi di ritrovarci in diverse situazioni:  Io e Te in casa nuova; Io e Te in due stanze diverse dopo aver appena litigato; Io e Te in viaggio in auto (tu che guidi - io con i piedi fuori dal finestrino).
E nell'immagine totale cambiano i colori, gli umori, le strutture cristalline che si stabilizzano.
Frattali, che danno l'impressione che il nostro amore sia infinito.
In una danza, a scatti, come le immagini in sequenza ottenute con le polaroid o nelle diapositive delle vacanze  felici.

Mentre il nostro osservatore si diverte, noi saliamo sulle scale a pioli apparse sulle pareti a specchio. Passano per noi le stagioni ed attraversiamo gli spigoli, con i nostri scarponi adatti ad ogni disavventura. Mano nella mano.

Abbiamo camminato a lungo. Abbiamo risalito le pareti. Fino a raggiungere la cima, dalla parte opposta dell'occhio dell'osservatore, fino raggiungere la vetta del prisma. Aperto l'oblò alla fine del Caleidoscopio, all'esterno ci siamo sporti ed in piedi, nel vento, sempre mano nella mano, abbiamo guardato l'orizzonte, la sabbia, il mare.
Guardando anche indietro, a tutti i passi fatti, alla costruzione della nostra storia, al nostro segreto.

Non c’è più bisogno di essere osservati o protetti all’interno di una qualsiasi forma geometrica: siamo autonomi ed i nostri piedi possono marciare senza aiuti.

Dopo montagne di fotogrammi sgranati e quasi discontinui del racconto legato solo alla memoria, rimane l'immagine della carrellata in movimento, in allontanamento, di noi nel nostro salotto – io seduta per terra accanto a te ai piedi del divano e tu con la tua birra e la sigaretta in mano, così vicini, così complici, così futuri.

Adesso è tutto così semplice. 

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