Pericoli incombenti
La prima
volta che la vidi dentro casa,
sembrava
una balena. Disorientata,
fuori dall’acqua,
spiaggiava sotto al mio tetto,
ingombrava
davanti alla porta, impedendomi
di
varcare la soglia dei diec’anni: s’era
frapposta
al sole
che sorgeva e a tutte le altre stelle
che ai sogni
spalancano le imposte della notte.
Avrei
potuto io reagire o chiederle chi fosse.
Rimasi
invece ad aspettare
che il
largo riprendesse e l’alto mare.
Ma si
fermò per qualche anno, a partorire
sulla
terraferma. Ci prese un senso di afflizione,
ci
sormontò con la sua ombra e ovunque, prima
di
partire, inoculò l’insicurezza, che divampò
tra i
pori della pelle, contaminò le nostre menti.
Dopo
vent’anni tornò di nuovo quella cosa
e restò
ferma qui, strisciando il muso al suolo
coi giudizi,
sputando sordidi suoi commenti
dal lugubre
cocchiume sulla gobba.
La
riconobbi dall’odore nauseabondo, odore
di
putrefazione. Di quel veleno, che le cresceva
in
grembo, unanime impregnò il bisogno di esiliare
e i dolci
canti pieni di mattino sfumarono a dirotto.
A confondere,
giocava, i piani del reale, rideva
dei puri
desideri, dei balbetii di casto pianto.
Tornò più
volte ancora qui con i suoi figli,
chiamò a
raccolta l’altre sue sorelle
con urla
di richiamo, per l’ultima sua guerra.
Lo stesso
effetto aveva di svastica sul petto,
d'inesorabile
tumulto e tutti i mille sibili
che servivano
a soccorrerla, ci spinsero
soltanto ad
evitare quel pericolo incombente:
si era già
quasi moribondi, in agonia tutti perenne!
Ma ora prendo
spesso il largo, l'Orsa inseguo
con la barca
e libera veleggio per sconfinati spazi,
col mare tutt’intorno
che mi culla lontano dagli scogli.
Mi porto col
timone sempre oltre,
insieme ad altri miei fratelli, in cerca di futuro
e nuove limpide
sponde.
Di quella
prima notte sopra il mare, fuori dalla nebbia,
mai
scorderemo lo stupore quando, all'improvviso,
storditi
e sopraffatti e affaticati, uscimmo a riveder le stelle
nel cielo
tutt'intorno, a scandire il nostro nuovo viaggio,
virando
verso astrali spiagge e più sicure sponde.
Lontani
mille e mille leghe i lugubri lamenti
di quel mammifero immondo e forse un po' irreale.
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