mercoledì 13 gennaio 2016

Rossana Carne – Le cronache del profondo mare

Il sole splendeva sulla pianura. Era un inverno clemente quello che stava trascorrendo nella Valle del Comando, in cui spiccavano le Bianche Torri di Nippur, dove il Dio della città Enlil dominava, dall’alto della sua casa, tutta la piana.
Nippur era capitale e città-torre, come la maggior parte degli altri centri della regione. All'interno della sua immensa mole vi risiedevano circa 20.000 abitanti.
La Torre di Nin.lil, la più alta della città e il cui nome era dedicato alla sposa del Dio Enlil, s’innalzava nel cuore dell’abitato ed era il centro della vita di Nippur, oltre che la residenza dei Signori del Comando. Sfavillava nel cielo con i suoi colori d’argento, slanciata e splendente; a metà di questa il magnifico giardino pensile dove gli abitanti dalla testa nera si recavano a lavorare la terra o potevano riposare brevemente, ammirando il panorama.
La maggioranza della popolazione della Capitale, gente normale, paurosa anche delle più piccole cose e delle superstizioni, spesso, non riusciva ad arrivare alla fine del mese; ma la loro paura e il loro timore erano molto più profondi di quanto si potesse immaginare.
Quel pomeriggio d’inverno, sul terrazzo in cima a una delle Torri Bianche, Auriel si godeva il panorama in attesa del rientro del padre dalla caccia.
Le piaceva starsene là sopra da sola, con la brezza del vento che le accarezzava i lunghi capelli rosso dorati e la faceva sorridere. Il suo aspetto non era come quello dei suoi concittadini dalla testa nera. La sua pelle era pallida e i suoi occhi erano di un castano intenso, la loro forma ricordava quella di un cerbiatto e l’espressione sul suo viso era luminosa come le stelle.
Era solita sedersi sulla guglia più alta, dove poteva ammirare il tramonto e il rosso del sole svanire nel mare blu, che si apriva a Sud di Nippur. Il più delle volte stava in silenzio a pensare, muta come un pesce; nonostante questo però, le sue riflessioni erano potenti e difficili da bloccare, perché erano in grado di assumere una forma viva.
Lei era una ragazza semplice, come suo padre, ma entrambi erano profondamente diversi da tutto il resto della popolazione. Non erano soliti lasciarsi sopraffare dai pensieri inutili o dalla tirannia del loro Signore; nella loro semplicità amavano esprimere idee e opinioni. Sembravano superficiali, ma in realtà, il loro Animo era profondo come il mare che spesso ammiravano estasiati per ore.
Si opponevano al giogo del loro Dio con manifestazioni e scioperi, cercando di coinvolgere i loro concittadini, ma senza successo. Il cambiamento non era possibile, perché gli abitanti di Nippur avevano paura di ritorsioni; così i due si ritrovarono soli, persi nei loro pensieri profondi come il mare.
Auriel non poteva immaginare che proprio quel giorno, l’esercito di Enlil, per volere del Dio stesso, avrebbe cambiato per sempre le loro vite e in particolare il suo destino.
Poco dopo il tramonto, infatti, non vedendo il padre rientrare, la ragazza decise di scendere per le vie del centro e chiedere alla bottega del legno se ci fossero notizie dei cacciatori. Il falegname, a questo punto, disse ad Auriel che suo padre fu arrestato e condotto in prigione dove, di lì a poco, sarebbe stato giustiziato nel carcere di chirurgia sperimentale di Nippur; l’uomo le disse di fuggire, perché i soldati stavano cercando anche lei e l’unica via di scampo era di immergersi nel ventre del mare; lo stesso dal quale tutta la razza umana prese forma e dove solo i pesci avrebbero potuto aiutarla.
Auriel corse via dalla bottega, ma non sapeva cosa fare e dove andare; così decise di nascondersi fino al calare della notte, in modo da poter avere più possibilità di fuggire senza essere catturata.
La ragazza avrebbe voluto correre da suo padre, sarebbe stata disposta a morire con lui, ma una strana voce che proveniva dal profondo della sua Anima la incitava a scappare da Nippur e a salvarsi:
“Perché?” Pensò Auriel
Non sapeva darsi una risposta, ma era cosciente del fatto che la sua sopravvivenza avrebbe permesso anche al genitore di continuare a vivere.
Non c’era luna quella sera. Era una notte perfetta per salpare in segreto, anche se a causa del buio, non riusciva a vedere bene dove dirigeva i suoi passi. Auriel s’incamminò verso una caletta, dove era ormeggiata una barca.
Nonostante le prime difficoltà, la ragazza riuscì a salpare. Sentiva le onde che sbattevano sulle fiancate della barca e sperava che questo dondolio le avrebbe permesso di riposare almeno un po’; ma la notte di Auriel non passò tranquilla. Una miriade di pensieri e di emozioni popolavano la sua mente e il suo cuore; così, in un attimo, arrivò l’alba.
La barca era bellissima, di un legno scuro e brillante che non conosceva, la vela era di color magenta e nella piccola stiva trovò ogni genere di prima necessità: una bussola, una mappa cibo e bevande; la cosa più sorprendente era l’estrema leggerezza del materiale di costruzione che permetteva all’imbarcazione di scivolare tra le onde.
I giorni passavano inesorabili; cielo e terra iniziarono a confondersi, e Auriel cominciò a preoccuparsi della sua sorte: sarebbe morta in mare a causa degli stenti?
La ragazza decise di consultare nuovamente la mappa, ma la terra ferma più vicina distava circa quattro mesi di navigazione e lei non aveva abbastanza cibo e acqua per sopravvivere. Ad un certo punto però, guardando meglio la bussola, Auriel notò che stranamente l’ago smise di segnare il Nord come se una forza magnetica interferisse con lo strumento.
Alzando gli occhi verso l’orizzonte, la ragazza rimase sorpresa nel vedere un’enorme voragine che si apriva nel mezzo del mare. La barca fu immediatamente catturata dalla corrente e Auriel non poté più sottrarsi a quel terribile destino. Era la fine del suo viaggio.
L’imbarcazione correva veloce come il vento e la ragazza dovette aggrapparsi con tutte le sue forze per non cadere in acqua e morire all’istante.
Quel gorgo era impressionante, enorme ed inimmaginabile.
La barca iniziò a girare in tondo, prima lentamente e poi sempre più velocemente; girò per un tempo infinito fino ad arrivare alla bocca di quella voragine terrificante.
In un attimo, fu tutto buio e la giovane perse conoscenza.
Senza saperlo entrò nel ventre del mare.
Auriel si svegliò in un luogo confortevole, era un letto; non sapeva da quanto tempo stesse dormendo o dove fosse. I suoi occhi videro una stanza azzurrina, illuminata dalla luce di uno strano sole, sulle pareti molte immagini di oggetti volanti, infine, accanto a lei una figura maschile sorridente e rassicurante. Era alto più di tre metri, i suoi capelli erano bianchissimi e i suoi occhi luminescenti.
“Chi sei?” Chiese la ragazza con un filo di voce, ma lui non rispose e lei si addormentò nuovamente.
L’indomani mattina, la ragazza riuscì ad alzarsi dal letto, indossò alcuni abiti che trovò su una sedia accanto al suo giaciglio e prese la decisione di uscire.
La città in cui si trovava era all’interno di un’immensa cupola; fuori da questa, in mezzo al mare, c’erano distese e distese di campi coltivati che sembravano simili a quelli della valle del Comando di Nippur.
La cosa più sconvolgente era che, nonostante fosse nel ventre del mare, la ragazza poteva vedere le montagne, le vallate, il cielo, le stelle, la luna e il sole!
La città era divisa su due livelli, uno superiore e uno inferiore, a cui si poteva accedere tramite delle scale e dei parchi che collegavano la parte alta e quella bassa della cittadina.
Auriel si trovava nella parte alta, quella più antica. Camminava e cercava di parlare con gli abitanti di quel luogo senza successo.
Ad un certo punto si affacciò su una terrazza e osservando il sole iniziò a pensare a suo padre e alla sua Nippur.
Cosa ne sarebbe stato di lei? Osservò tristemente.
Tuttavia, non fece in tempo a finire la formulazione di quel pensiero, perché iniziò a vedersi luminosa; il suo corpo emetteva una strana luce, la stessa delle stelle.
Continuò a camminare e ben presto arrivò ad una scalinata che l’avrebbe condotta verso la parte bassa di quella città, ancora senza nome; era impossibile vedere cosa ci fosse in fondo a quelle scale.
Intorno a lei c’erano muri medio alti ricoperti di verde, il cielo era azzurro e limpidissimo, la temperatura era tiepida e si sentiva il profumo dell’erba e degli alberi; doveva essere primavera e quel luogo sembrava essere pieno di pace.
Il suo sguardo, però, era attratto da quella scalinata, così prese coraggio e decise di scendere. Non poteva immaginare quello che avrebbe visto di lì a poco nella parte bassa della città.
Arrivò in un posto incredibile.
Dietro di lei la parte alta della cittadina abbarbicata tranquillamente sulla collina, a Est un’altra città con delle cupole d’oro su degli edifici bianchissimi che ricordavano le Torri di Nippur, a Ovest delle colline verdissime sui cui splendeva il sole che presentavano dei fori tecnologici enormi, attraverso i quali, volavano delle navi spaziali. Davanti a lei, infine, una città del futuro.
Un edificio di cristallo da cui decollavano e su cui atterravano navi volanti piccole e grosse. L’edificio era fatto a onda e sui vetri si riflettevano il cielo, la collina e le astronavi. Era assolutamente incredibile.
Auriel rimase estasiata, ma la sua attenzione fu poi attirata da ciò che vide sopra l’edificio di cristallo.
Una quantità infinita di stelle e lunioli che formavano una galassia circolare. Non era notte, eppure si poteva vedere benissimo quello spettacolo inimmaginabile. La ragazza sentì che era da lì che tutto proveniva, perché avvertiva chiaramente il pulsare della vita.
“La vita era nata dal mare…“ Disse
Solo a quel punto comprese di essere giunta nel mondo sommerso di Abzu, e nella capitale Eengura, governata dal Dio En.ki, la cui casa era quella galassia.
En.ki era buono, amava il libero pensiero, l’arte e sosteneva il suo popolo; non era come Enlil. Qui nell’Abzu regnava la pace.
Auriel guardava tutto ciò che la circondava, meravigliandosi sempre di più. Ad un certo punto, però, una voce catturò la sua attenzione:
“Eccoti, finalmente sei arrivata! Ti stavamo aspettando”. Disse un tipo sorridente, che la giovane riconobbe subito come l’uomo che si prese cura di lei durante il lungo sonno.
“Dove sono?” Chiese la ragazza
Lui sorrise senza replicare; Auriel sentiva provenire la risposta dalla sua Anima: era a casa.
I due iniziarono a camminare senza paura, senza sospetto; tutte le persone lì presenti erano luminose come loro.
Non si distinguevano bene i tratti, ma brillavano e nel camminare lasciavano una scia bianca dietro di loro.
I due arrivarono ad una piazzola, dove tutti stavano aspettando qualcosa. Era una stazione, ma il treno non viaggiava su rotaie così come l’autobus non viaggiava su ruote… volavano.
La ragazza e il suo accompagnatore senza nome si fermarono nella piazzola, c’erano una fontana e delle panchine.
Improvvisamente la giovane sentì una voce calda:
“Finalmente me l’hai portata Mistico”. Disse un uomo altissimo rivolgendosi al mio accompagnatore.
“Sì Mio Signore En.ki, la ragazza era debole e ha dormito per due giorni. Mi scuso.” Rispose.
Era una figura imponente, dalla pelle candida, capelli corti e grigio argentei. Il suo atteggiamento e le sue movenze erano militari, doveva essere un aviatore oltre che il Dio della città. La cosa sorprendente però, erano i suoi occhi, profondi e azzurro-grigi e verdi; all’interno di questi si poteva vedere tutto l’universo e l’intero creato. En.ki, il Signore dell’Abzu e creatore della vita era lì, di fronte a una giovane fuggita da Nippur.
“Benvenuta Auriel”. Disse En.ki con un gran sorriso e con immensa gioia. Il Signore di Eengura la abbracciò  ed insieme, sorrisero dolcemente.
 “Com’è profondo il Mare!” Pensò Auriel felice.
Nessuno avrebbe potuto distruggere quel luogo custodito dai pesci. Finalmente era a casa e al sicuro. Nessuno le avrebbe più fatto del male o le avrebbe impedito di pensare e sognare in totale libertà.

11 commenti:

  1. è una storia bellissima! assolutamente da leggere e condividere! Brava Rossana!
    Luigina

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  2. Bellissimo si parla anche di sumeri... un pezzo della nostra storia!
    Giulia

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  3. Forse dovremmo avere tutti il coraggio di lasciare la "nostra Enlil" e andare "nel profondo del mare"! Grande Rossana!
    Eleonora ☺

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  4. Buonasera
    penso che questa storia sia molto bella e trasmetta messaggi seri ed educativi. ad esempio prendere in mano le redini della propria vita e sfidare l'incognito alla ricerca del proprio io e della propria casa.
    Il coraggio della protagonista è ammirevole e mi chiedo se la protagonista non sia, in realtà, l'autrice.
    voto 9
    bravissima

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  5. Dobbiamo trovare tutti la nostra eengura
    Alessandra

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  6. Ciao Rossana letta ieri sera la storia che hai scritto, molto bella e ricca nei contenuti, congratulazioni.
    Pietro

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  7. Ho letto sul Novara Oggi della partecipazione di questa ragazza al concorso letterario. La seguo dall’inizio delle sue pubblicazioni e trovo i suoi lavori interessanti. Non mi aspettavo un’evoluzione di questo tipo da una persona abituata a scrivere di geopolitica e devo ammettere che la cosa mi ha stupito in positivo. Devo fare i complimenti a questa giovane ragazza e al suo percorso che, piano piano, sta migliorando, si sta affinando e sta diventando sempre più interessante. Brava! Massimiliano

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  8. La storia è molto carina, anche se non amo molto il genere fantasy. La scrittura è bella, ma può sicuramente migliorare. Voto 7. Alberto

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  9. Ciao Rossana
    ho assistito alla tua conferenza al Pascal per la memoria e ho letto la tua storia.
    Bravissima!

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  10. È sempre un piacere leggerti
    Bruna

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  11. Bellissima questa storia

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