giovedì 10 maggio 2018

Maria Rita Merlo - Poesia, musica, ricordi

Oh, quel che amai, quel che sognai, fu in vano;
e sempre corsi, e mai non giunsi il fine;
e dimani cadrò...
questi versi fanno parte della poesia “Traversando la Maremma Toscana”, l'autore, Giosuè Carducci, li rivolge alla sua terra, che rivede dopo tanto tempo, mentre riflette sul suo carattere fiero e ribelle, ma soprattutto sui suoi sogni giovanili che non ha realizzato; ma perché oggi  mi risuonano in mente come un ritornello ?
E' un nebbioso pomeriggio invernale, la poca luce si sta lentamente affievolendo,
sono sprofondata in poltrona davanti alla finestra, ma vedo solo ombre grigie; la televisione mi annoia, ho acceso la radio che sta trasmettendo una bella selezione di canzoni dei cantautori italiani : Guccini, Dalla, De Gregori, Battisti, De Andrè, Baglioni, Vecchioni, Branduardi... oh, come mi piacciono !
Sono vecchia, sono stanca, sono malata, sono sola, che sia giunto il momento di fare un bilancio della mia vita ?
Quand'ero una bambina sognavo di fare la ballerina, ma sono sempre stata un po' cicciottella, non bella e neppure particolarmente aggraziata: ho dovuto rinunciare, peraltro senza soffrirci troppo, però ho sempre avuto orecchio per la musica e, col tempo e prendendo qualche lezione, ho imparato a ballare: walzer, tango, mazurka, foxtrot, samba, cha-cha-cha, niente di che, per divertimento !
Quando nel luglio del 1969 il primo uomo uomo è sbarcato sulla Luna, mi sono appassionata ai viaggi spaziali e avrei voluto fare l'astronauta: inutile dire che era un obiettivo destinato a fallire, prima ancora di cominciare!
Poi mi sono presa una cottarella giovanile per un mio lontano cugino, di una decina d'anni più grande di me, che si era appena diplomato ragioniere, e quindi ho deciso che anch'io avrei studiato ragioneria; a dire il vero ero portata per le materie scientifiche, non tanto per la matematica, quanto per geografia e scienze; ho un bel ricordo degli anni della scuola, non ho mai faticato a imparare, senza sgobbare in maniera eccessiva sono arrivata al diploma col massimo dei voti; mi sarebbe piaciuto andare all'Università, avrei fatto Giurisprudenza, ma ho subito trovato un buon lavoro e, visto anche che in casa non si nuotava nell'oro, ho cominciato a lavorare il Banca.
Sì, il lavoro mi piaceva, soprattutto all'inizio, l'ambiente anche e , passo dopo passo, sgobbando come sempre le donne devono fare per meritarselo, ho fatto anche carriera; però, ripensandoci ora: Dov'ero io quando la mia mamma moriva da sola il Ospedale?
Dov'ero io quando mia sorella cresceva da sola due figli? Dov'ero io quando mio nipote si perdeva dietro alle cattive compagnie? 
Nonostante la mia vita fosse frenetica, ho persino trovato il tempo di sposarmi, ma  non ho avuto figli, sicuramente perché il Buon Dio  non mi ha ritenuto meritevole di diventare madre ! Con mio marito ho viaggiato molto, ho conosciuto luoghi, popoli e culture di ogni continente, ma mi sono mai soffermata ad approfondire ciò che avevo visto?
Dato che sono in vena di riflessioni serie, nella mia vita, quando mi sono sentita veramente felice ?
Riandando molto indietro negli anni, mi ricordo di quando pregavo Gesù Bambino di mandarmi una sorellina e di quanto sono stata felice quando finalmente mi ha accontentata, ormai avevo nove anni e cominciavo a disperare; ricordo anche  di aver urlato di gioia quando, dopo essermi seriamente impegnata nell'insegnamento, la mia sorellina ha cominciato a camminare, staccando le sue manine dal bordo del box a cui era aggrappata e venendo verso di me che la stavo chiamando.
Com'ero orgogliosa quando, parecchi anni dopo, sono diventata zia: prima di uno, poi due, tre e quattro nipoti, due maschi, figli di mia sorella e due femmine, figlie della sorella di mio marito; a tutti voglie bene come se fossero figli miei !
Che felicità quando ho potuto riabbracciare il primo dei miei nipoti,al  termine di un lungo periodo di riabilitazione in una comunità, nella quale l'avevo convinto a entrare per riprendersi in mano la sua vita disastrata!
Più recentemente ho pianto di gioia nel vedere la più grande delle mie nipoti vestita da sposa: il giorno del suo matrimonio è stato uno dei più belli della mia vita!
Sono rimasta incantata a bocca aperta quando, dopo una serata passata intorno al fuoco in un parco naturalistico in Madagascar, ho alzato gli occhi al cielo  e ho scoperto che non si vedevano solo le stelle, ma anche tutto il pulviscolo, splendente come non l'avevo mai visto!
Che spettacolo vedere sorgere il sole a bordo di una mongolfiera che attraversa il bush australiano, mentre a terra saltano i canguri o vederlo tramontare in Namibia, nei pressi di uno stagno nel quale si stanno abbeverando gli elefanti !
E che spettacolo nuotare in mezzo a pesci multicolori grandi e piccoli, di specie e forme mai né viste né immaginate, nello scenario della Grande Barriera Corallina Australiana !
Ecco, ora alla radio stanno trasmettendo “ Quello che non ho “ di Fabrizio De Andrè, una canzone che conosco molto bene, un vero e proprio manifesto contro il consumismo; mentre ascolto le parole di quella che è, a tutti gli effetti, una splendida poesia, la lista di “quello che non ho è quel che non mi manca” mi permette di mettere a fuoco ciò che veramente conta: sono tante le cose che avrei voluto, che non ho e non avrò mai...ma all'improvviso capisco perché prima non riuscivo a togliermi dalla testa i versi del Carducci: le ambizioni, le corse, gli affanni per la carriera, il denaro, il successo  mi hanno portato soprattutto ansie e preoccupazioni, ma l'esistenza non è questione di affari, è invece ricerca di felicità, che le cose materiali promettono, ma non mantengono; è solo nel dare e nel ricevere amore che si pesa la felicità della vita e io la felicità vera l'ho trovata negli affetti famigliari, nelle piccole soddisfazioni di ogni giorno, nei doni e nello spettacolo della natura. Che sciocca sono stata ! Temo che ormai sia troppo tardi per cambiare rotta e recuperare il tempo perduto !
Terminata “ Quello che non ho ” ora inizia un'altra delle mie canzoni preferite:
“ Samarcanda “ di Roberto Vecchioni, che, riprendendo un'antica leggenda, narra la disperata fuga a cavallo di un uomo che vuole sfuggire alla Morte, ma non sa che “La Nera Signora” lo aspetta proprio là dove lui sta andando.
Mentre sfumano le ultime note, sento dei rumori alla porta di casa, qualcuno sta armeggiando con la serratura, la porta si spalanca, una luce accecante mi costringe a chiudere gli occhi, trattengo il fiato : “ Ecco, è giunta la mia ora, la Nera Signora è venuta a prendermi” penso terrorizzata.
“ Accipicchia, cosa fai lì in poltrona al buio ?  Ma sei sicura di stare bene ? “
mi dice la persona che è entrata, però io quella voce la conosco ! Apro timidamente gli occhi e vedo... mio marito, che è appena tornato dal lavoro, tento di rispondergli qualcosa, ma non mi escono le parole, lui mi tocca la fronte:
“ Scotti, hai di sicuro presa l'influenza, bisognerà chiamare il medico “ ;
“ No aspetta, a quest'ora il medico non esce più, dammi una tachipirina e fammi una spremuta, vedrai che domani starò meglio”, un po' rassicurata, trovo finalmente il coraggio di parlare;
“ Da quanto tempo sei lì in tranche ? “
“ Siccome non mi sentivo tanto bene, invece di pranzare, ho bevuto un thé e poi mi sono messa in poltrona, devo essermi addormentata ! “
Ripensando a ciò che mi è accaduto nel pomeriggio, mi rendo conto che, se sentivo la musica, non ero addormentata, nella mia testa, ottenebrata dalla febbre, si sono mischiati sogni e realtà, quello che è certo è che mi sono presa un bello spavento!
Ora che ho ripreso possesso della mia facoltà di intendere e volere, ricordo che non sono poi così vecchia, ho da poco passato la sessantina e, fortunatamente, godo di buona salute, influenza a parte ( ma quella passa in fretta ! ) , quindi la Nera Signora spero che possa aspettare ancora un po' a farmi visita; mi ricordo anche che, da quando sono in pensione, ho cominciato ed occuparmi di più alle mie persone care, mi sono anche ritagliata degli spazi per coltivare ai miei Hobbies: studio le lingue straniere: inglese, francese e spagnolo, che apprendo con facilità e che mi tornano utili per viaggiare; faccio un po' di sport: palestra, piscina e qualche camminata di buon passo; mi dedico alla fotografia; su sollecitazione della Docente di Letteratura dell'Università della Terza Età, che frequento, ho cominciato a scrivere racconti, attività che mi da molte soddisfazioni, oltre a qualche  articolo per il “ Gazzettino dell'U.T.E.” ;  insieme a mio marito seguo la squadra di pallavolo femminile della mia Città, che milita in serie A  e sta collezionando un successo dietro l'altro !
Una cosa però è certa: quel pomeriggio, quando avevo l'influenza, passato in poltrona a riflettere, in bilico tra sogno e realtà, è stato un po' come una seduta dallo psicologo, mi ha aiutato a stabilire delle priorità, ad acquisire la convinzione che è più importante e ti da più soddisfazione apprezzare ciò che si ha, piuttosto che rincorrere ambizioni e sogni  difficilmente realizzabili o piangere su quello che non c'è.

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